Pubblicato su Politica Domani Num 1 - Gennaio 2001

Carta dei diritti
Sappiamo di cosa stiamo parlando?

A chi abbia tentato, come chi scrive, di riordinare le tante parole spese sulla "Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea" rimane l'impressione di aver tralasciato qualcosa, di non conoscere l'essenza di cotanta logomachia. E, non me ne vogliano gli illustri commentatori di famosi giornali, ma il dubbio che anche essi non l'abbiano ben chiara pare tutt'altro che priva di fondamento. Tentiamo di raccapezzarci. Scorrendo il preambolo della suddetta carta pare di capire che essa risponde ad un'esigenza di maggiore visibilità dei "diritti fondamentali" "alla luce dell'evoluzione della società, del progresso sociale e degli sviluppi scientifici e tecnologici", ma in sostanza riaffermi i diritti derivanti "dalle tradizioni costituzionali dei vari stati e dagli obblighi internazionali comuni agli stati membri, dal trattato sull'Unione europea e dai trattati comunitari, dalla convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, delle carte sociali adottate dalla comunità e dal consiglio d'Europa, nonché i diritti riconosciuti dalla giurisprudenza della Corte di Giustizia delle Comunità europee e da quella della Carta europea dei diritti dell'uomo". Appurato ciò penso sia lecito domandarsi, con il sen. G. Andreotti intervistato sul tema: "Che bisogno c'era di varare una carta dei diritti quando ancora quella del Consiglio d'Europa resta da cinquant'anni un ottimo testo?". Altro sarebbe preparare una vera e propria costituzione che ricomprenda tutti i trattati, che li superi rimanendo come testo unico fondamentale. Per arrivare a ciò sarebbe però necessaria la preventiva disponibilità dei vari stati ad ulteriore cessione di sovranità; sarebbe necessario un accordo sulla forma a carattere dell'Unione (ad esempio federale o confederale). Parliamoci chiaro l'attuale panorama politico europeo è lontano miglia dalla possibilità che ciò si realizzi. Parlare ora di costituzione europea significherebbe mettere il carro da-vanti ai buoi. Ventilare l'ipotesi di una carta dei diritti, scritta ora per diventare poi la prima parte di una futuribile costituzione, è pericoloso oltre che inutile perché vorrebbe dire svalutarla, visto che le è stato attribuito valore puramente politico e non giuridico. L'impressione è che si voglia dare a tutti i costi l'idea di un passo avanti verso un'unione politica più forte, lasciando che ciascuno attribuisca alla novella carta il valore che meglio crede, destinandola così ad un'esistenza effimera tanto più che già si parla di una nuova stesura per il 2004. Una nuova Costituzione deve innanzi tutto essere preceduta da dibattito nella società civile. "E' necessario che gli italiani tutti discutano appassionatamente i problemi costituzionali, ciascuno quelli che più sente." scriveva A.C.Jemolo nel '46. Parole attualissime oggi, applicate ad una costituzione europea. Data questa come conditio sine qua non, la stesura materiale della Carta non potrà che essere opera di una Assemblea Costituente. In questo modo tale Carta sarebbe massimamente frutto del volere dei popoli che così sentirebbero propri i valori e le norme in essa contenuti. Inoltre l'evento costituente servirebbe da spartiacque nella storia europea e fornirebbe all'Unione quella capacità evocativa dell'inizio che trattati decisi in alte sfere non potrebbero mai garantirle. La speranza è che le polemiche su questa Carta possano risvegliare una società civile che, ora sopita, accetta passivamente una Europa dei banchieri.

Giorgio Innocenti

 

Libri consigliati

- A.C. Jemolo, Che cos'è la Costituzione, Donzelli Editore (1996)
- M.R. Allegri, Orientamenti sociali delle Costituzioni contemporanee, Edizioni SEAM (1998)

 

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