Pubblicato su Politica Domani Num 14 - Maggio 2002

Una domenica di febbraio 2002
INTERVISTA A SALVATORE KASEREKA

Di Alberto Carroccio

Abbiamo incontrato Salvatore un freddo pomeriggio d'inverno e abbiamo pensato di rivolgergli qualche domanda sulla sua vita e sulla situazione del suo paese natale.

Salvatore, parlaci un po' di te.
- Mi chiamo Salvatore e vengo da Butembo nel Congo. Sono in Italia da 4 anni e sono studente straordinario di filosofia presso i Salesiani a Roma; sto completando i miei studi in pedagogia e dopo di ciò spero di finire il ciclo di teologia per diventare sacerdote e specializzarmi in teologia dogmatica.

Qual'è l'attuale situazione in Congo e come vivi questo difficile momento per il tuo paese?
- Io non ho conosciuto questa guerra, cominciata dopo la mia partenza, da allora però non ho più notizie della mia famiglia e non so nemmeno se i miei parenti siano ancora vivi e magari siano scappati nelle foresta. L'attuale situazione del Congo è molto difficile e non se ne vede la soluzione. Il vero problema sono i ribelli che continuano ad occupare il nostro territorio compiendo saccheggi ed uccisioni.Vengono dal Ruanda, dal Burundi e dall'Uganda per impossessarsi dei diamanti e dell'oro e spesso durante i saccheggi uccidono. Ormai è diventata una vera e propria occupazione. Anche Mobutu, a dire il vero, ha preso molto oro e molti diamanti utilizzando i suoi soldati in miniera, ma almeno lui non uccideva la povera gente. Si sta lavorando al dialogo per la pacificazione ma temo che i ribelli non vi parteciperanno come già hanno fatto un'altra volta. Semplicemente non vogliono la pace e fanno quello che dice il presidente del Ruanda anche se sono congolesi. Col pretesto di combattere per proteggere le frontiere dopo la sanguinosa guerra in Ruanda, sono arrivati fino a Kisandà, 800 km all'interno del Congo. In realtà questo fa parte di un progetto ben preciso che è quello di annettere questa ricchissima zona del Congo.

Come interpreti il ruolo della comunità internazionale in questa tragedia?
- Le potenze straniere non sono ben viste dalla gente perché non si capisce come possano restare indifferenti di fronte ad una occupazione che coinvolge tre paesi. I ribelli promettono di ritirarsi ma poi non lo fanno e la comunità internazionale tace. La gente si chiede come questo possa accadere, visto che la carta dell'ONU prevede che se un paese membro viene attaccato la comunità internazionale deve agire. Ogni giorno avvengonoi violazioni dei diritti umani. Le commissioni che sono state mandate hanno accusato Ruanda, Burundi ed Uganda e c'è stato anche un rapporto ma poi sono mancate le risoluzioni. Forse la comunità internazionale non agisce perché non può agire in quanto è complice. Il Ruanda non ha certo le industrie per costruire computer con il coltan, la materia prima che si utilizza per costruire pc; eppure insieme all'oro e ai diamanti sparisce anche il coltan. Risulta che gli aerei che vanno a prendere l'oro, i diamanti e il coltan li esportano poi in altri paesi, non di certo in Ruanda, con i quali sono stati fatti contratti di scambi commerciali - gli USA, per esempio - sono loro che hanno armato Cagami e hanno fatto le mappe dei luoghi più ricchi di materie prime.

Perché questa improvvisa occupazione volta ad impadronirsi delle risorse del tuo paese?
- Prima c'era Mobutu che era ricco e vendeva a tutti, inglesi, francesi, belgi. Kabila invece ha suscitato nella gente la coscienza delle proprie capacità di autodeterminazione dicendo che il paese è ricco e che possiamo vivere senza bisogno dell'aiuto degli altri. Kabila ha lavorato per il paese. A Mumbasci, agli americani e agli israeliani che erano lì per i diamanti ha detto: "Dobbiamo rifare i contratti.". Questo è stato il problema. E l'hanno ammazzato. Kabila ha dimostrato che il paese era ricco e ci ha dato una speranza. Si sa chi l'ha ucciso, ma non chi c'è dietro. Questo sfruttamento è molto vicino a quello praticato durante il colonialismo: il colonialismo non finirà fintanto che ci saranno interessi e oggi dove c'è guerra vuol dire che c'è qualcosa da prendere e dove non c'è guerra vuol dire che non c'è niente da prendere.

Come credi sia possibile aiutare il Congo a uscire da questa drammatica situazione?

- Il Congo non ha bisogno di aiuti economici, ma c'è assolutamente bisogno di pace altrimenti nonostante tutti i nostri campi saremo sempre costretti a comperare il riso in Cina. Vorrei lanciare un appello: che ci sia giustizia. Non si può tenere un intero popolo in una situazione di ingiustizia. Dov'è la comunità internazionale? E necessario rilanciare il ruolo dell'ONU nei processi di pace. L'ONU sia il garante di tutti e non soltanto di pochi potenti.

Qual'è il ruolo della Chiesa nel Congo e come vive la fede la gente nel tuo paese?
- La Chiesa della parte occupata è molto forte e rende una testimonianza impareggiabile. I ribelli saccheggiano conventi, ospedali, case di preti, sapendo che la gente ha paura e non parla. La Chiesa è l'unica a far sentire la sua voce. Non so cosa ci sia nei progetti dei ribelli, ma la Chiesa è ancora di ostacolo. Da noi manca ancora una vera applicazione della dottrina sociale della Chiesa, una dottrina che ha un fine. La DSC non è un'idea né un'ideologia, è un progetto che ha un fine stabilito a priori e che anima di ogni azione. La gente ha fiducia nella Chiesa. È impressionante la differenza numerica dei partecipanti alle funzioni: da noi le chiese si stanno popolando, al contrario da voi. Questo però non vuole essere un giudizio morale sulla cristianità dei due paesi. In realtà io penso che se dovesse arrivare il benessere, anche da noi le chiese si vuoterebbero. Il benessere è un grosso pericolo perché si rischia di dimenticare la vita spirituale per concentrarsi su quella materiale, soprattutto quando il denaro diventa un fine e non un mezzo.

Che cosa farai, una volta terminati i tuoi studi per divenire sacerdote?
- Sicuramente tornerò nel mio paese. È là che vorrei vivere la mia missione. C'è assoluto bisogno di profeti che portino Dio in mezzo a questa terra martoriata e che con la loro presenza, facendo vedere che Dio non si è dimenticato di loro, continuino ad alimentare la Speranza.

Per avere notizie sul Congo:
www.misna.org - www.digitalcongo.net - www.africaonline.com - www.cnnitalia.it

 

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