Pubblicato su Politica Domani Num 13 - Aprile 2002

Porto Marghera
QUANDO STUPIDITÀ FA RIMA CON CRIMINALITÀ
Genesi di un disastro ambientale - I capi di accusa

Maria Mezzina

1962, Venezia. Piano regolatore. Norme attuative. (art. 15, comma III).
"Nella zona industriale di Porto Marghera troveranno posto prevalentemente quegli impianti che diffondono nell'aria fumo, polvere o esalazioni dannose alla vita umana, che scaricano nell'acqua sostanze velenose, che producono vibrazioni e rumori".
Il piano, rimasto in vigore fino al 1990, ha permesso la nascita del più grande concentramento di fabbriche ad alta tossicità, il polo petrolchimico di Porto Marghera, nei pressi dell'ecosistema più fragile e più bello del mondo, la laguna di Venezia.
Gli attuali impianti sorgono sui fanghi tossici sedimentati prodotti dai primi insediamenti industriali. Dagli oltre 2.000 camini industriali vengono scaricati gas inquinanti (240.000 tonnellate l'anno) che provocano malattie respiratorie, specie nei bambini, ed entrano nella catena alimentare provocando contaminazioni alimentari (cozze e vongole coltivate sul fondo della laguna). Per produrre PVC sono stati scaricati in laguna, per dieci anni, oltre 2.000 tonnellate all'anno di solventi clorurati e nell'aria dalle 5 alle 10 tonnellate al giorno di cloruro di vinile (cancerogeno). Di tanto in tanto si verificano fughe di diossina. I rifiuti solidi sono stati inviati per anni in discariche abusive, smaltiti in discariche interne agli stabilimenti, incendiati o esportati in Spagna e in Germania. Ben 5 milioni di tonnellate di rifiuti e di terreni attendono di essere bonificati. Intanto sono state contaminate le falde acquifere sottostanti la zona di Porto Marghera che forniscono l'acqua per usi domestici e agricoli.
I dirigenti del polo Petrolchimico sono stati accusati di omicidio colposo, omissione dolosa di cautele contro infortuni da lavoro e strage. Fra le accuse anche le violazioni alla normativa in materia ecologica ed ambientale consistenti in: avvelenamento di acque e di sostanze alimentari; adulterazione e contraffazione di sostanze alimentari; crollo di costruzioni o altri disastri dolosi; abbandono di rifiuti industriali tossico-nocivi; realizzazione e gestione di discariche; omissione delle attività di disinquinamento; determinazione di episodi di gravi inquinamenti in relazione alla produzione del C.V.M., dei composti organici clorurati e comunque di trattazione e lavorazione del cloro.
Il processo ha preso il via da un dato statistico: l'alto numero di decessi (almeno 117) per cancro e altre malattie collegabili all'inquinamento ambientale, l'alto numero di malattie presso i dipendenti (376 si sono costituiti parte lesa al processo), l'alta incidenza di malattie respiratorie nei bambini (fino a 2/3 volte superiore rispetto ad altre zone campione).
Il processo si è concluso il 2 novembre 2001, con l'assoluzione di tutti gli imputati.

 

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Num 13 Aprile 2002 | politicadomani.it