Visto da vicino
Jorge Mario Bergoglio el Papa “cuervo”
Racconti da un’esistenza “semplice” fatti da gente che ha conosciuto Bergoglio come compagno di strada (e anche di giochi)
Mar 2013
È nato 76 anni fa, il 17 dicembre 1936 a Buenos Aires, Jorge Mario Bergoglio, da padre italiano (piemontese) e madre argentina ma anche lei italiana d’origine (piemontese e genovese).
È stato un ragazzo qualunque: studi tecnici, amici, passione per il calcio e per il ballo (il tango naturalmente), una fidanzatina. Poi la vocazione. Nel 1922 entra in seminario (con i gesuiti); nel 1969, a 33 anni, è ordinato sacerdote.
È Giovanni Paolo II a ordinarlo Vescovo (1992) e poi Cardinale (2001).

Qui raccontiamo alcuni aneddoti di un pastore semplice vicino ai poveri.
L’ultimo è di lunedì scorso, il giorno precedente il conclave: la telefonata che le ha fatto lunedì intorno a mezzogiorno. Lo racconta a “La Stampa” Giuseppina Ravedone, ottantadue anni, vedova del pittore torinese Franco Martinengo, che è cugina di papa Bergoglio perché sua suocera e il padre del papa erano fratelli.
«Mi ha detto che lui, con il papa o senza papa, sarebbe tornato a Buenos Aires domenica perché aveva il volo fissato e perché gli impegni della Settimana Santa si rispettano». Un volo low cost, «Fa sempre così quando viaggia. Nessuno spreco, non lo sopporta. Ci parla sempre dei bambini, dice che in Argentina ci sono i bambini nelle favelas. Lui pensa sempre a loro».
Le favelas, i poveri, i bambini che in Argentina muoiono di malattie e di fame, l’anziana signora che chiama Giorgio il papa racconta:
«Mio cugino è uno che rivoluziona tutto, è capace di dare tutto ai poveri. Quante volte ci ha detto: voi siete ricchi, noi abbiamo i bambini che muoiono di fame. Così ogni volta che passava di qui cercavo di dargli un po’ di denaro da portare in Argentina». «Quando Giovanni Paolo II lo ha fatto cardinale, c’era il problema dell’abito. Lui si è informato su quanto gli avrebbero chiesto i sarti e saputo che sarebbe venuto a costare seimila euro, ha detto un “no” categorico. “Una spesa senza senso”. Così ha fatto cercare la stoffa adatta e siccome sua sorella sa cucire bene, l’abito rosso glielo ha confezionato lei. E nessuno se n’è accorto. Glielo posso assicurare: mio cugino conosce il valore delle piccole cose».

Ha la stessa età che aveva Angelo Rocalli quando è stato eletto papa. Solo otto mesi di meno. E, come quando fu eletto Giovanni XXIII, arriva in un tempo in cui per la Chiesa si impongono cambiamenti importanti. Allora era il corpo tutto della Chiesa, con il Concilio Vaticano II voluto dal “papa buono” a chiedere il cambiamento, una chiesa che con il concilio è stata capace di rinnovarsi profondamente all’interno e nei suoi rapporti col mondo. Oggi, con la comunicazione diventata globale, e una chiesa che rischia di morire asfittica, lo chiedono tutti.

La sua abitazione è un modesto appartamentino a Buenos Aires. Gli spostamenti li faceva con i mezzi pubblici, bus, metropolitana e treno.
Raccontano che quando fu ordinato cardinale nel 2001, obbligò i suoi compatrioti che avevano organizzato raccolte fondi per partecipare alla cerimonia di Roma, a restare in Argentina e a donare ai poveri i soldi raccolti. Gli chiesero, allora, di avere un ruolo di peso ma lui rispose: “Per carità, in curia muoio”.
C’è un libro su lui, è un libro-intervista del 2010, “Il gesuita”, di Francesca Ambrogetti e Sergio Rubin, in cui il Cardinale Bergoglio ricorda le sue origini italiane e le sue passioni di uomo, da quella per la letteratura e, da buon argentino, per il tango, fino al ricordo di una fidanzata nella sua prima adolescenza, prima dell’arrivo della vocazione.
È tifoso del San Lorenzo di Almagro, squadra di calcio della serie A argentina, società fondata nel 1908 da un salesiano e “Papa Cuervo”, che in gergo del calcio argentino vuol dire “tifoso del San Lorenzo”, lo hanno subito chiamato sul sito della società e sulla stampa argentina.
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