Pubblicato su Politica Domani Num 17/18 - Set/Ott 2002

Mostra del cinema di Venezia
MAGDALENE
Lo scandalo del 59° Leone d'oro

Sara Andreoli

Si è molto parlato del film di Peter Mullan "The Magdalene sisters", vincitore del Leone d'oro alla 59a edizione del festival del cinema a Venezia e delle numerose critiche che esso ha causato. Nel film viene infatti illustrata in modo crudo e senza riserve una realtà poco conosciuta e spesso passata sotto silenzio. Il titolo prende il nome dalle "case di Maddalena", conventi irlandesi gestiti dalle suore della Misericordia per conto della Chiesa cattolica. Questi istituti, il cui nome deriva dal personaggio biblico di Maria di Magdala, ex prostituta che si pente davanti a Cristo, erano riservati a ragazze abbandonate dalla famiglia, meglio conosciute come 'Magdalene girls'; così venivano chiamate 'le cattive ragazze', quelle che non seguivano la 'retta via', colpevoli di peccati legati al sesso -figli illegittimi o stupri (spesso consumati dentro mura domestiche) - ma anche 'colpevoli' di un'eccessiva bruttezza fisica o di una pericolosa bellezza tentatrice. Tanto bastava per marchiare le ragazze a vita e farle rinchiudere, con il consenso delle famiglie.
La storia del film è ambientata in uno di questi conventi-lager-lavanderia. Per espiare infatti i peccati commessi, quale mezzo di redenzione, le ragazze erano costrette a lavare i panni per otto-dieci ore al giorno, 364 giorni l'anno. Trattate come prigioniere, torturate ed umiliate fisicamente e psicologicamente, le ragazze non venivano mai retribuite per il loro lavoro dal quale, invece, le religiose ricavavano un buon guadagno.
Migliaia di donne (circa 30.000) sono passate dentro quelle mura negli anni '60 e '70. In quel periodo esistevano in Gran Bretagna una cinquantina di questi conventi, la metà dei quali era nel sud dell'Irlanda. L'ultima "lavanderia Magdalene" è stata chiusa nel '96, quando ormai la diffusione della lavatrice ha reso inutile quel tipo di lavoro artigianale.
Ciò che più ha scatenato il risentimento di una parte della Chiesa cattolica è l'insistere del film sulla crudeltà delle suore che gestivano gli istituti, complici l'appoggio indiretto delle gerarchie ecclesiastiche e, soprattutto, l'indifferenza del mondo esterno. Phyllis McMahon, una delle interpreti del film, racconta: "Ho lavorato in un convento per un anno, poi la mia famiglia mi ha aiutato a scappare. Lì ho visto delle tremende crudeltà. … Ma la colpa è della società - sostiene Phyllis - che ha permesso che tutto questo accadesse. … E intanto la gente si girava dall'altra parte…". Il regista Peter Mullan ha trovato grossi ostacoli nella realizzazione del film a causa della rigidità tipica di una certa cultura cattolica di stampo irlandese. La pellicola infatti è ambientata in Irlanda ma è stata girata in Scozia. Un episodio è indicativo della tensione creatasi fra il regista e la comunità irlandese: nella fase della ricerca di testimonianze su cui basare la sceneggiatura, Mullan tentò di inserire un annuncio sull' "Irish Independent", quotidiano irlandese, nel quale chiedeva a "chiunque fosse sopravvissuto ad un convento di Magdalene" di mettersi in contatto con lui. Il giornale si rifiutò di pubblicare l'annuncio e Mullan decise di stabilire il set in Scozia.

 

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