Pubblicato su Politica Domani Num 14 - Maggio 2002

Forze Armate Italiane
L'ULTIMA "BATTAGLIA" DELLE DONNE
Donne soldato: dalla cucina al carro armato

Marianna Berti

Accanto ai primi casalinghi, ecco le donne soldato. Da qualche tempo non occorre essere Giovanna D'Arco per difendere la propria patria. In Italia abbiamo tardato un po' ad inserire il gentil sesso nelle caserme, ma finalmente ci siamo riusciti; forse si temevano danni per la cucina nazionale o per le camicie dai colletti perfetti.
Sin dal 1919 le donne hanno avuto accesso ad ogni professione, almeno ufficialmente, escluso il servizio militare: era ancora troppo difficile immaginare soldato chi era stata da sempre madre, generatrice di vita per eccellenza, e musa per ogni poeta. È il 1963, e per la prima volta una proposta di legge fa cenno all'ingresso di personale femminile nelle Forze Armate Italiane. Dovettero passare quasi quaranta anni perché i numerosi progetti di legge, gli studi e le proposte accumulate servissero a qualcosa, quando, finalmente, il 20 ottobre 1999, la legge n.380 ha consente l'ingresso alle donne nelle Forze Armate. Un diritto questo ottenuto in risposta alle insistenti richieste delle donne. All'approvazione della legge si è arrivati, comunque, come conseguenza dell'aspettativa internazionale e la progressiva diminuzione della domanda militare maschile. L'Italia è l'unico Paese occidentale nel quale l'istituzione del servizio militare volontario femminile è nato dal basso, come forte richiesta della società civile; è quindi l'ultimo dei Paesi aderenti alla NATO ad aver inglobato le donne nell'esercito. Per ottenere questo obiettivo, nel 1995, dodici ragazze che con altre diciassette nel 1992 avevano partecipato ad un'esperienza di vita militare presso la caserma "Lancieri di Montebello" a Roma fondarono l'ANADOS (Associazione Nazionale Aspiranti Donne Soldato).
L'apertura delle porte delle caserme nel nostro Paese è avvenuta senza incertezze. Le donne soldato, volontarie o professioniste (non si tratta di un servizio di leva e non vi è nessuna costrizione obbligatoria), possono partecipare ai concorsi per il reclutamento di ufficiali e sottufficiali in servizio permanente e di volontarie in truppe di servizio nell'Esercito, nella Marina, nell'Aeronautica, e nella Guardia di Finanza. L'adesione ai concorsi nell'accademia è massiccia, superando di gran lunga quella degli altri Paesi europei. Ogni anno il ministero della difesa stabilisce il numero di posti a disposizione delle donne, e l'orientamento è di stabilire una soglia minima del 10% degli effettivi. Rimangono il limite di età, 32 anni come per gli uomini, e i limiti dovuti ai requisiti fisici e sanitari, che naturalmente, sono diversi da quelli fissati per l'altro sesso.
C'è una chiara tendenza a dare sempre più spazio al nuovo personale femminile. Le Forze Armate stanno cambiando nelle loro strutture, oggi vantano apparati logistici più ampi. Il ruolo dell'esercito sta profondamente evolvendo, soprattutto a livello internazionale: l'attenzione è posta nella prevenzione dei conflitti, nelle garanzie per la pace e nella ricostruzione dopo guerre e disastri naturali. È qui, nel campo educativo, che emerge il ruolo della donna, chiamata a svolgere in ambiti non familiari il suo più antico mestiere di coordinatrice e tutela della "casa " e della "famiglia", in quei incarichi cioè spiccatamente operativi, a fianco di altre forze NATO femminili, ricoperti finora esclusivamente dagli uomini. Le donne non saranno impiegate in combattimenti al fronte, definizione questa che, dato il carattere altamente tecnologico delle guerre moderne, appare poco chiaramente definibile. La Gran Bretagna ha recentemente ribadito l'esclusione delle donne da alcuni incarichi combattenti e perfino in Israele - dove è presente il servizio di leva obbligatorio - le donne non vengono schierate in prima linea.
Il dibattito sociale si divide tra conservatori contrari allo stravolgimento del secolare ruolo femminile, pacifisti contrari da sempre all'idea di guerra e coloro che sostengono il diritto delle donne anche questa scelta. E allora libertà per gli uomini che, stufi di combattere, scelgono di dichiararsi obiettori di coscienza impegnandosi nel sociale, e libertà per le donne che scelgono di indossare un'uniforme e impugnare le armi. Gandhi disse che se le donne avessero avuto il potere, questo mondo non avrebbe conosciuto la violenza, forse si sbagliava o, forse, aveva ragione.

 

Homepage

 

   
Num 14 Maggio 2002 | politicadomani.it