Pubblicato su Politica Domani Num 15/16 - Giu/Lug 2002

Fascismi
SEI DI DESTRA: NON ENTRI
A scuola d'intolleranza al centro sociale

Giorgio Innocenti

Bologna, venerdì 17 maggio, è sera e al Teatro polivalente occupato (Tpo) va in scena uno spettacolo di "Angelica", rassegna di teatro sperimentale patrocinata dal Comune.
Valerio Zecchini - attore, poeta, musicista e traduttore, vicino prima al MSI, poi tra i fondatori di AN - invitato da un'attrice della compagnia, si presenta ai cancelli; alcuni giovani occupanti lo riconoscono, lo bloccano e con gentilezza gli spiegano che, nel Tpo, lui non può entrare: "Niente fascisti al Tpo". Zecchini inizialmente pensa ad uno scherzo, tenta di entrare, protesta, interviene il direttore del festival, Mauro Sanzani, ma nulla vale a convincere i giovani. L'attore bolognese alla fine desiste ma la sera successiva è nuovamente davanti ai cancelli in compagnia del consigliere comunale di AN Massimiliano Mazzanti. La scena si ripete: gli occupanti lo attendono al varco e, con la medesima fermezza del giorno precedente, gli ostruiscono il passaggio; "qui i fascisti non entrano".
Forse è bene raccontare come si è arrivati all'odierno Tpo.
Negli anni sessanta si decise di dotare la Scuola di grafica di un teatro, per fare pratica. Il ministero dei lavori pubblici finanziò il progetto dello scultore ed architetto Farpi Vignoli. Inutile dirlo: l'opera non fu mai conclusa. L'edificio fu a lungo utilizzato come magazzino dell'Accademia di Belle Arti e cominciò ad essere frequentato abusivamente da alcuni ragazzi. Il 6 novembre del 1995 un gruppo di teatranti occupò la struttura. Da allora il Tpo è divenuto centro di molteplici attività sociali e politiche e soprattutto culturali, per queste ultime è stato apprezzato, oltre che dal pubblico, anche dalle istituzioni che non hanno mancato di patrocinare alcune iniziative, ultima proprio "Angelica".
L'intolleranza ci rattrista sempre ma quando si manifesta in quei centri che si candidano a teste di ponte della pluralità, allora cadiamo preda del più totale sconforto. Chi dice di accettare le diversità non può scegliere quali diversità ammettere e quali no. Spesso l'apertura mentale è solo un abito che ci si mette per sentirsi più di sinistra, più alternativi; quando s'incrocia chi non la pensa alla stessa maniera, c'è sempre il manganello verbale del "fascista" pronto all'uso. Sono troppi i luoghi in cui i giovani crescono immersi in uno dei tanti "pensieri unici". Sembra una contradictio in terminis ma non lo è: pensiero unico è una corrente d'idee dominanti che, in un dato ambiente, è considerata indiscutibile, verità assoluta. Esso porta a stimare le proprie convinzioni ineluttabili ed implica perciò il disprezzo di chi non le condivide.
Il consigliere Mazzanti ha annunciato che farà di tutto perché il Tpo chiuda i battenti. Probabilmente l'episodio sarà anche oggetto di un´interpellanza parlamentare di AN. Sarebbe un peccato se un simile punto di riferimento culturale della città di Bologna (e non solo) dovesse scomparire. Allo stesso modo non si può accettare che esso continui a porre in atto tali discriminazioni. La speranza è che la vicenda stimoli una riflessione su questi fatti da parte degli occupanti: credo che delle scuse pubbliche sarebbero segno di grande maturità.
Più in generale, non credo che, restando chiusi nelle sedi dei nostri partiti, delle nostre associazioni (mono)culturali, avremo mai la possibilità di andare molto avanti.

 

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