Pubblicato su Politica Domani Num 10 - Gennaio 2002

Editoriale
"...DISTRUGGETE LE NOSTRE CHIESE..."
Struggente messaggio di pace in un mondo dilaniato da guerre

Maria Mezzina

Qualcuno ha detto che la notte di Natale, in quel di Betlemme, il nome di Arafat era più popolare di quello di Gesù Bambino. Qualcun altro, nella medesima notte, se l'è presa con Sharon per avere dato visibilità gratuita ad Arafat nell'inutile tentativo di diminuirne il prestigio agli occhi dei palestinesi negandogli la partecipazione alla Messa di mezzanotte.
Il Governo afgano recentemente insediatosi a Kabul, ha chiesto ufficialmente l'interruzione dei bombardamenti americani sull'Afghanistan dopo l'ennesima strage di innocenti, causa di un bombardamento errato (errore collaterale) dell'aviazione americana che ha provocato decine di vittime civili. Pakistan e India stanno ammassando lungo i confini del Kashmir truppe e missili balistici in grado di contenere testate nucleari, di cui entrambi i paesi sono provvisti (causa remota della contesa: il possesso della regione; causa scatenante: l'attacco terroristico al parlamento di Nuova Dheli). Continua la caccia ad Osama bin Laden, e gli USA si stanno preparando a colpire altri Stati "canaglia" che foraggiano e fomentano il terrorismo; sono nella lista Somalia, Etiopia, Sudan, probabilmente anche l'Iraq, dove la partita con Saddam Hussein non è mai stata chiusa. Intanto, nonostante l'unanimità dimostrata da tutti i paesi nello scendere prontamente in guerra contro il terrorismo, i reati di narcotraffico e terrorismo continuano ad essere assenti dall'elenco dei reati contro l'umanità, giudicabili dal Tribunale Penale Internazionale, che è ancora ingessato perché per la sua piena operatività mancano ancora parecchie firme (inclusa quella statunitense).
Si preparano e si mobilitano eserciti e macchine belliche, a prezzo di enormi sacrifici economici e umani, contro il vuoto delle ombre e del nulla, la paura di un nemico pericoloso, senza volto e sfuggente. Bandiere al vento, inni nazionali, concerti, dimostrazioni, cortei, piazze gremite: la società civile si organizza come può per far sentire la sua voce, a sostegno delle decisioni dei potenti ma anche e soprattutto contro (a Genova, ad Assisi, a Roma, ma anche a Washington e a Gerusalemme).
Dove stiamo andando? Quale tragica spirale ci attende? Fermiamo le bombe, sediamoci ad ascoltare, ricordiamo il nostro passato e da dove siamo venuti, chiediamo perdono, digiuniamo e preghiamo. Cosa ci fa credere che la forza e la violenza possano sconfiggere il terrorismo, risolvere la questione palestinese, addomesticare i vari "Saddam", portare alla democrazia e all'ordine gli stati africani devastati dalle guerre e dalla miseria, risolvere, in una parola, i problemi del mondo? Violenza porta violenza, odio porta odio; non uccidete l'innocenza, non calpestate i diritti dei piccoli, degli umili e dei poveri. "Distruggete piuttosto le nostre Chiese ma risparmiate le case degli innocenti! - è il grido di Michel Sabbah, patriarca latino di Gerusalemme - Noi troveremo altri luoghi per pregare e continueremo a pregare per noi e per voi". Siano le nostre coscienze e i nostri cuori il Tempio di Dio e possa Egli ripartire da lì per salvare l'innocente, accompagnare l'umanità in cammino, sostenerci nella lotta per la giustizia, edificare su questa terra il suo Regno.

 

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Num 10 Gennaio 2002 | politicadomani.it