Pubblicato su Politica Domani Num 13 - Aprile 2002

Storia e cultura
IN DIFESA DELLA MONNEZZA
Artistici materiali da riciclo e storiche spazzature

Alberto Foresi

L'inquinamento appare, al di là di apocalittici profeti e funeste Cassandre, fortunatamente fino ad ora solitamente smentiti, uno dei primari problemi che affliggono la nostra civiltà, problema tanto più grave in quanto esso non è unicamente conseguenza di superiori decisioni ma anche di nostre cattive abitudini. È infatti evidente che, al fine di trovare soluzioni a tale problema, non ci si può esimere dal dare un proprio personale contributo, ad esempio tramite la raccolta differenziata dei rifiuti e il loro successivo riciclaggio. Riciclare, o meglio riutilizzare, quanto è ormai obsoleto o comunque inutile, significa, anche se di ciò non siamo sempre consapevoli, mettere nuovamente in atto un'usanza ampiamente praticata in passato, dalle età più antiche fino a tempi a noi prossimi. Esempio palese di tale pratica troviamo a Roma, ove è possibile quasi ovunque individuare edifici, oggetti, materiali che, nel corso dei secoli, sono stati successivamente riutilizzati con finalità ben diverse da quelle originarie. Il Pantheon, da tempio pagano, divenne, su lascito dell'imperatore Foca, chiesa cristiana; la travatura bronzea del suo portico fu tolta per volere di papa Urbano VIII Barberini per ricavarne, una volta fusa, il baldacchino della basilica di San Pietro e cannoni per la difesa di Castel Sant'Angelo. Agli inizi del XVII secolo vasche di granito egizio provenienti dalle terme di Caracalla furono portate a piazza Farnese e inserite nelle fontane che tuttora adornano la piazza. È infine da sottolineare la pressoché totale mancanza di fornaci a Roma in età medievale, inutili in quanto i laterizi erano disponibili in copiosa quantità presso le precedenti costruzioni di epoca classica.
Questo per quanto riguarda il riuso. Ma i rifiuti costituiscono anche un'importantissima chiave di lettura delle epoche passate. A differenza dei reperti archeologici di carattere storico-artistico, ai quali sino a poco tempo or sono erano dedicate tutte le attenzioni degli studiosi, i rifiuti, gli scarti, gli utensili rotti e abbandonati, consentono di ottenere informazioni quanto mai precise riguardo ai modi di vita, alle usanze alimentari, alle tradizioni di un popolo; in sostanza di conoscere meglio la reale vita in un determinato periodo storico molto più che non le statue greche o le costruzioni romane, se non altro poiché tali testimonianze sono riferibili a comuni cittadini e non a ristrette cerchie elitarie. È questo un nuovo filone della ricerca storica e archeologica che ha già trovato concreta realizzazione nella sezione del Museo Nazionale Romano sorta recentemente sul sito corrispondente alla cosiddetta Crypta Balbi, lungo l'attuale via delle Botteghe Oscure. Cripta da non intendersi nell'odierno significato del termine, riferibile all'architettura cristiana, bensì quale ampio cortile porticato annesso al teatro che Lucio Cornelio Balbo fece erigere verso la fine del I secolo a.C. per volontà di Augusto. Mentre la prima sezione espositiva del Museo è rivolta alle trasformazioni di tale area urbana dall'antichità sino al riassetto urbanistico del XX secolo, la seconda è dedicata alla ricostruzione della vita cittadina a Roma tra Tarda Antichità e Medioevo, utilizzando anche reperti provenienti da varie discariche rinvenute nel corso delle campagne di scavo. Tali reperti hanno consentito di comprovare, ad esempio, l'importazione di vino dall'Oriente, di ceramica fine da mensa e derrate alimentari dal Nordafrica e, grazie anche agli ossi animali rinvenuti, l'alimentazione dei Romani tra V e VI secolo, restituendo l'immagine di una qualità di vita decisamente superiore rispetto a quanto precedentemente supposto. E altri dati saranno via via ottenibili da reperti di nuova acquisizione o comunque, precedentemente ignorati in quanto ritenuti non meritevoli di attenzione, riesaminati con rinnovato interesse.
I rifiuti, dunque, sono da considerarsi a tutti gli effetti dati storici e testimonianze culturali: sembrerebbe perciò opportuno non puntare ad una loro radicale eliminazione ma preservarne quanto meno dei campioni, cosicché, in futuro, si possa, per loro tramite, ricostruire in modo più attendibile il nostro reale modo di vita.

 

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