Pubblicato su Politica Domani Num 15/16 - Giu/Lug 2002

Enduring Freedom
OLTRE TREMILA VITTIME CIVILI
La tragica conta degli Effetti collaterali

Giorgio Innocenti

"Guardavo la TV e leggevo i giornali americani, ma non trovavo niente su quello che stava accadendo veramente in Afghanistan. Solo resoconti tecnici sugli aerei utilizzati e ridicole foto su probabili campi di Al Queda. Allora ho iniziato a consultare i giornali europei ed indiani e mi sono accorto che c'erano molte più notizie sull'argomento". Così Marc Herold, 59 anni, docente di Sviluppo economico e Studi sulle donne all'università del New Hampshire negli Stati Uniti, ha iniziato a raccogliere dati sulle vittime civili dei bombardamenti in Afghanistan. Ciò che sconvolge è che le principali fonti di quest'inchiesta sono quotidiani ed agenzie di stampa nazionali, fonti fruibili da tutti; solo raramente Herold ricorre a testimonianze dirette o resoconti di organizzazioni non governative. Tenta di raccogliere quanti più dati possibili su ogni singolo episodio: pochissime volte riporta fatti citando una sola fonte. "Quanti più dettagli una fonte fornisce tanto più la ritengo credibile": dice lo studioso americano. Quando le cifre sulle vittime sono discordanti, sul rapporto segna quella più bassa, quando trova indicazioni imprecise - come: molti, dozzine, ecc.- segna semplicemente zero.
Herold aggiorna la sua tragica statistica giornalmente, è arrivato a contare oltre tremila vittime. È possibile consultare il suo lavoro all'indirizzo internet: http://pubpages.unh.edu. Troverete una tabella a sei colonne: luogo; provincia; numero delle vittime civili; armi utilizzate per l'attacco; un commento che riporta i particolari forniti dalle fonti; fonti che hanno riferito la notizia. Dal 7 ottobre fino a dicembre ci sono caduti da annotare quasi ogni giorno; poi la frequenza dei bombardamenti è diminuita: sono cominciate le operazioni di terra.
Queste migliaia di morti non sono un errore: la stessa natura di questa guerra li prevedeva. I Taleban e ancor più le milizie di Al Queda non disponevano di un esercito organizzato e nettamente distinto dai civili. Le caserme, i campi d'addestramento, gli aeroporti erano vicini o dentro le città. Era impensabile non uccidere civili.
Quando la retorica sui liberatori, sulla polizia internazionale, sulla lotta del bene contro il male lascerà spazio al giudizio della storia, i morti, le macerie, un paese distrutto forse varranno a insinuare degli interrogativi tra le facili certezze dell'intervento, ma sarà troppo tardi.

 

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