Pubblicato su Politica Domani Num 17/18 - Set/Ott 2002

Precisazioni
INVENZIONE E VERITÀ
Le polemiche sul film "Magdalene"

m.m.

Un film (non un documentario, a cui si chiede adesione assoluta alla verità e completezza nella narrazione) va preso e giudicato per quello che è: un film. Alla mostra del cinema di Venezia è stato premiato un film, "Magdalene", che ha fatto indignare, e su questa indignazione ci si è divisi, favorevoli e contrari. Non è in discussione il valore artistico del film (sceneggiatura, fotografia, interpretazione, pregnanza della storia narrata), ma se ciò che il regista ha narrato sia vero o no. L'onda di emozioni suscitate da una bene accorta regia ha preso il sopravvento sulla valutazione artistica e la contestualizzazione dell'opera, generando l'inevitabile quanto ormai scontato coro dei soliti che, da una parte e dall'altra, gridano allo scandalo.
Peter Mullan ha trasposto su pellicola una storia, naturalmente a suo modo (è un regista), lo ha fatto con la sua sensibilità e le sue capacità espressive ed ha scelto la storia che voleva narrare. L'ha narrata bene: il film ha vinto il Leone d'oro. Ha detto tutta la verità? Non è questo il compito di un'opera d'arte cinematografica. Mullan ha fatto il suo mestiere, noi facciamo il nostro di spettatori preparati e informati.
Vittorio Messori, noto scrittore cattolico, ha chiarito sul Corriere della sera del 14/09/2002 alcuni punti che qui riportiamo:
"I 'Magdalen's Institutes', prima ancora che case religiose, erano "Riformatori giudiziari", "Case di correzione minorile", in diretto collegamento con il ministero della Giustizia e la magistratura della Repubblica d'Irlanda. La gestione, affidata a congregazioni religiose era sottoposta al controllo degli ispettori dello Stato, che esigeva dalle suore rigorosa sorveglianza e disciplina sulle ospiti e teneva le monache responsabili in caso di fuga o di rivolta. … La grande maggioranza delle ricoverate era composta da giovanissime inviate negli Istituti con sentenza dei tribunali minorili a causa di reati penali. … [una] minoranza [era] composta da ragazze ricoverate nelle Houses su richiesta esplicita dei genitori. …
Il lavoro manuale era imposto dalla convenzione con lo Stato, sia per fini "rieducativi" che per intenti economici: almeno parte della spesa per la gestione dei Riformatori doveva rientrare grazie all'attività delle lavanderie, i cui clienti erano soprattutto Ferrovie dello Stato, accademie militari e altri enti governativi. Dei soldi … la Superiora doveva rendere ragione al ministero della Giustizia oltre che alla sua Congregazione religiosa. …
In Gran Bretagna le Case di correzione minorili (gestite, qui, dalla Chiesa anglicana) non differivano da quelle irlandesi, quanto a regolamento sostanzialmente carcerario. Nei mitici, esclusivi, costosi colleges, essi pure anglicani - da Oxford, a Cambridge, a Eton - dove si allevavano i rampolli delle migliori famiglie dell'Impero, i ragazzi non erano trattati molto meglio: anche qui erano in vigore, tra l'altro, le punizioni corporali, con fruste, bastoni, digiuni imposti, inginocchiamenti in pubblico.
… [è] il 1964. Uno degli ultimi anni, cioè, dell'Ancien Régime: sia per la Chiesa, alla vigilia della svolta del Postconcilio, sia per la società civile, prossima a quel Sessantotto che avrebbe determinato un cambio totale di sensibilità e di prospettive."
(Da "Magdalene. Io, cattolico indignato", di Vittorio Messori, Corriere della sera - Sabato 14 Settembre 2002, pp. 1.16 Cronache)

 

Homepage

 

   
Num 17/18 Sett/Ott 2002 | politicadomani.it