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Tutela dell'ambiente
e ragioni economiche
Nei paesi poveri infatti mancano leggi rigorose di tutela ambientale, i controlli sono quasi inesistenti e, se anche ci sono, sono facilmente "addomesticabili". Gli impianti nocivi da noi, in determinate condizioni quali la vicinanza ai centri abitati o alle falde acquifere, sono fuorilegge e hanno bisogno di investimenti di milioni di euro per essere messi a norma. Nel terzo mondo invece possono tranquillamente produrre (e inquinare). I governi di questi paesi, e l'Africa è fra i più colpiti, non negano l'esistenza del problema; mantengono però un atteggiamento ambiguo e cercano sempre di evitare una chiara presa di posizione per due ragioni fondamentali: perché le multinazionali sono sempre pronte a pagare ciò di cui hanno bisogno e perché temono che provvedimenti vincolanti di tutela ambientale o di qualsiasi altra natura, potrebbero scoraggiare gli investitori stranieri e rallentare, se non persino compromettere lo sviluppo economico del paese. Investire in Africa o in America Latina, presenta un altro vantaggio: si risparmia sul tempo degli adempimenti burocratici necessari per la concessione dei permessi. I Paesi ospitanti sono infatti disposti a velocizzare i tempi di espletamento delle pratiche, pur di foraggiare le casse (vuote) dei loro paesi con capitali stranieri. L'intervento delle multinazionali non crea però né benessere né progresso. A causa dei debiti contratti in passato, quando l'industrializzazione sembrava essere la panacèa di tutti i mali, i soldi appena guadagnati vengono praticamente restituiti ai paesi avanzati; le fabbriche appena insediate non creano posti di lavoro in quanto giungono già del tutto automatizzate; e infine le zone prossime agli impianti industriali subiscono danni irreparabili, fino alla contaminazione delle falde acquifere. Esiste una chiara correlazione fra inquinamento ambientale e povertà anche in Europa. In Gran Bretagna il 66% dei cancri sono causati dalle emissioni di sostanze da parte di industrie chimiche. Le industrie pericolose sono presenti nel 10% delle zone più povere del paese; è stata rilevata la presenza di 662 industrie in aree il cui reddito famigliare è inferiore alle 15.000 sterline annue e di sole 5 industrie in aree con reddito famigliare superiore alle 30.000 sterline; nel Nord-Est del paese l'80% delle industrie altamente inquinanti si trova in zone con reddito famigliare inferiore alla media nazionale; a Londra questa percentuale supera il 90%. In Italia un mix di corruzione nella cessione dei permessi per la costruzione di impianti pericolosi nella vicinanza di centri abitati, campi coltivati e bacini idrografici, e di irresponsabilità nel controllo della sicurezza degli impianti e della eliminazione della spazzatura industriale (scarichi inquinanti, materiali di risulta, rifiuti tossici), hanno permesso la tragedia di Seveso, continuano ad inquinare le acque di Porto Marghera e l'aria di Venezia, stanno uccidendo l'ecosistema marittimo dei grandi insediamenti portuali. (Dati e approfondimenti: www.foe.co.uk; www.greenpeace.it)
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Num 13 Aprile 2002 | politicadomani.it
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