Pubblicato su Politica Domani Num 13 - Aprile 2002

Gran Sasso
S.O.S. GRAN SASSO
Contro il terzo traforo

Sara Maone

Scoprire quali siano e come funzionano i mattoni che la natura ha usato per fabbricare galassie, stelle, pianeti e ogni cosa esistente è compito dei fisici. Oggi si crede di sapere tutto o quasi sulle particelle e sulle forze che tengono insieme l'universo, noi inclusi. Ogni tanto però si scoprono tasselli mancanti o fuori posto nel mosaico messo insieme negli ultimi 50 anni. In particolare c'è una particella che sfugge continuamente di mano ai fisici, il neutrino. C'è una vera e propria "industria del neutrino" attiva in tutto il mondo, anche in Italia. Sotto il gran Sasso vi sono dei laboratori che occupano un'area di 18 mila metri quadrati.Voluti e finanziati dall'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, sono degli avamposti nella caccia alla particella-fantasma che sta impegnando i fisici di tutto il mondo. Nei laboratori si entra da un portone a metà della galleria che collega Teramo all' Aquila. Fa sempre freddo (6-7 gradi) e il soffitto all'ingresso della caverna gocciola di umidità. Nelle tre sale dove sono ospitati gli esperimenti fa meno freddo ed è tutto asciutto. A chi non è esperto il laboratorio fa l'impressione di un grande cantiere con lavori in corso. In realtà ciascuno degli esperimenti è sofisticato, costoso e dura moltissimi anni. Sotto i 1400 metri di roccia dove è costruito il laboratorio c'è il "silenzio cosmico", vi arrivano cioè pochissime particelle, una situazione ideale per distinguere i neutrini che, non interagendo quasi con le altre particelle, arrivano indisturbati nel cuore del Gran Sasso. I fisici cercano di svelare quanti più segreti possibili sulla natura dei neutrini. Si cerca un segno della loro presenza con l'impiego di giganteschi serbatoi contenenti 101 tonnellate di cloruro di gallio (GaCl3) in soluzione nell'acqua con acido cloridrico (HCl). A contatto coi neutrini questa sostanza produce germanio (Ge), estremamente radioattivo. La riuscita di questi esperimenti garantirebbe la gloria, e forse anche uno di quei premi per cui un fisico venderebbe l'anima al diavolo.
Per l'uso di sostanze altamente nocive, diventa sempre più urgente assicurare condizioni di sicurezza negli ambienti di lavoro, frequentati da scienziati a livello internazionale. Per questa ragione la legge 366 del 29.11.1990 ha autorizzato l'ANAS a progettare e completare i lavori previsti per il laboratorio: due nuove sale-laboratorio in sotterraneo; una galleria carrabile di accesso e servizio per il collegamento autonomo del Laboratorio con l'esterno, sul versante aquilano; l'ampliamento e l'adeguamento del centro direzionale e il suo allaccio alla galleria di collegamento con il Laboratorio sotterraneo. Per il progetto sono stati stanziati 110 miliardi. il WWF, gli Enti locali e l'Ente Parco si battono invece da anni contro il progetto di ampliamento: la falda del Gran Sasso rifornisce d'acqua più di metà della popolazione abruzzese; tante industrie agroalimentari hanno scelto di stabilirsi nella zona per la qualità dell'ambiente e dell'acqua; inoltre il Gran Sasso si trova in un Parco Nazionale ad alta tutela ambientale. I lavori - che si sono protratti dal 1969 al 1987 - hanno provocato l'asportazione di circa 2.120.000 m³ di roccia, con gravissimi danni all'ambiente ed in particolare all'equilibrio idrogeologico del massiccio carsico del Gran Sasso, che ospita il più grande acquifero dell'Abruzzo. A causa degli scavi si sono perse enormi quantità d'acqua (fino a 2.150 l/s ); la falda acquifera si è abbassata di circa 600 m, con conseguente flessione di numerose sorgenti. La galleria che si vorrebbe scavare sarebbe lunga 6 km e favorirebbe l'accesso diretto al Laboratorio, con un risparmio di 25 minuti, per i soli addetti ai lavori. Chi contesta il progetto chiede che siano ricercate soluzioni alternative al terzo traforo, e soprattutto che si abbiano maggiori informazioni sugli esperimenti che si svolgono nei laboratori. Il WWF denuncia l'assenza di controllo, nonostante il rischio di incidenti sia elevatissimo. Nei laboratori si usano molte sostanze chimiche pericolose. Estremamente pericoloso è il Cloruro di Gallio (nelle viscere del Gran Sasso ne sono stoccate 30 tonnellate) perché molto solubile in acqua. Un incidente potrebbe inquinare la falda acquifera del Gran Sasso provocando un immane disastro ambientale.
Il WWF chiede che sia approvata una legge che vieti definitivamente le opere previste, garantisca la sicurezza dei laboratori INFN, si faccia carico del risanamento ambientale e del recupero dei centri storici e preveda la nascita di un istituto per la ricerca scientifica, geografica, sismica e climatica.

 

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Num 13 Aprile 2002 | politicadomani.it