Pubblicato su Politica Domani Num 12 - Marzo 2002

G8 di Genova
SPARATE A CHI SFONDA
Questo l'ordine di Scajola?

Giorgio Innocenti

"Durante il G8, la notte in cui c'è stato il morto, ho dovuto dare l'ordine di sparare se avessero sfondato la zona rossa." Così il ministro Scajola, en passant, di ritorno dal vertice europeo di Santiago de Compostela. Il particolare gli era sfuggito durante la testimonianza resa alla commissione parlamentare incaricata di fare chiarezza sui fatti di Genova. E pare sia sfuggito anche a tutti gli altri convocati, visto che alla commissione nessuno n'aveva parlato.

Credo che chiunque si fosse trovato ad aver dato un tale scellerato ordine si sarebbe guardato bene dal riferirlo; perciò più che il silenzio dinnanzi alla commissione, mi sconcerta la naturalezza della recente dichiarazione. Dichiarazione non richiesta, ma buttata lì, tanto per rendere l'idea della gravità di quei giorni.

Smentito da quanti avrebbero dovuto ricevere quella disgraziata disposizione il ministro ha denunciato d'essere stato frainteso: "avevo detto a De Gennaro (capo della polizia n.d.r.) di prendere tutti i provvedimenti in suo potere per salvaguardare l'ordine pubblico". Non capisco? Di questi provvedimenti farebbe parte anche sparare sulla folla?

Figurarsi Agnoletto, non gli è parso vero: "Le dichiarazioni di Scajola confermano quello che noi abbiamo immediatamente detto a Genova. Non ci siamo trovati né di fronte a un susseguirsi di fatti casuali né ad episodi di legittima difesa ma bensì ad un piano repressivo preparato in precedenza dal Governo con settori dei servizi segreti e con i Carabinieri. Un piano nel quale era prevista la possibilità che qualcuno rimanesse ucciso". Quanto a Scajola: "Si dimetta."

Violante, più politically correct, si limita a chiedere che il ministro riferisca in parlamento sull'accaduto. L'opposizione si ricorda per l'occasione anche della commissione d'inchiesta sui fatti di Genova.
E Scajola? "Polemica su una non notizia". Come dire "che volete che sia?"

Che dire poi di come il nostro ministro continua ad argomentare dopo aver rivelato dell'ordine di sparare: " a Genova, in quei giorni si giocava una partita seria, lo hanno capito tutti dopo l'11 settembre" Tutti? Io no. Che vuol dire? E ancora: "Presto, forse, sapremo quali disposizioni qualcuno aveva avuto...". Ma che dice? Quali disposizioni? Qualcuno chi? È il ministro degli interni o la Sfinge, che parla per enigmi?
Cosa crede che le torri gemelle l'abbiano tirate giù i black-bloc? O che Casarini sia il figlio segreto di Bin Laden?

Un po' di buon senso per fortuna lo dimostra almeno l'Associazione Nazionale dei Funzionari di Polizia, col suo segretario Giovanni Aliquò: "si può affermare con certezza che nessun funzionario di quelli che avevano, anche ai massimi livelli, le responsabilità operative dell'ordine pubblico a Genova, abbia mai ricevuto l'ordine di sparare sulle folle in caso di invasione della zona rossa, ove fosse stato impartito sarebbe stato comunque manifestamente criminoso e i funzionari di Polizia si sarebbero semplicemente rifiutati di eseguirlo". Menomale. Non avremmo dovuto avere dubbi sulla capacità delle forze dell'ordine a disobbedire ad ordini ignobili, ma le manganellate estive ancora dolgono e così la precisazione ci rallegra.

Tirando le somme, speriamo che il nostro ministro chiarisca la faccenda celermente. Speriamo soprattutto che si acclari che nessuno ha mai ordinato di sparare su chi avesse varcato la zona rossa. Con buona probabilità, quando quest'articolo uscirà in edicola (8 marzo), saremo tutti convinti che Scajola non ha mai pronunciato quelle parole. Del resto l'arte di negare "d'aver detto" -tipica dell'oratoria politica- è stata affinata dall'odierna maggioranza, fino a produrre quel capolavoro che è stato il caso della "civiltà inferiore", quando la presidenza del consiglio produsse addirittura una versione "epurata" della dichiarazione di Berlusconi, da inviare agli alleati arabi. Versione, tra l'altro, finita anche nel recente libro di Bruno Vespa. Cosa volete che sia per simili artisti trarsi d'impaccio anche in questo caso? Perciò ritengo utile che quest'articolo - scritto all'indomani della sortita ministeriale - rischi di risultare sorpassato: per mostrare quanto si possono cambiare le carte in tavola in neanche venti giorni.

 

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Num 12 Marzo 2002 | politicadomani.it