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Pubblicato su Politica Domani Num 10 - Gennaio 2002
INTERVISTA a
FRANCESCO GESUALDI
Chiara Graziosi Qual è
l'eredità che le ha lasciato Don Milani?
Io non credo che mi abbia lascito un'eredità particolare. Ci
ha chiesto di essere delle persone pensanti prima di tutto, persone
che abbiano la dignità di voler partecipare, di costruire insieme
agli altri il futuro del mondo. Ci ha chiesto di assumerci le nostre
responsabilità nella consapevolezza che il potere si sostiene
con la collaborazione di tutti e che bisogna avere la capacità,
quando il potere si comporta male, di prenderne le distanze e quindi
di essere anche coerenti con i propri principi. Credo che siano questi
i valori che mi ha lascito e che quindi un pochino mi guidano nell'attività quotidiana. Quindi due insegnamenti piuttosto che pesi da portare.
Lei è
il fondatore del Centro Nuovo Modello di Sviluppo. Come nasce questa
idea e quali sono le attività che il CNMS svolge?
Questa idea è nata tanti anni fa per iniziativa di un gruppo
di amici che poi hanno anche deciso di andare ad abitare l'uno a fianco
dell'altro ed è all'interno di questo caseggiato che nasce il
centro. Nasce come un luogo dove si tendono di approfondire le cause
del disagio, le cause dell'impoverimento non solo a livello nazionale
ma anche internazionale. L'obiettivo è di spiegare poi al grande
pubblico, nella maniera più semplice possibile, quali sono i
meccanismi che generano questi squilibri e nello stesso tempo anche
indicare, a partire dalla nostra quotidianità, quali sono le
iniziative che si possono assumere per tentare di opporci a questi meccanismi
che provocano queste situazioni drammatiche e, nello stesso tempo, tentare
di capire cosa possiamo fare per costruire un mondo diverso; questo
però a partire dai nostri centri quotidiani, non come delle persone
che appartengono alla stanza dei bottoni, ma come gente che fa una vita
normale di semplice lavoratore, di semplice cittadino. Ci sono delle
attività particolari che si stanno svolgendo in questo periodo?
Si, noi abbiamo incominciato alcuni anni fa, proprio sulla scia di quello
che ti dicevo, avendo individuato il consumo, il risparmio, le tasse
come dei momenti che noi possiamo utilizzare per tentare di condizionare
il potere e abbiamo incominciato a fare delle attività di ricerca
sulle imprese per consentire alla gente di poter fare le proprie scelte
d'acquisto. Ora stiamo facendo una ricerca sul sistema bancario per
mettere la gente in condizione di sapere che uso fanno le banche dei
nostri soldi e, se non si condivide come viene utilizzato, di poter
fare delle scelte alternative orientandosi verso la banca etica, il
risparmio sociale, verso le MAG, ecc.. Stiamo facendo questa guida al
risparmio critico che contiamo di pubblicare nella prossima primavera. Cos'è
di preciso la "banca del tempo"?
Diciamo che è un'associazione di persone che si rendono conto
di avere varie necessità da soddisfare ma che non possono soddisfarle
perché il sistema non offre loro un lavoro retribuito e quindi
decidono di creare tra di loro tutta una serie di relazioni di scambio
delle loro competenze arrivando così fino a "creare il proprio
denaro" dal momento che non riescono ad occupare dei posti di lavoro
che diano un salario e che quindi diano la possibilità di poter
disporre della moneta che l'autorità centrale stampa. Sono associazioni
di disoccupati, o almeno così sono nate, che decidono di scambiarsi
il proprio lavoro e decidono anche di fabbricare la loro moneta di scambio
attraverso una serie di assegni che prendono come punto di riferimento
il tempo, quindi un'ora invece che il denaro. In questo modo si hanno
anche degli scambi alla pari nei quali si superano tutte le differenziazioni
razionali legate alla diversità dei lavori per cui, nella nostra
società, il lavoro di un dentista vale più del lavoro
di un idraulico. Se si comincia a prendere l'ora, il tempo impiegato,
come riferimento per valutare il lavoro di tutti, è ovvio che
queste differenze non ci saranno più. Cosa pensa
dell'economia globale e delle attività che si svolgono? Se a
suo parere sono sbagliate cosa propone di fare?
Noi ora siamo di fronte ad un progetto che il sistema sta portando avanti
a livello mondiale, quello di soggiogare il mondo intero al servizio
delle multinazionali. Sono tante le trasformazioni che si stanno verificando:
dall'abolizione degli ostacoli di carattere tariffario quali i contingentamenti
delle quantità di merci che possono entrare fino alla imposizione
di vincoli agli Stati sul tipo di leggi che essi possono fare rispetto
alla qualità dei prodotti. Si sta tentando di costruire un'unica
piazza finanziaria, si sta tentando di creare un unico spazio produttivo
globale; questo sta generando tutta una serie di sconquassi perché
la globalizzazione sta avvenendo in un mondo estremamente squilibrato
dove ci sono dei forti e ci sono dei deboli e tutto va a vantaggio dei
forti, forti come imprese e forti come comunità. Quindi, a mio
avviso, occorre cominciare a prendere consapevolezza che siamo di fronte
ad un mondo estremamente squilibrato, bisogna cominciare a porsi come
obiettivo di superare gli squilibri ponendo in atto strategie adeguate
a questo tipo di compito. In questo momento l'obiettivo sembra essere
l'espansione del commercio a tutti i costi e volta per volta, a seconda
del problema che abbiamo davanti, una volta saremo liberisti e una volta
saremo protezionisti. Io credo che bisogna cambiare totalmente ottica,
rispetto agli obiettivi da risolvere, e cominciare anche ad accettare
che per ogni problema bisogna adottare la soluzione. Cosa pensa
del movimento NO-GLOBAL?
Ne penso tanto bene. È un movimento che tenta di provocare questo
tipo di trasformazioni. Penso quindi che sia un movimento che deve crescere,
che dovrà trovare le sue strade soprattutto per quanto riguarda
le strategie. Dobbiamo essere consapevoli che da soli non andremo da
nessuna parte e quindi bisogna trovare delle strategie di opposizione
che siano capite dalla gente, in modo che la gente abbia sempre più
simpatia nei nostri confronti e non provi dei moti di avversione, magari
perché ci può considerare dei violenti. Quindi è
necessario tentare di adattare le strategie nell'ottica di riuscire
a trovare un consenso quanto più ampio possibile da parte della
gente. |
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