Operazioni non impossibili
Fare micro e piccola impresa "senza soldi"
Lavorare molto su se stessi, pensare un’idea e guardare alla realtà attorno e lontano
di Paolo Caputo | Jan 2013
Fare micro e piccola impresa "senza soldi" è possibile?
La domanda sembra retorica. Eppure ascoltando anziani piccoli imprenditori che hanno avuto ampie soddisfazioni dalla loro attività di business, solitamente si sente dire: io ho cominciato senza una lira.
Bene, guardiamoci intorno.
Le giovani generazioni hanno vissuto in un periodo storico in cui tutto sembra facile perché “tutto si vende e tutto si compra”.
La moneta è il principio da cui partire e su cui tutto si misura a monte: i rapporti sociali, la cultura, il lavoro e, naturalmente, il fare impresa. Si presuppone che prima di ogni cosa sia necessario e sia più che sufficiente disporre di risorse monetarie; che questo sia l'unico elemento importante da cui partire, superato il quale si comincia la creazione e la attività. Quindi, se non si ha il capitale nella sua completa intensità non si fa nulla, se lo si ha si fa tutto e subito.
Le conseguenze di questo modo di fare sono varie, ma spesso la “fretta” di investire nasce dalla “fretta” di realizzare e sono numerosi i giovani che iniziano un business e, frustrati, poco dopo abbandonano tutto bruciando spesso risparmi familiari o restando indebitati e morosi.
In realtà un’idea business, dal falegname all’IT venture business, per essere considerata tale deve essere dapprima valutata come reale, analizzata in tutti i suoi aspetti: da quello psicologico a quello ambientale, dal mercato reale (quello visto con i propri occhi e non mediato da cartacee statistiche) a quello simulato; e occorre considerare le relative aspettative. Bisogna saper guardare in casa altrui, verificare anche realtà macroeconomiche e le esperienze altrui sulle modalità di lavoro del mondo bancario locale. Ma ,prima di ogni cosa, bisogna partire dal fatto che fare l'imprenditore è sinonimo di fatica, di dedizione e di sacrificio del proprio tempo libero.
Nonché è sinonimo di sacrifico economico e capacità di saper aspettare i risultati, così come è capacità di saper vivere la realtà non in maniera nevrotica (senza cioè distaccarsi dal proprio mondo interiore e dalla realtà, che può essere cruda) ed è quindi capacità di cambiare e anche di rinunciare, prima che sia troppo tardi. Alla fine di questo processo (o contemporaneamente) si passa alle necessità monetarie, al business plan e alla simulazione costi/ricavi.
Spesso si scopre che per cominciare non è poi così necessario tutto l'investimento che si era inizialmente pensato e che si possono scovare risorse e utilizzarle al meglio e in maniera profittevole.

STUDIO CAPUTO
Economia di impresa
Strategie di marketing e comunicazione di impresa
Dott. Paolo Caputo - economista/aziendalista
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