Pubblicato su Politica Domani Num 15/16 - Giu/Lug 2002

Birmania
UNA DONNA PER LA SPERAZA
Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la Pace 1991

Simona Ottaviani

Aung San Suu Kyi: per alcuni è solo un nome, difficile da pronunciare, ma per molti, specialmente per i suoi connazionali, è molto di più: è la personificazione di ideali di pace, democrazia e progresso, ma soprattutto è una speranza ed è il simbolo della lotta all'oppressione.
Figlia del leader nazionale, generale Aung San, eroe della liberazione della Birmania, assassinato due anni dopo la sua nascita, Aung San Suu Kyi nasce in Birmania, il paese di cui oggi è l'emblema, ed è educata alla filosofia gandhiana della non-violenza. Per 44 anni vive in giro per il mondo - sua madre è ambasciatrice in India -, studia ad Oxford, collabora a New York con le Nazioni Unite, sposa uno studioso inglese, decidendo quindi di non partecipare alla vita politica attiva.
Nel 1962 il generale Ne Win, con un colpo di stato militare, rovescia il governo democraticamente eletto. Per trent'anni i confini rimangono chiusi e il paese diventa una delle terre più povere del mondo (il reddito pro-capite raggiunge appena i 200 Euro annui). Nel 1988 le gravi condizioni di salute della madre costringono Aung San Suu Kyi a tornare a Rangoon, in Birmania e lo Slorc (Consiglio di Stato per il Ripristino della Legge e dell'Ordine, creato nel 1988), che pochi mesi prima aveva ereditato il potere dal generale Ne Win con un finto colpo di stato, non dà peso all'esile figura di quella donna rimasta troppo tempo lontano da casa. Il 19 luglio 1989, anniversario della morte del padre, Suu Kyi in un discorso dichiara pubblicamente che lo Slorc è controllato dall'onnipresente generale Ne Win; questi, anche se ufficialmente in pensione, ha saldamente tra le mani le redini del potere nel Paese. Ma la donna aggiunge qualcosa che scatena l'irritazione dei militari: la promessa del governo di trasferire il potere ai civili, rimarrà tale, una promessa. È così che Suu Kyi si trova coinvolta nella lotta contro il regime militare. Nessuno prima di lei aveva avuto il coraggio di denunciare apertamente lo Slorc: il giorno dopo viene posta agli arresti domiciliari.Lo SLORC mantiene il potere attraverso la legge marziale, gli arresti arbitrari e la detenzione di persone sospette. Nel maggio 1990, per cercare di legittimare il suo ruolo, decide di indire elezioni aperte ai diversi partiti politici: è certo della vittoria, perché che molti dissidenti sono stati imprigionati e Aung San Suu Kyi è agli arresti domiciliari. Invece la Lega Nazionale per la Democrazia (LND), il maggiore partito d'opposizione, guidato da Aung San Suu Kyi, ottiene 392 seggi su 485 (82%). Lo SLORC rifiuta di cedere il potere, sospende la costituzione e centinaia di parlamentari sono arrestati. La clamorosa decisione attira sul paese l'attenzione e la riprovazione di tutto il mondo, che scopre finalmente l'esistenza della Birmania.
Il 14 ottobre 1991, Aung San Suu Kyi riceve il Nobel per la Pace, per la sua lotta non-violenta a favore della democrazia e dei diritti umani, e per il suo tentativo di riconciliare regioni ed etnie divise all'interno del suo paese, ma Suu Kyi è agli arresti e non può lasciare il Paese per recarsi a ritirare il premio: lo faranno per lei il marito e i figli. La sua detenzione finisce il 10 luglio 1995, per poco, però, il 23 settembre 2000 viene di nuovo arrestata insieme ad altri leader di partito. Il 6 maggio scorso, finalmente, gli arresti sono revocati e Suu Kyi è di nuovo libera.
"Ciò che la gente della Birmania vuole oggi è democrazia; una volta raggiunta avremo tutti i mezzi per risolvere le questioni che affliggono il Paese". [Aung San Suu Kyi]
Perché gli ideali vengono prima di tutto e sono più forti di qualunque regime.

 

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