Pubblicato su Politica Domani Num 14 - Maggio 2002

L'informazione in Italia
L'URLO E L'OBLIO
Una democrazia che teme d'essere tale

Giorgio Innocenti

C'è qualcosa che non va nell'informazione in Italia. Ci sono episodi che fanno suonare un campanello d'allarme, che ci fanno domandare se le narrazioni dei media, quelle riguardanti le vaste porzioni di realtà a noi non immediatamente accessibili, ci permettano una comprensione adeguata del mondo; se non siano solamente delle costruzioni fittizie generate da un sistema dell'informazione vessato da mali mai curati o peggio prodotte ad hoc per stimolare una determinata visione del mondo.
Un campanello è suonato il 20 febbraio in occasione delle perquisizioni alle presunte sedi di Indymedia (P.D. di aprile, pag. 3). I media "tradizionali" hanno dato scarsissima rilevanza alla notizia. Radio e televisioni nazionali l'hanno passata sotto completo silenzio. I giornali del giorno seguente non hanno fatto gran che meglio. Sul Sole 24 Ore era assente ogni riferimento alle perquisizioni; il Corriere della Sera onorava la notizia di un box di quattro centimetri per quattro in sedicesima pagina; La Repubblica destinava al caso mezza pagina per quattro colonne, in ventiduesima; con L'Unità si arrivava già a pagina dodici, tre quarti di facciata e sei colonne; Liberazione, in nona, dedicava quattro colonne di un'intera pagina alle perquisizioni; con Il Manifesto si arriva a pagina sei, tre quarti per sei colonne.
Personalmente ho sempre diffidato di chi farnetica d'oggettività dell'informazione: uno stesso evento può essere riportato in vari modi, determinando effetti di senso diversi. Ma la partigianeria, endemica e preziosa in ogni narrazione, non va confusa con l'omissione o la sottovalutazione di fatti che è essenziale siano conosciuti dai cittadini: sulla conoscenza di essi si fonda il regolare svolgersi della vita democratica. I migliori istituti democratici non valgono, a garantire la democrazia, quanto un'informazione libera, plurale ed accessibile a tutti.
Ed è per assicurare una siffatta informazione che è morto Raffaele Ciriello: per rendere noto al mondo, con foto e video, ciò che accade in Palestina. Per mettere la gente in condizione di farsi una propria idea della situazione ed agire di conseguenza. Sul suo sito Ciriello ha raccolto una gran quantità di foto e filmati. Con la forza delle immagini racconta il fronte, i fronti: Pakistan, Bosnia-Erzegovina, Palestina, Rwanda, Uganda. Racconta Maria Grazia Cutuli, della quale non immaginava di seguire la sorte. Racconta e continuerà a raccontare da www.ciriello.com, visitatelo: vale la pena.
Posto di fronte a dicotomie come "o con lo stato o con i terroristi", il mondo dell'informazione si abbandona - nelle testate più "d'opposizione"- a scomposti attacchi al governo, tacciandolo d'antidemocraticità per delle insulsaggini; d'altro canto lascia passare sotto silenzio atti non degni di uno stato democratico - o anche solo di diritto. Sembra si tema di attaccare con argomenti veri. Con l'invettiva si dimostra ai lettori lo spirito critico della testata o la fedeltà ad una parte; riportando i fatti si rischierebbe di mettere davvero in crisi il sistema di connivenze, mascherate da conflitti, che regge il nostro paese. Questo evidentemente spaventa.
È inutile accusare un governo eletto in libere elezioni d'illegalità o d'antidemocraticità, gridando allo scandalo ad ogni piè sospinto. Se il governo dovesse cadere in comportamenti illegali o semplicemente scorretti, questo andrà denunciato, narrato con partigianeria: della dialettica tra fazioni si nutre la democrazia. Ma l'oblio e l'urlo smodato sono i due opposti che uccidono ogni speranza di una rappresentazione fedele della realtà. Da essi dobbiamo fuggire: se non altro per onorare la memoria di chi, per informarci, ha perso la vita.

 

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Num 14 Maggio 2002 | politicadomani.it