Liberiamo il Movimento cinque stelle
Mar 2013
Il Movimento 5 stelle non è di Grillo.
I 163 parlamentari eletti del M5s sono quanto al meglio potesse esprimere la gente comune per indicare alla politica la necessità di cambiare, stante la situazione e con i mezzi a disposizione.
Hanno votato per il Movimento tutti coloro che non ce la facevano più di quanto nel paese stava accadendo: corruzione, privilegi, sperperi, partiti sempre più autoreferenziali e generale disgusto per i protagonisti della politica; con l’aggravante di una crisi feroce e lunghissima e di una caduta di credibilità del nostro paese, di cui lo spread altro non è che la misura.
Il riversarsi sul Movimento di così tanti voti ha sorpreso soprattutto Grillo. Ma tant’è, gli italiani apprezzano le battute e i colpi di scure di Grillo hanno fatto più rumore del lavoro da giardiniere di Bersani. In realtà c’era bisogno di tutti e due: abbattere i totem della politica e preparare, al contempo, le condizioni per il cambiamento senza bruciare il giardino.
Ora che molte piante ingombranti sono cadute e si è fatto spazio per nuove pianticelle, e che dai rami potati stanno nascendo le gemme - per continuare con la metafora - il giardino va coltivato e va difeso da eventuali attacchi vandalici.
Allora chiariamo alcuni punti che meritano di essere chiariti.
Primo. Il M5s non è di Grillo, appartiene a chi è stato eletto e a chi lo ha votato. E, direi, appartiene anche a quei tanti (riformatori prudenti) che, pur non avendolo votato, lo hanno considerato un movimento importante per quella carica di immediatezza, trasparenza e vigore che portava con sé riuscendo a coinvolgere le piazze.
Il populismo di Grillo, affiancato dallo sforzo di un Bersani coraggioso sembrano l’humus adatto per dare alla politica di questo paese una vigorosa virata.
Secondo. Hanno priorità assoluta alcuni principi che hanno convinto non solo a votare il M5s, ma anche a partecipare a quell’unica forma di democrazia dal basso che sono state le “parlamentarie” (con tutti i limiti di una rappresentanza azzoppata) come la trasparenza, la voglia cambiamento, la libertà di coscienza, l’assunzione di responsabilità, l’ascolto della gente, il riavvio della politica sui binari dei problemi reali, dei quali cinque (le stelle) sono gli irrinunciabili punti primari del movimento.
Terzo. La Costituzione va ammodernata, ma per certi aspetti è intoccabile. Lo è, per esempio, quel principio fondamentale che si chiama “libertà di coscienza” e che si esprime nell’articolo 67: “Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”. Il principio è presente in quasi tutte le costituzioni delle democrazie rappresentative e garantisce due cose: (1) una volta eletto, il parlamentare diventa il rappresentante di tutta la nazione; (2) è un caposaldo della democrazia perché, oltre il partito e prima del capo, c’è questo compito di decidere per l’intero paese, c’è questo contratto con la gente, il popolo tutto, comprese le minoranze e gli esclusi. In forza di questo principio ogni richiesta di “obbedienza al leader” diventa uno stravolgimento della democrazia.
Quarto. Per essere credibili gli eletti del M5s avranno il difficile compito di comportarsi in modo coerente. Vogliono o non vogliono che la politica cambi radicalmente? Vogliono o non vogliono che si discutano e si risolvano i problemi veri di questo paese? Vogliono o non vogliono che ciascuno si assuma le sue responsabilità, loro inclusi? Cos’altro, se non proprio questo, Grillo urlava nelle piazze additando al pubblico ludibrio, fra le risate di tutti, comportamenti e persone?
Quinto. Per essere utili gli eletti dovranno chiarire al più presto se il M5s intende o no impegnarsi per cambiare il paese; se è o no vicino alla gente e sui territori; se è vero o no che rifiuta tutti gli aspetti della cattiva politica, incluso l’immobilismo, il servilismo e l’appiattimento dei cervelli. Gli eletti dovranno chiarire se è vero o no che è dalla gente e non da Grillo che hanno ricevuto il mandato di governare e se è alla gente, quindi, e non a Grillo che debbono rispondere.
Sono punti sui quali si gioca il destino di un intero paese che vuole cambiare, ma non vuole lo sfascio, e che ha mostrato di saper usare le regole della democrazia per ridare dignità al parlamento e ridare speranza alla troppa gente che soffre.
Su questi punti si gioca la sopravvivenza del M5s perché se gli eletti non mostreranno compatti di essere se stessi - invece che soldatini di un generale - il movimento diventerà uno dei tanti partiti: autoreferenziale, il partito di una persona, ossequente verso quella persona, ripiegato sul proprio ombelico, lontano anni luce dai problemi della gente. Non è per questo che sono stati votati.
E allora, se Grillo vuole lo sfascio, aiutiamo il Movimento a liberarsi di Grillo.
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