Pubblicato su Politica Domani Num 15/16 - Giu/Lug 2002

Nel centenario della morte
Don Davide Albertario
Un prete contro le ingiustizie sociali

Giancarlo Savo

Don Davide Albertario (Filighera, 16 febbraio 1846 - Carenno, 21 settembre 1902) fu direttore de "L'Osservatore Cattolico" di Milano che, sull'onda della "Rerum Novarum", propugnò arditi progetti di riforma in campo sociale, superando i limiti del conservatorismo compassionevole.
Albertario denunciò le carenze di un capitalismo selvaggio che "conduce necessariamente a creare dei ricchi sterminati e dei poveri sofferenti, servi, rachitici, cretini". Egli, che non sopportava le ingiustizie sociali, aprì col giornale una sottoscrizione a favore dei contadini di Briosco vessati da tre proprietari compreso il sindaco, alla quale partecipò anche il socialista Filippo Turati.
Il giornalista sacerdote fu sempre durissimo col sistema economico messo su dai liberali del suo tempo: "L'operaio non è più un individuo: è un pezzo della grande macchina chiamata 'produzione'[…].[il cui scopo è di] ottenere il massimo della produzione, col minimo della spesa, a danno tutto del lavoratore". Al prete di Filighera interessava il bene del popolo, irretito e tradito dai politiconi di turno, dai "gaudenti danarosi e potenti", cui è riservata quest'altra filippica: "Le spese enormi, fatte senza criterio e senza vantaggio, i pranzi, i viaggi, e cento altre dilapidazioni, le quali tutte servono a ingrassare chi maneggia il denaro e a riempire le ventraglie dei piantatori moderni, devono cessare. Non si lasci ingannare il popolo da chi lo usa per fini biechi e per istinto egoistico; e non si presti alle mene di chi lo adula perché si lasci tosare senza che emetta un belo; pensi ai propri interessi".
Questi violenti articoli procurarono ad Albertario molti e potenti nemici, che aspettavano solo l'occasione per fargliela pagare. L'occasione si presentò con le agitazioni della primavera del 1898 dovute al rincaro del prezzo del pane: dopo la dichiarazione dello stato d'assedio da parte dell'autoritario governo Di Rudinì, il generale Bava Beccaris fece sparare sulla folla inerme e affamata, perseguitando i socialisti, i repubblicani, i radicali e i cattolici intransigenti dell'ala sociale (il direttore in carcere, il Comitato diocesano e moltissimi Comitati parrocchiali sciolti, il giornale soppresso). Ma, prima di finire in galera, don Davide ebbe modo di manifestare tutto il suo sdegno: "Il liberalismo ha derubato la popolazione e continua col suo governo iniquo e insensato a derubarla, onde le risorse tutte sono esauste […]Dite al governo che sia onesto, che restringa le spese, che non porti via il denaro e il pane per darlo ai ladri, che promuova la pace tra i cittadini[…] Ah! canaglie, voi date piombo ai miseri che avete affamati, e poi vi lanciate contro i clericali! Siete schifosi!".
Albertario non fu un socialista. Non sempre fu amico dei socialisti. Probabilmente fu un democratico cristiano-sociale come il suo collaboratore Filippo Meda. Certamente fu un nemico acerrimo delle ingiustizie sociali. A settembre ricorre il centenario della sua morte, e noi abbiamo voluto così rendergli onore.

Approfondimenti:
Alfredo Canavero, "Albertario e 'L'Osservatore Cattolico'", Roma, Edizioni Studium, 1988.

 

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