Pubblicato su politicadomani Num 72/73 - Set/Ott 2007

Fortress Europe
Morire di frontiera
Da un articolo di Fortezza Europa il resoconto delle stragi dell'emigrazione clandestina

di Gabriele Del Grande

Morire di frontiera. Accade da vent'anni lungo i confini dell'Europa. Sono soprattutto naufragi, ma non mancano incidenti stradali, morti di stenti nel deserto come tra le nevi dei valichi montuosi, piuttosto che uccisi da un'esplosione negli ultimi campi minati in Grecia, dagli spari dell'esercito turco o dalle violenze della polizia in Libia. Fortress Europe è una rassegna stampa che dal 1988 ad oggi fa memoria delle vittime della frontiera: 9.726 morti documentate, tra cui si contano 3.599 dispersi.
Nel Mar Mediterraneo e nell'Oceano Atlantico verso le Canarie e nell'Indiano verso Mayotte, sono annegate 7.207 persone. Quasi la metà delle salme (3.599) non sono mai state recuperate. Nel Canale di Sicilia tra la Libia, l'Egitto, la Tunisia, Malta e l'Italia le vittime sono 2.420, tra cui 1.503 dispersi. Altre 64 persone sono morte navigando dall'Algeria verso la Sardegna. Lungo le rotte che vanno dal Marocco, dall'Algeria, dal Sahara occidentale, dalla Mauritania e dal Senegal alla Spagna, puntando verso le isole Canarie, o attraversando lo stretto di Gibilterra, sono morte almeno 3.209 persone di cui 1.387 risultano disperse. Nell'Egeo invece, tra la Turchia e la Grecia, hanno perso la vita 724 migranti, tra i quali si contano 364 dispersi. Infine, nel mare Adriatico, tra l'Albania, il Montenegro e l'Italia, negli anni passati sono morte 553 persone, delle quali 250 sono disperse. E almeno 97 migranti sono annegati sulle rotte per l'isola francese di Mayotte, nell'oceano Indiano. Il mare non si attraversa soltanto su imbarcazioni di fortuna, ma anche sui mercantili, dove spesso viaggiano molti migranti, nascosti nella stiva o in qualche container. Ma anche qui le condizioni di sicurezza restano bassissime: 140 le morti accertate per soffocamento o annegamento.
Per chi viaggia da sud il Sahara è un pericoloso passaggio obbligato per arrivare al mare. Il grande deserto separa l'Africa occidentale e il Corno d'Africa dal Mediterraneo. Si attraversa sui camion e sui fuoristrada che battono le piste tra Sudan, Chad, Niger e Mali da un lato e Libia e Algeria dall'altro. Qui dal 1996 sono morte almeno 1.113 persone. Ma, stando alle testimonianze dei sopravvissuti, quasi ogni viaggio conta i suoi morti. Pertanto le vittime censite sulla stampa potrebbero essere solo una sottostima. Tra i morti si contano anche le vittime delle deportazioni collettive praticate dai governi di Tripoli, Algeri e Rabat, abituati da anni ad abbandonare a se stessi gruppi di centinaia di persone in zone frontaliere in pieno deserto
In Libia si registrano gravi episodi di violenze contro i migranti. Non esistono dati sulla cronaca nera. Nel 2006 Human Rights Watch e Afvic hanno accusato Tripoli di arresti arbitrari e torture nei centri di detenzione per stranieri, tre dei quali sono stati finanziati dall'Italia. Nel settembre 2000 a Zawiyah, nel nord-ovest del Paese, vennero uccisi almeno 560 migranti nel corso di sommosse razziste.
Viaggiando nascosti nei tir hanno perso la vita in seguito ad incidenti stradali, per soffocamento o schiacchiati dal peso delle merci 280 persone. E almeno 180 migranti sono annegati attraversando i fiumi frontalieri: la maggior parte nell'Oder-Neisse tra Polonia e Germania, nell'Evros tra Turchia e Grecia, nel Sava tra Bosnia e Croazia e nel Morava, tra Slovacchia e Rep. Ceca. Altre 109 persone sono invece morte di freddo percorrendo a piedi i valichi della frontiera, soprattutto in Turchia e Grecia.
In Grecia, al confine nord-orientale con la Turchia, nella provincia di Evros, esistono ancora i campi minati. Qui, tentando di attraversare a piedi il confine, sono rimaste uccise 88 persone.
Sotto gli spari della polizia di frontiera, sono morte ammazzati 92 migranti, di cui 35 soltanto a Ceuta e Melilla, le due enclaves spagnole in Marocco, e altri 28 al confine turco con l'Iran. Ma ad uccidere sono anche le procedure di espulsione in Francia, Belgio, Germania, Spagna, Svizzera e l'esternalizzazione dei controlli delle frontiere in Marocco e Libia. Infine 41 persone sono morte assiderate, viaggiando nascoste nel vano carrello di aerei diretti negli scali europei. E altre 23 hanno perso la vita viaggiando nascoste sotto i treni che attraversano il tunnel della Manica, per raggiungere l'Inghilterra, cadendo lungo i binari o rimanendo fulminati scavalcando la recinzione del terminal francese, oltre a 12 morti investiti dai treni in altre frontiere e 3 annegati nel Canale della Manica.

 

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Fortress Europe è un blog dedicato alla memoria delle vittime dell'immigrazione clandestina e alla denuncia dei crimini commessi alla frontiera contro migranti e rifugiati. Al momento non è finanziato da nessuno e si regge su una rete di giornalisti, traduttori e associazioni.
Ogni mese circa 5.000 persone di tutta l'area euro-mediterranea ricevono un rapporto da Fortress Europe: sono giornalisti, associazioni, parlamentari italiani ed europei, e singoli cittadini.
Il sito (http://fortresseurope.blogspot.com) contiene l'archivio degli articoli pubblicati (in Italia e nel mondo) e un ricco elenco di link da dove è possibile consultare e scaricare una preziosa e accurata documentazione.

Gabriele del Grande, toscano, ex operatore sociale a Bologna, giornalista, è autore dei reportage "Biglietti di viaggio dalla Palestina" del 2004 e "Storie da una città vista di spalle", resoconto dei suoi 20 giorni di vita tra i senza dimora a Roma, durante il periodo di Natale di tre anni fa.
La sua opera prima, "Mamadou va a morire" (L'Infinito Edizioni, maggio 2007 - 160 pgg., 14,00 euro) è il racconto del viaggio fatto lungo le rotte dei migranti in Turchia, Grecia, Tunisia, Marocco, Sahara Occidentale, Mauritania, Mali e Senegal.
Fa parte della redazione dell'agenzia giornalistica quotidiana "Redattore Sociale" e ha fondato il blog "Fortress Europe".

 

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