Pubblicato su Politica Domani Num 14 - Maggio 2002

Politica ed etica
AUSTERITÀ E QUESTIONE MORALE
Moro, Berlinguer, Scoppola

Giancarlo Savo

Il divorzio della politica dall'etica è uno dei più gravi problemi del nostro tempo. Il crudo realismo politico, il machiavellismo, l'antica teoria della ragion di stato, la consolidata prassi della Realpolitik, trovano oggi un valido alleato nel bruto economicismo moderno fondato su astruse interpretazioni liberistiche che diffondono il verbo della concorrenza sfrenata inneggiando al libero mercato. L'ethos collettivo si è quasi dissolto in una congerie di interessi particolaristici che la politica non domina completamente, limitandosi spesso a coordinare e conciliare. La sfera del pubblico è sempre più asservita a quella del privato: in parole povere, certa politica è sporca.
Le persone semplici sentono, però, il bisogno di purificarla, avvertono l'esigenza irrefrenabile di una sua sublimazione, aspettano l'avvento di nuovi Catone, di altri Savonarola, di novelli liberatori; i comuni cittadini sono consapevoli del fatto che si possa e si debba lottare democraticamente per far rivivere un sentimento sociale, una nuova solidarietà morale, un forte sentire umano e cristiano.
Non è un caso che sia proprio uno storico cattolico a notare la tendenziale immoralità della politica nostrana e l'immenso afflato di redenzione diffuso soprattutto tra la gente semplice e umile. Pietro Scoppola invita tutti alla riflessione: "Si diffonde insomma l'immagine di una politica che non solo non guida e non orienta verso obiettivi di interesse generale o, come si diceva una volta, di 'bene comune' lo sviluppo del paese, ma lo utilizza secondo interessi particolaristici della classe politica entro circuiti immutabili e intoccabili. C'è la sensazione di una 'politica viziosa' che si contrappone brutalmente a ogni ideale di 'politica educata' […] Come mai a più di quarant'anni dalla riconquista della democrazia si può tornare a parlare, nel nostro paese, di un sentimento diffuso di 'oppressione' da parte della politica sui cittadini e perché la 'questione morale' assume dimensioni e risonanze così vaste e profonde?". E' urgente dare subito "una risposta al degrado morale del paese" dominato ancora oggi da quella che Enrico Berlinguer definiva "logica dell'individualismo più sfrenato, del consumismo più dissennato", contro la quale si scagliava altrettanto duramente Aldo Moro: "Questo Paese non si salverà, la grande stagione dei diritti risulterà effimera, se non nascerà in Italia un nuovo senso del dovere".
Il "tema dell'austerità" costituisce, ancora oggi, il punto di partenza programmatico di una politica veramente educata, che rappresenta l'estremo tentativo di superamento di particolarismi, egoismi, individualismi; la "questione morale", di pari passo con la "questione sociale", rende appunto "incompiuta" la nostra democrazia, legata agli stereotipi del più spietato darwinismo sociale, del più cupo spencerismo, del più gretto aziendalismo. Di là da ogni deleterio qualunquismo, è giunto il momento di riaffermare l'intima connessione di politica ed etica nel segno di una maggiore solidarietà sociale umana e cristiana.

 

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Num 14 Maggio 2002 | politicadomani.it