Un libro di Nicholas Shaxson
Paradisi fiscali
il quadro dei paradisi fiscali suggerisce un epilogo agghiacciante: la creazione di moneta senza valore e la liberalizzazione del riciclaggio
Jan 2013
“Nicholas Shaxson è un giornalista britannico, di quei pochi che evidentemente sentono ancora il fuoco sacro della professione del ficcanaso. Shaxson affronta un tema scabroso: i paradisi fiscali.
Questo il duro impatto dell’inizio del primo capitolo del suo libro:
“Più della metà del commercio mondiale passa […] attraverso i paradisi fiscali. Oltre la metà di tutti gli attivi bancari ed un terzo dell’investimento diretto estero effettuato dalle imprese multinazionali vengono dirottati offshore. […] l’’85% delle emissioni bancarie ed obbligazionarie internazionali si svolgono in […] una zona offshore. Nel 2010 l’Fmi ha stimato che i soli bilanci dei piccoli centri insulari ammontavano complessivamente […] ad una somma equivalente a circa un terzo del Pil mondiale”.
[…]
L’intera faccenda si riduce ad un assioma semplice, semplice.
Gli anglosassoni hanno varato la decisione di Nixon di creare moneta per volontà (fiat money) senza alcun corrispettivo reale di ricchezza materiale (si ricordi che la moneta essenzialmente è un semplice debito). Il presupposto venne poi sviluppato con la globalizzazione, il monetarismo, la deregolamentazione e la finanziarizzazione, per ordinare l’economia stante che l’economia già ordinava cultura, società e politica dei vari paesi e dei vari popoli.
Ordinando l’economia con la finanza, si sono costruiti l’impero della circolazione finanziaria che attira capitali da ovunque per vivere di commissioni, di occupazione correlata e per gestire questa massa di soldi, in parte veri, in parte da loro stessi stampati su foglietti di carta verdognola o su certificati di nessun valore reale, per una nuova stagione di geopolitica della ricchezza e dei rendimenti crescenti.
Comminando premi e punizioni a piacere, gestendo la ricchezza dell’élite mondiale e dei popoli che a queste sono subordinati, hanno pensato così di sopravvivere alla loro decadenza economica, demografica, culturale e politica.
I baroni anglosassoni del 1215 imposero il “no taxation without representation”. Ora la representation se la comprano al mercato della democrazia rappresentativa con i soldi salvati dal “no taxation”. Questa è la libertà dei veri liberali.
Come diceva Fernand Braudel, la fase finanziaria è sempre l’autunno di una egemonia che sta perdendo il potere reale il ché ci apre alla speranza che s’alzi un nuovo vento. Purtroppo però Ungaretti ci ricorda anche che noi, come i soldati, “si sta come d’autunno su gli alberi le foglie”.
[Da recensione di C. Wolff su Megachip]

La realtà è però ancora peggiore di quanto l’autorevole commentatore scrive su Megachip. Si prospetta un futuro da incubo perché, scrive A. Carzaniga:
“Alcune delle potenze economiche mondiali (Gran Bretagna con tutta la sua rete di ex colonie, Cayman, Bermuda, Bahamas, Jersey, Singapore, Dubai, etc., oltre alle solite Svizzera, Lussemburgo, etc., ma anche Usa con tutta la sua potenza) hanno creato un meccanismo di ricettazione del danaro sporco o frutto di evasione, insieme ad una deregolamentazione finanziaria e bancaria, ove ormai le regole sono zero, che non può non preoccupare per le sue conseguenze non solo attuali, ma soprattutto future. Le dimensioni del fenomeno sono enormi perché, a parte il servizio svolto dalla City alle banche americane - fare a Londra il lavoro sporco che non si può fare a New York -, si intravede qualcosa di più grosso e inaccettabile: si è liberalizzata la creazione di moneta, fuori dai vincoli imposti dalle banche centrali, e si è liberalizzato il riciclaggio. Ossia si sono create (forse) le premesse per una ripartenza dell'inflazione a livello mondiale, e per una diffusione incontrollata delle attività criminali. E poi non mi vengano a raccontare che i corrotti ed i poco trasparenti siamo noi: mi sembra che purtroppo siamo in ottima compagnia. [da mail privata]

Nicholas Shaxson
“Le isole del tesoro. Viaggio nei paradisi fiscali dove è nascosto il tesoro della globalizzazione”
Milano, Feltrinelli, 2012, 19 eu
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