Pubblicato su Politica Domani Num 13 - Aprile 2002

Editoriale
COME UNA GRANDE PATTUMIERA

Maria Mezzina

Siamo sommersi da una montagna di rifiuti. Letterale, ma anche in senso figurato. La globalizzazione avanza anche fra le pattumiere. Il problema è sempre lo stesso: non il processo in sé è buono o cattivo ma come lo si utilizza e controlla. Consumiamo e quindi gettiamo via. E più si consuma, più si genera ricchezza e più spazzatura si produce (inclusa quella figurata). Segnale inequivocabile di appartenenza a società "avanzate", avanza anche la spazzatura. E il problema di dove metterla e come disfarsene ingigantisce. Lanciarla nello spazio; troppo costoso e, poi, non è buona educazione, come fosse gettarla dalle finestre di casa. Abbandonarla in luoghi disabitati, interrarla, sprofondarla negli abissi; ritornerebbe in superficie. E, poi, anche l'immondizia ha una sua ragione di esistere, una sua speranza di vita a cui non rinunciare (anche molto lunga), una sua capacità di autodeterminazione, un'abilità tutta sua nel conquistare territori, abilità che si chiama "inquinamento" e, quando la conquista è di vaste proporzioni, "inquinamento ambientale". Spazzatura, il termine merita rispetto e considerazione, se non altro per le sue proporzioni, destinate ad aumentare. Nonostante la generale ripugnanza (espressa da quel maniacale lavarsi dopo esserne venuti a contatto), questo prodotto della civiltà avanzata è fonte di vita e di ricchezza. Raccogliere, trasportare, differenziare, riconvertire, e poi produrre, consumare e gettare, per chiudere il cerchio: queste le chiavi del successo. E quale successo, visto che fa gola a tanti, mafia in primis, che si limita alle prime due operazioni, senza controllo ed esentasse. Legiferare, allora, legalizzare, controllare e rispettare i processi di riconversione leciti e attenti alle persone e all'ambiente. Il giro virtuoso premia i capaci e meritevoli con materie prime, energia e prodotti per l'agricoltura, fonti di sviluppo e ricchezza.
Facile? No, tutt'altro. Occorrono un'organizzazione imponente che dia impulso e faccia marciare tutto il processo e una legislazione efficace che lo controlli rigorosamente. Seduti allora su questa grande pattumiera che è la nostra società avanzata e industrializzata, i rifiuti sembreranno cumuli di petali di rosa e gli effluvi profumi delicati.
Tutto a posto? Certo che no. Ben altra è la spazzatura contro la quale dimostrano gli ambientalisti sdraiati sui binari dei treni della morte carichi di scorie radioattive. Sottile, impalpabile, non odora, non si vede scaricare, non cresce cumulo su cumulo. Ha generato Porto Marghera, Severovnisk, la Montagna Fumante di Manila, i veleni di Bhopal. Continua a inquinare, devastare, uccidere. Irresponsabilità, superficialità, avidità, incompetenza sono i suoi componenti, ma anche sopraffazione e odio. È persistente, corrompe, inquina, danneggia, distrugge, uccide. È dura a morire e si nutre di se stessa. Non ha un solo volto né un nome soltanto. Ha però amici potenti, è bene difesa e protetta. Vive in case bellissime. È elegante e curata ma olezza di putrido e di morte.
E infine c'è un'altra spazzatura, apparentemente innocente, che si nutre di indifferenza e ottusaggine: giochini e telenovelas, partite e TV, discoteche e videogames. La spazzatura del "non disturbate, lasciateci lavorare", e quella del "rilassatevi, pensiamo a tutto noi". Quella della non partecipazione. Avvolgente, tiepida, protettiva, soffocante, mortale.
E allora, "viva la spazzatura", quella reale.

 

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Num 13 Aprile 2002 | politicadomani.it