Pubblicato su Politica Domani Num 12 - Marzo 2002

Porto Alegre
FORUM SOCIALE MONDIALE
Un'Esposizione Universale del possibile

Giorgio Innocenti

"E i 27 temi delle conferenze plenarie porteranno ad altrettanti documenti di tre cartelle con proposte concrete, perciò non si può più parlare di no-global, o dire che il movimento non sa fare altro che contestare, perché abbiamo delle proposte concrete." Così Agnoletto, al termine del Consiglio Internazionale -organismo che raccoglie i rappresentanti delle più forti campagne internazionali. Ricordo il liceo, quando, alla fine d'ogni autogestione si redigeva un documento di qualche paginetta, gli istituti più intraprendenti ne inviavano copia al ministro di turno. Così al termine di questa "Fiera del Dissenso" si tenta di presentare l'evento come momento carico di "contenuti".
Credo che il valore del forum mondiale riposi principalmente nella visibilità che esso procura al movimento. Quest'anno il FSM ha rubato la scena al World Economic Forum - trasferito a New York. Ciò ha reso nota, ad un ampio pubblico, l'esistenza di un movimento che si oppone alla globalizzazione neoliberista -che non ha nulla a che vedere con i casseur che hanno monopolizzato i resoconti d'altre manifestazioni. Tuttavia, se le scorribande dei black-bloc sono un succulento piatto mediatico, da servire ad annoiati spettatori, famelici d'emozioni forti, un workshop sul debito rischia di non essere sufficientemente adrenalinico. Così si punta sul folclore, sull'evento. Questo può non piacerci e può sembrarci un'inutile perdita di tempo -e di denaro, nessuno ne parla, ma mi pare evidente- fatto sta che, se si vuole comunicare, bisogna adeguarsi.

Se è vero che a Porto Alegre non sono nate nuove proposte alternative, è stato possibile mettere in comune quelle già elaborate dalle varie reti. Rete Lilliput, ad esempio, ha tenuto un workshop sugli indicatori del benessere alternativi al PIL. I gruppi provenienti da ogni parte del mondo hanno messo in comune i propri lavori, hanno creato nuove reti con le quali lavorare in futuro. Inoltre, al di là dei quasi 1.000 workshop tematici, dei seminari, delle conferenze, il Forum ha visto un fiorire d'incontri a vari livelli per decidere forme e contenuti delle iniziative future, le priorità, le sedi. La delegazione europea si è riunita per stabilire le sedi dei prossimi forum continentali e mediterranei; quella italiana per decidere come effettuare la contestazione ai parlamentari presenti e non coerenti con contenuti e obiettivi del Forum. Insomma si sono anche poste delle basi per sfornare altri "contenuti".

Molte delle persone giunte a Porto Alegre aderiscono al movimento in maniera superficiale. In particolare, tra i circa quindicimila che hanno animato il campeggio della gioventù, è probabile che parecchi siano partiti come si parte per andare ad un concerto o allo stadio. La partecipazione a questi eventi è determinata sovente dal bisogno di riconoscersi in qualcosa di comune ad altri -che sia un genere musicale, una squadra di calcio o l'antiliberismo è secondario. Si tratti di un Social Forum o di un meeting di Comunione e Liberazione, ciò che conta è sentirsi parte di un'entità più grande -che si contribuisce a costruire- uniti da un ideale (o qualcosa di simile) comune. Finito l'evento però comincia la fatica di vivere coerentemente. Per quanto una persona sia convinta di ciò che fa, ha bisogno di avere delle conferme dal proprio gruppo di riferimento. Perciò, "esserci stati" può rappresentare per alcuni la svolta verso un impegno maggiore. Fermo restando che l'impegno "Politico" non è fatto d'eccezionalità, bensì si attua nel quotidiano.

Tirando le somme, non condivido l'idea di chi condanna il FSM come inutile espressione folklorica. Tanto meno concordo con quanti gli attribuiscono proprietà taumaturgiche. Ritengo che quest'appuntamento possa essere paragonato alle Esposizioni Universali di fine ottocento dove erano rappresentate le nuove scoperte, in tutti i campi. Era il metro dell'avanzamento economico-scientifico mondiale. Il mercato che accennava ad una globalità ancora lontana. Così, ad un secolo di distanza, la dimensione socio-politica lascia intuire una sua futuribile globalizzazione in queste "Esposizioni Sociali Universali". Certo il cammino è ancora lungo.

 

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