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Pubblicato su Politica Domani Num 15/16 - Giu/Lug 2002 Politica
CLIENTELISMO, TRASFORMISMO E CORRUZIONE
Il "caso Italia" Giancarlo Savo Nella patria di Dante regna il voto
di scambio, dilaga la corruzione politica, domina il clientelismo, giganteggia
il trasformismo? Gli studiosi affermano o negano l'esistenza del fenomeno?
Cosa ne pensa la gente comune? Stampa, televisione, popolino discutono
(con formula più o meno dubitativa) del cambio di casacca di
questo o quel politico per presunte ragioni di interesse personale -
si tenderebbe a salire sul carro del vincitore -, dell'elettore che
darebbe il suo voto al deputato di turno con la promessa di un lavoro
(o di un appalto), dei favori, a volte non necessari, che si farebbero
ai collegi elettorali da parte di uomini pubblici intraprendenti.
Esiste, per questo, un "caso Italia"? Partiamo da lontano.
"Do ut des" (do per ricevere)
dice l'antico romano che non a caso potrebbe considerarsi l'inventore
del regime clientelare fondato sul rapporto tra i "clientes"
e il loro signore, il quale elargisce favori e protezione in cambio
della fedeltà. Gli uomini del Medioevo svilupperebbero, in qualche
modo, il sistema nel "vassaticum" e nell'"homagium"
feudali, che riprendono la "commendatio" latina. La prassi
clientelare - stando a questa opinione prevalente - è, quindi,
tipica dei paesi di cultura latina i quali abbiano vissuto più intensamente l'esperienza feudale.
L'Italia è, secondo numerosi studiosi, uno dei casi più
eclatanti di clientelismo, al quale si connettono fenomeni di corruzione
politica e di trasformismo. Si sente parlare (e sparlare) di gruppi
di pressione, di lobbies locali, di partiti personali, di manipolazioni
elettorali: una linea rossa collegherebbe deputato, grandi elettori
periferici e clientela elettorale! La politica nostrana si ridurrebbe
così al mero soddisfacimento di interessi settoriali, ai "centomila
piccoli affari" delle "clientele" e delle "consorterie"
periferiche, al "deputato poco più che agente d'affari del
collegio, delle persone più influenti e della grama borghesia
locale", alle "mandrie di elettori" in attesa di favori
(G. Volpe). Questa interpretazione ha avuto, a torto o a ragione, molto
successo nella storiografia. Il sociologo Luigi Graziano osserva, per
esempio, come il sistema clientelare sia la tara ereditaria della politica
italiana: il partito trasformista prima si rivolge ai clienti-elettori
conquistando nuove frange dell'elettorato attraverso promesse di favori,
uffici, lavori, prebende in cambio di voti, e poi si cura dei clienti-deputati
- anche di opposizione - comprandone il consenso con la stessa tecnica
e puntando alla loro cooptazione. Lo studioso non usa mezzi termini:
"La prassi clientelare rende impossibile la formazione di stabili
partiti ingaggiati in una corretta dialettica fra maggioranza e opposizione,
perché mina la coesione di tutti i partiti".
Allora, esiste davvero un "caso Italia"? Non possiamo dirlo. Per approfondire:
Gioacchino Volpe "L'Italia
in cammino. L'ultimo cinquantennio", Milano, Treves, 1927.
Luigi Graziano, "Clientelismo e mutamento
politico", Milano, Angeli, 1974.
Luigi Graziano, "Clientelismo e sistema
politico. Il caso dell'Italia", Milano, Angeli, 1979.
 
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