Pubblicato su Politica Domani Num 15/16 - Giu/Lug 2002

Cogenerazione
LA TERZA VIA DELL'ELETTRICITA'
Piccole centrali per ottimizzare il rendimento

Giorgio Innocenti

Le centrali a cogenerazione non sono la soluzione ai problemi energetici ed ambientali delle società moderne: esse costituiscono un modello d'utilizzo più razionale di un sistema sorpassato. Il sistema in questione è la produzione d'energia elettrica -mediante dinamo- dall'energia meccanica a sua volta prodotta da energia termica ottenuta con combustibili fossili. Questo sistema, prevedendo più passaggi da una forma d'energia all'altra, determina una grossa dispersione. Infatti, in ogni passaggio si disperde dell'energia sotto forma di calore. L'innovazione della cogenerazione è utilizzare questo calore, che altrimenti andrebbe perduto, per produrre acqua calda e per il riscaldamento degli ambienti. In una centrale termoelettrica tradizionale circa il 75% dell'energia iniziale è dispersa durante le trasformazioni. Una centrale a cogenerazione può ridurre le perdite all'11%: un motore a combustione interna - alimentato a metano o a gasolio - aziona la dinamo che produce elettricità, nel frattempo l'energia termica dell'acqua che raffredda il motore e dei gas di scarico può essere utilizzata per fornire acqua calda e riscaldamento per l'inverno. È possibile registrare economie, in rapporto alla potenza della centrale fino al 32-34%, quando il combustibile è metano, fino al 44-46%, quando il combustibile è gasolio.
È chiaro che una simile tecnologia può essere ottimizzata solo in piccole centrali: l'energia termica non può essere trasportata a grande distanza perché si disperderebbe nell'ambiente (è possibile coprire distanze un po' più lunghe utilizzando l'olio diatermico), perciò una centrale a cogenerazione può produrne una quantità limitata. Ognuna di queste piccole centrali può arrivare ad approvvigionare, al massimo, un paesino o un quartiere di una città. La dimensione ridotta presenta vantaggi anche per lo sfruttamento dell'energia elettrica. Infatti, più la corrente deve essere portata lontano, maggiori perdite si registrano. I cavi elettrici disperdono nell'ambiente una percentuale di corrente direttamente proporzionale alla loro lunghezza. Quei cavi poi, che coprono lunghe distanze veicolano una gran quantità di corrente e dovrebbero essere enormi se essa avesse il voltaggio che arriva nelle nostre case. Per ovviare a quest'inconveniente si trasporta la corrente a voltaggi maggiori, fino a 100 mila volt (alta tensione). Così facendo si può ridurre la sezione dei cavi ma si è costretti ad abbassare il voltaggio fino a 220 volt, prima di arrivare a destinazione: ciò determina dispersione d'energia sotto forma di calore. Se la quantità d'energia prodotta fosse minore, sarebbe possibile trasportarla a voltaggi più bassi quindi se ne dissiperebbe in misura minore. Un ultimo vantaggio delle piccole centrali a cogenerazione è che dovrebbero essere sparse su tutto il territorio, in maniera conforme alla densità di popolazione, perciò l'inquinamento -già ridotto dall'ottimizzazione - sarebbe distribuito, non concentrato in alcune zone come accade attualmente.
A fronte dei molteplici vantaggi di questo sistema, le leggi vigenti continuano a favorire la costruzione di complessi enormi: è il caso del recente decreto Marzano (definito sblocca centrali) che stabilisce un percorso d'approvazione facilitato per le centrali di grandi dimensioni.
In ultima analisi la cogenerazione rappresenta un metodo di produzione più sostenibile di quelli tradizionali; può essere un miglioramento ma non deve rappresentare un punto d'arrivo. È necessario al più presto sostituire i combustibili fossili con combustibili rinnovabili. Bisognerà poi arrivare alla completa eliminazione dei metodi di produzione energetica che prevedono la combustione per sostituirli con tecnologie ad emissioni zero, come fotovoltaico, eolico, idroelettrico (sistemi, in ogni modo, non privi di difetti).
Aspettando normative più assennate possiamo cominciare noi con l'evitare sprechi in casa.

 

Homepage

 

   
Num 15/16 Giu/Lug 2002 | politicadomani.it