Pubblicato su politicadomani Num 72/73 - Set/Ott 2007

Grandi musei
Mosca-Verona, un gemellaggio all'insegna dell'arte
Provenienti dalle collezioni del Museo Puskin di Mosca ottanta dipinti italiani dal '500 al '900

di m.m.

Verona, nel cuore del Nord-Est dell'Italia, è città degli Scaligeri e dei Visconti, poi della Serenissima di Venezia, e, infine, degli Asburgo, prima di diventare italiana. È la città che ha ospitato Dante in esilio dalla sua Firenze, e ha fatto da sfondo alla tragedia d'amore di Romeo e Giulietta.
È qui, a Verona, nell'antico Palazzo del Comune (detto anche del Mercato Vecchio, oppure Palazzo della Ragione, dal nome della splendida scala costruita nel 1447, lateralmente all'edificio, sotto la torre dei Lamberti), un gioiello di architettura del XII secolo, di recente riaperto al pubblico dopo un lungo periodo di restauri, che dal 20 ottobre 2007 al 3 febbraio 2008 si terrà la prima di un ciclo di importanti mostre: una ogni anno, rese possibili dall'accordo quinquennale stipulato fra la Fondazione Cariverona e il Museo Puskin di Mosca.
L'accordo è solo un tassello del complesso mosaico di cui è fatto il rapporto di amicizia e di collaborazione fra l'Italia e la Russia. Un mosaico in cui l'arte e la cultura svolgono, come sempre, un ruolo di primissimo piano. Trovano spazio nell'accordo, oltre alle mostre, anche importanti progetti di restauro, di studio e di valorizzazione del patrimonio artistico e culturale dei due paesi, con interventi anche in ambito editoriale e musicale.
Attraverso la mostra, il Museo Puskin apre al pubblico italiano. È qui che, a partire dal primo Novecento - il museo è nato nel 1912 da un'idea di Ivan Tsvetaev -, prima attraverso la statalizzazione di importanti collezioni private moscovite, e poi, negli ultimi decenni, con la politica di acquisti voluta dal governo russo, sono confluiti eccezionali capolavori: opere che vanno dalla collezione di arte antica (con una grande quantità di opere italiane), nella quale trova posto il famoso Tesoro di Priamo, alla pittura fiamminga e olandese (con opere di Rubens e di Rembrandt, e di altre scuole europee), alla sezione più moderna, dell'Ottocento e del Novecento, forse la più strepitosa.
Un intero edificio del museo è dedicato all'impressionismo e il post-impressionismo: con opere di Manet, Van Gogh, Gauguin, Chagall, Renoir, avanguardie russe ed europee, le prove espressionistiche e giovanili di Kandinskji. E, ancora, opere di Matisse e Picasso, fino agli artisti del secondo dopoguerra. Una straordinaria collezione di capolavori che, grazie all'accordo quinquennale stipulato, arriveranno anche in Italia.
La mostra, "Pittura Italiana nelle collezioni del Museo Pushkin dal Cinquecento al Novecento", è un appassionante viaggio nella pittura italiana degli ultimi cinque secoli; una passeggiata attraverso ottanta dipinti, fra i quali alcuni straordinari capolavori.
Dopo un'introduzione al Museo, il visitatore è accolto in una prima sezione rinascimentale e manierista, vera e propria antologia della pittura del XVI secolo. Giulio Romano e Bronzino, la cui "Madonna col Bambino e san Giovanni Battista", uno dei suoi capolavori, è l'immagine guida dell'evento, lo immettono nella cultura romana e fiorentina, all'ombra di Raffaello e Michelangelo. Qui egli incontra il ritratto vigoroso di Pierfrancesco di Jacopo Foschi, pittore fiorentino dal colore smaltato e levigato. Entra quindi, il visitatore, nel mondo della pittura della Maniera, rappresentata, tra gli altri, da Lorenzo Lotto, Tintoretto e Paolo Veronese artisti che, col trionfo del colore e degli squarci di luce, danno della Venezia di allora, che vive la crisi del passaggio dall'Illuminismo al Romanti-cismo, una rappresentazione monumentale ed evocativa.
La pittura barocca di Luca Giordano e il mondo realistico, minuzioso ed elegantemente malinconico di Bernardo Strozzi introducono al Seicento dove si trova anche una piccola, deliziosa sezione di nature morte di Cristoforo Munari, Carlo Magini e altri. Guercino, Guido Reni e poi Tommaso Savolini e Francesco Trevisani illustrano i caratteri del Seicento bolognese e della grande pittura riformata, inizialmente, dalle prove quasi visionarie dei Carracci e, in seguito, dai contrasti luministici dello stesso Guercino. La pittura di genere e i ritratti invitano poi ad entrare nella cultura artistica del Settecento, un ambiente composito dove alla "Morte di Didone" di Tiepolo, delizioso capolavoro, e alla grande pala d'altare di Zugno, firmata dallo stesso Tiepolo, suo maestro, fa da cornice una straordinaria galleria di vedute, con dipinti bellissimi di Canaletto e Bellotto, Pannini, Guardi e Marieschi.
L'Ottocento italiano è, per la verità, poco rappresentato al Pushkin, ma uno dei celeberrimi fasti napoleonici di Andrea Appiani permette di fare il salto del secolo e arrivare al Novecento con due delle opere più belle di Giorgio De Chirico a cui, in questa pregevole sezione finale, fanno compagnia opere di Achille Funi, Gino Severini e Felice Casorati.
Tutta al femminile l'organizzazione dell'evento.
Vittoria Markova, conservatrice della sezione italiana del Museo Puskin, e Paola Marini, direttrice del Museo di Castelvecchio, consulente e consigliere della Fondazione Cariverona, hanno scelto i dipinti. Irina Antonova, storica direttrice del Museo Puskin, ha firmato il saggio introduttivo del catalogo (Marsili Editore). Vittoria Markova è anche la curatrice delle schede che documentano le opere esposte.

 

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