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Pubblicato su Politica Domani Num 15/16 - Giu/Lug 2002 Quando il cinema
anticipa la realtà
A.I. Intelligenza Artificiale
Seduti, davanti a uno schermo, ai margini del futuro
Giorgio Razzano In un'estate che si prospetta molto
calda, vale la pena rivedere "A.I. Intelligenza artificiale",
ora in noleggio e in vendita in videocassetta e in formato DVD.
La storia è una favola ma per certi aspetti è di un'attualità
sconcertante. È ambientata in un futuro ipotetico ma, a guardarla
con attenzione, non si può fare a meno di pensare che c'è
un rapporto molto stretto con la nostra realtà.
La terra è sconvolta dagli
eccessi di temperatura, il clima è cambiato, il caldo diventa
sempre più opprimente, si vive in maniera confortevole solo grazie
ad una tecnologia super sviluppata. È qui che comincia la storia
di Davide (Haley Joel Osmet), un bambino robot, creato per essere adottato
temporaneamente da una famiglia che ha un figlio in coma irreversibile.
Quando il vero bambino tornerà alla normalità, Davide
sarà abbandonato in una foresta, nella quale altri robot che
hanno fatto la sua stessa fine sono ora perseguitati dagli uomini-cacciatori.
Il piccolo automa, accompagnato dall'orsacchiotto parlante e dal robot
meccanico Lucignolo/gigolò, dovrà trovare la sua Fata
Turchina per essere trasformato in un bambino umano.
Spettacolare nell'uso degli effetti speciali, bellissimo nelle scenografie
e nella colonna sonora, la storia commovente - che prende spunto dal "Pinocchio" di Collodi - fu messa in lavorazione per il cinema
dal grande regista Stanley Kubrick già nel 1969. Poco prima di
morire Kubrick, dopo una breve collaborazione con Steven Spielberg,
decise di affidare definitivamente la realizzazione del film al regista
americano, che era tornato alla sceneggiatura di "A.I." dopo
aver realizzato "Incontri ravvicinati del terzo tipo" nel
1977.
Questo film è semplicemente geniale. Solo due geni come Kubrick
e Spielberg potevano mettere in scena una storia così incredibile.
Il racconto di Collodi, grazie alla sua trama sempre attuale, è
immancabilmente presente ma tutta l'attenzione è riversata sul
mondo dei robot.
Già nel passato, sin dagli
anni '20, il cinema aveva dato vita a pellicole con protagonisti dei
robot, mostrando al pubblico che l'uomo poteva creare esseri meccanici
capaci di agevolare il nostro vivere quotidiano; aveva reso simpatici,
ma non sempre efficienti questi automi in quanto l'uomo ne aveva sempre
il controllo principale.
Ora, con questo film, tutto è cambiato. "A.I." è
pervaso da un sentimento malinconico e infantile, come fu per "E.T.",
ma vi è anche un'analisi di come il nostro mondo potrebbe diventare
fra qualche decennio: la terra surriscaldata per un eccessivo e incontrollato
inquinamento ambientale, la possibilità non più tanto
remota di convivere con dei robot da noi stessi creati e, soprattutto,
una vita fatta di egoismi, desideri irraggiungibili, situazioni famigliari
ridicole.
La totale mancanza di valori etici porta la società a spingersi
oltre ogni limite: il caso umano difficilissimo del volere un figlio
a tutti i costi si risolve nell'accontentarsi di un bimbo meccanico,
che non si esiterà poi a distruggere, quando non servirà
più, cancellando tutto l'affetto riversato nella convivenza.
La domanda è: "Se le macchine possono calcolare, esse possono
anche ragionare e quindi provare dei sentimenti?". Si può capovolgere la domanda e dire che, se inserite nel nostro ambiente -
come lo sono i computer -, esse diventano per noi insostituibili, e
se proprio non siamo in grado di vivere senza di esse, siamo noi a diventare
loro schiavi.
La fantascienza certamente esagera ma alcune storie, con la loro vena
di horror, cinismo, violenza e cattiveria che le permea, inducono a
far riflettere sul modo in cui la nostra società sta lentamente
ma sorprendentemente cambiando. Clonazione, eutanasia, pena di morte,
automi, computer ed altre diavolerie tecnologiche si stanno rapidamente
diffondendo nella nostra cultura fino ad essere accettate come leggi
e, quindi, norme di vita a cui tutti possono (e debbono) uniformarsi.
Un film come "A.I." ha il merito, se non altro, di farci riflettere.
 
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