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Donne in prima linea
Chiara Graziosi "Perché
prestare i soldi alle donne? Tanto lo daranno ugualmente ai mariti.
E in questo modo non farete che confermare ulteriormente lo sfruttamento" (da "IL BANCHIERE DEI POVERI" di Muhammed Yunus). Questo è
ciò che pensavano gli uomini, nel 1977 in Bangladesh, riguardo
le attività della Grameen Bank. In una società come quella
del Bangladesh, in cui le donne non hanno una minima indipendenza economica,
sottomesse al padre prima e al marito poi, l'idea che potessero usufruire
di un prestito era incomprensibile.La Grameen Bank è stata ideata e fondata nel 1976 dal prof. Muhammad
Yunus, già docente universitario di economia nel Colorado e nel
Tennessee nonché direttore del Dipartimento di Economia all'Università
di Chittagong. La sua regola è di essere una banca contro corrente,
avendo come scopo primario di cercare i suoi clienti esclusivamente
fra i più poveri, per aiutarli nella conquista di quel minimo
di benessere per migliorare la propria condizione di totale miseria.
L'esigua somma di denaro, che costituisce il prestito, può essere
ricevuta solo da chi è effettivamente povero. La Grameen Bank
richiede, inoltre, che il prestito sia concesso a gruppi di quattro
o cinque persone per garantire così una più facile restituzione
della somma dovuta. Le donne, differentemente dagli uomini che sono
più attenti ai loro bisogni personali, si sono dimostrate le
più adatte a gestire i prestiti finalizzati a migliorare le condizioni
di vita delle loro famiglie, perché quel denaro costituisce l'unica
opportunità di indipendenza economica loro offerta e perché
il loro "essere madri" le porta a preoccuparsi in primo luogo
dei figli. La Grameen Bank, oltre ai prestiti, offre alle donne anche
lavoro nell'associazione. Sono proprio le donne a diffondere e a gestire
nei villaggi l'iniziativa del prof. Yunus, in quanto solo tra loro,
senza l'intervento esterno degli uomini, possono superare la limitazione
coranica del "purdah" (letteralmente velo, cortina) che, per
proteggerne la virtù e la modestia, impone alle donne obblighi
che vanno dalla copertura del volto fino, a volte, alla reclusione in
casa. In tale realtà le donne, contrastate spesso dalle famiglie
conservatrici, a volte mettono a rischio la loro stessa vita pur di
raggiungere con la sospirata indipendenza economica il giusto riscatto
sociale.
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Num 12 Marzo 2002 | politicadomani.it
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