Pubblicato su Politica Domani Num 12 - Marzo 2002

Donne in prima linea
MICRO-ECONOMIA, MEGA-DONNE
Grameen e tontine: banche "non-banca" per i poveri

Chiara Graziosi

"Perché prestare i soldi alle donne? Tanto lo daranno ugualmente ai mariti. E in questo modo non farete che confermare ulteriormente lo sfruttamento" (da "IL BANCHIERE DEI POVERI" di Muhammed Yunus). Questo è ciò che pensavano gli uomini, nel 1977 in Bangladesh, riguardo le attività della Grameen Bank. In una società come quella del Bangladesh, in cui le donne non hanno una minima indipendenza economica, sottomesse al padre prima e al marito poi, l'idea che potessero usufruire di un prestito era incomprensibile.La Grameen Bank è stata ideata e fondata nel 1976 dal prof. Muhammad Yunus, già docente universitario di economia nel Colorado e nel Tennessee nonché direttore del Dipartimento di Economia all'Università di Chittagong. La sua regola è di essere una banca contro corrente, avendo come scopo primario di cercare i suoi clienti esclusivamente fra i più poveri, per aiutarli nella conquista di quel minimo di benessere per migliorare la propria condizione di totale miseria. L'esigua somma di denaro, che costituisce il prestito, può essere ricevuta solo da chi è effettivamente povero. La Grameen Bank richiede, inoltre, che il prestito sia concesso a gruppi di quattro o cinque persone per garantire così una più facile restituzione della somma dovuta. Le donne, differentemente dagli uomini che sono più attenti ai loro bisogni personali, si sono dimostrate le più adatte a gestire i prestiti finalizzati a migliorare le condizioni di vita delle loro famiglie, perché quel denaro costituisce l'unica opportunità di indipendenza economica loro offerta e perché il loro "essere madri" le porta a preoccuparsi in primo luogo dei figli. La Grameen Bank, oltre ai prestiti, offre alle donne anche lavoro nell'associazione. Sono proprio le donne a diffondere e a gestire nei villaggi l'iniziativa del prof. Yunus, in quanto solo tra loro, senza l'intervento esterno degli uomini, possono superare la limitazione coranica del "purdah" (letteralmente velo, cortina) che, per proteggerne la virtù e la modestia, impone alle donne obblighi che vanno dalla copertura del volto fino, a volte, alla reclusione in casa. In tale realtà le donne, contrastate spesso dalle famiglie conservatrici, a volte mettono a rischio la loro stessa vita pur di raggiungere con la sospirata indipendenza economica il giusto riscatto sociale.
Dal Bangladesh al Senegal. Anche qui ci sono donne in prima linea, che si sono organizzate per sostenere economicamente le loro famiglie e far fronte alla grave crisi economica. In Senegal, nonostante gli impedimenti della radicata tradizione musulmana, le donne hanno cercato di dimostrare che la loro sopravvivenza può non dipendere esclusivamente dai mariti. Coscienti delle loro responsabilità e della necessità di organizzarsi economicamente, le donne di Dakar hanno inventato un modo tutto speciale di risparmiare e dare impulso a piccole forme di imprenditorialità, contribuendo così a dare nuovi stimoli all'economia del paese oramai in rovina. Si riuniscono in gruppi di circa settanta, ogni settimana versando la loro quota, consistente in una saponetta e 2 franchi Cfa. Ognuna riceve a turno l'ammontare totale: settantadue saponette e 32500 franchi Cfa (poco meno di € 50,00). Queste riunioni di donne, dove si chiacchiera e si beve del tè, conosciute sotto il nome di "tontine", costituiscono delle vere e proprie micro-casse di risparmio e di credito circolante. La somma raccolta permette alle donne di iniziare o di incrementare un'attività commerciale, di costruire una casa più resistente o, magari, di mantenere agli studi un figlio.
Per le donne dei paesi poveri l'indipendenza economica si traduce, senza dubbio, in un maggiore rispetto nell'ambito familiare e nella possibilità di porre termine ai continui maltrattamenti di cui troppo spesso sono vittime.
"Perché, allora, prestare soldi alle donne?" Perché, in conclusione, solo con la disponibilità economica anche le donne potranno far valere i loro diritti come individui e, con la loro dedizione, far bene alle proprie famiglie, alla società, al Paese.

 

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Num 12 Marzo 2002 | politicadomani.it