Pubblicato su Politica Domani Num 19 - Novembre 2002

La crisi dell'Italia del calcio
La caduta degli dei
Gli ultimi insuccessi, fra responsabilità e colpe

Daniele Proietto

La qualificazione ai campionati europei di calcio del 2004, che dopo il disastroso epilogo dei mondiali Nippo-Coreani era sembrata la giusta medicina per ritirar su le sorti e il morale della compagine azzurra, si è rivelata in realtà un cammino tortuoso e pieno di insidie, capace di mettere in discussione, se ancora ce ne fosse bisogno, le poche certezze della Nazionale Italiana: le prestazioni della squadra stanno di fatto confermando e consolidando i dubbi sulla nostra nazionale e, più in generale, sul calcio italiano.
Il primo dei dubbi riguarda l'allenatore Trapattoni. Elogiato durante le gare di avvicinamento ai mondiali del 2002, addirittura osannato subito dopo la prima apparizione nelle fasi finali contro l'Equador - una partita che a detta di tutti ha rappresentato semplicemente un capolavoro tattico - dopo di allora sono piovute su di lui solo critiche. Le critiche si sono poi accentuate con la prematura eliminazione dell'Italia nella "indimenticabile" partita contro la Corea del Sud, e continuano ancora oggi. Le accuse più gravi nei confronti del Trap riguardano alcune scelte tattiche giudicate inappropriate: gli si rimprovera una tattica troppo difensiva, che spesso in passato ha portato la nazionale a chiudersi in difesa per proteggere il risultato acquisito. Per quei pochi che ancora sono dalla parte del Ct azzurro, gran parte delle colpe dell'eliminazione dai mondiali ricadrebbe sugli arbitri che l'Italia ha incontrato sul proprio cammino (primo fra tutti - anche se ultimo cronologicamente - l'arbitro equadoregno Moreno). Le voci di un probabile esonero per Trapattoni si fanno sempre più insistenti, come pure quelle riguardanti i suoi sostituti; sono spuntati i nomi di Vialli, Zaccheroni, Zoff, e addirittura di Felipe Scolari, Ct del Brasile campione del mondo.
C'è chi ha scavato più in profondità - scavalcando per un attimo la "questione allenatore" - e, andando a cercare il problema nelle radici, si è posto la domanda: "il calcio italiano è ancora così forte come si vuole credere?". I risultati dei club italiani nelle ultime competizioni europee suggerirebbero come risposta un secco NO, e si giungerebbe alla stessa risposta osservando il cammino della nazionale in questi ultimi anni. Tuttavia, se si osserva la rosa dei giocatori della nostra nazionale, a parte una leggera carenza nel reparto di centrocampo, possiamo vantare senza esagerazione i più forti difensori e attaccanti del mondo. Da qui a dubitare dell'impegno che i calciatori in questione mettono in campo il passo è breve. Secondo molti opinionisti di calcio la chiamata in nazionale sarebbe ormai passata in secondo piano rispetto agli impegni e alle esigenze dei club.
Alcune situazioni di gioco, durante le ultime partite, hanno fatto nascere il sospetto che alcuni giocatori volessero evitare i contrasti più duri per risparmiarsi per le partite della propria squadra. Alcuni hanno addirittura ipotizzato che certi calciatori (non a caso l'Italia è conosciuta come il paese dei sospetti) ponessero una sorta di rifiuto alla chiamata in nazionale, attraverso la finzione di infortuni e acciacchi vari, come sarebbe accaduto ultimamente per Totti e Vieri.
In realtà bisognerebbe affrontare questo momento di crisi senza entrare nel panico evitando, cosa ancora peggiore, di affibbiare colpe a destra e manca.
La pressione dei Media e della Federcalcio non giova al mister Trapattoni, e più grave ancora sarebbe un cambiamento di allenatore in un momento così delicato per la qualificazione agli Europei. Per quanto riguarda i calciatori mi sembra assurdo pensare che vogliano trascurare la nazionale perché, sebbene il calcio sia un gioco, in quel gioco essi rappresentano l'intera nazione, e perché l'esperienza, anche personale, insegna che quando si scende in campo non si pensa più a nient'altro, ci si lascia andare cercando di dare tutto quello che si ha dentro (non sempre riuscendoci). Inoltre una brutta prestazione sarebbe controproducente per un calciatore perché le partite tra le nazionali rappresentano pur sempre una grande vetrina sul mondo molto comoda anche per giocatori già affermati.
Allora la cosa più saggia è aspettare con la giusta calma e continuare a dare fiducia alla nostra nazionale; aspettare fino a che le cose non si sistemeranno, fino a quando l'Italia potrà dimostrare sul campo il suo reale valore e ritornare al livello che le compete.

 

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