Pubblicato su politicadomani Num 72/73 - Set/Ott 2007

Sintesi del Rapporto CISP
Figure professionali e opportunità nella cooperazione internazionale
Otto partner interistituzionali e quattro paesi (Italia, Belgio, Polonia, Repubblica Ceca) propongono un modello di formazione utile per tutte quelle istituzioni che intendano impostare nel settore percorsi di formazione o di aggiornamento

 

Cambia il profilo delle figure professionali nel mondo della cooperazione: non più figure tecniche tradizionali (ingegneri, agronomi, ecc.), il cui ruolo è più legato a consulenze specifiche di non lunga durata, ma figure gestionali, legate alla comunicazione con una profonda conoscenza dei complessi meccanismi di funzionamento degli organismi internazionali. Importante la formazione post-universitaria, spesso l'unico canale di accesso per i giovani che vogliono lavorare in questo settore. Sono le conclusioni della ricerca condotta dal CISP sul mercato del lavoro e i bisogni formativi nel mondo della cooperazione internazionale nell'Europa allargata (Roma, 19 dicembre 2006, Convegno "Cooperazione allo sviluppo: una proposta di formazione europea"). La ricerca ha messo a confronto due Stati dell'Ue a 15, Italia e Belgio, e due dei nuovi Stati membri, Polonia e Repubblica Ceca.

Comunicazione sempre più importante
La cooperazione internazionale allo sviluppo è cambiata: i tradizionali progetti e studi di natura tecnica, locale o microsettoriale, sono oggi superati dai programmi di supporto allo sviluppo locale basati sul partenariato e sul sostegno ai processi endogeni. Servono meno ingegneri, economisti, agronomi ed esperti forestali, e più professionalità specializzate nella comunicazione, nello sviluppo partecipativo, nelle capacità di operare con soggetti con realtà differenti: una sorta di facilitatori, esperti di tematiche di sviluppo sociale, relazione e interscambio. Nei progetti di rafforzamento istituzionale (sempre più numerosi) sono importanti le capacità comunicative relazionali e di negoziazione con le istituzioni pubbliche locali: serve quindi una maggiore preparazione in campo sociale, economico, politologico e umanistico. Anche la conoscenza del russo, oltre che dell'inglese e del francese diventa necessaria con l'allargamento dell'UE e la crescente attenzione alla cooperazione con i paesi dell'Est europeo.

Master universitari spesso unico canale di accesso in Italia
Con la Cooperazione Italiana ridotta al lumicino, si riducono anche le possibilità per i giovani di acquisire esperienza lavorando insieme ad esperti senior. Oggi si richiedono quasi esclusivamente figure con un'esperienza pluriennale nel settore, un'esperienza negata ai nostri giovani. Gli stage legati ai master sono spesso l'unica possibilità. Da questo punto di vista i master compensano i limiti dell'università italiana che riesce ad offrire stage formativi, solo a pochi.
Oggi degli operatori delle ong italiane, il 54% ha un master, il 33% ha effettuato corsi di specializzazione e solo il 13% non ha effettuato alcun corso o ha preso parte solo a quelli organizzati dalla Ong per il proprio personale. C'è ora nelle Ong italiane molta più richiesta di professionalità rispetto a prima. Diverso, invece, è il caso delle società di consulenza, dove è importante soprattutto la laurea tecnica e l'esperienza sul campo.

Formazione post-universitaria sempre più indispensabile
Quanto alle dinamiche occupazionali, va segnalata una tendenza alla riduzione delle opportunità di lavoro che, però, è sempre più qualificato. La necessità di formazione post-universitaria dipende dalla crescente complessità delle attività di cooperazione, spiegano le Ong. Una complessità che consiste in maggiore coordinamento con gli altri attori, aumento della burocrazia, richiesta di performance più alte e competizione tra i diversi attori. A ciò va aggiunto il crescente ruolo dell'informatica nella comunicazione e nella formazione a distanza, utilizzata con sempre maggiore frequenza. É quindi in questa direzione che va la ricerca del personale. Inoltre, si sta sviluppando il settore del fundraising pubblico e privato al di fuori dei tradizionali canali della Cooperazione Italiana, di EuropeAid e di ECHO. Si tratta di un fenomeno relativamente nuovo in un paese con poca esperienza rispetto ad altri in questo campo. Il venir meno della tradizionale "certezza" dei finanziamenti pubblici spinge le Ong italiane a ricercare personale capace di costruire reti di partenariato complesse fra Ong, enti locali e settore privato, e amministratori in grado di gestire i progetti secondo le regole finanziarie dei donatori. La crescente concorrenza nel settore richiede, infatti, la massima trasparenza nella gestione di fondi pubblici e livelli sempre maggiori di efficienza.

Confronti europei
Ci sono profonde differenze tra la nuova e la vecchia Europa. Belgio e Italia hanno una consolidata tradizione di cooperazione allo sviluppo. In Polonia e Repubblica Ceca, con la fine della Guerra Fredda e l'entrata nell'Unione Europea nel maggio 2004, la cooperazione ha subito un drastico cambiamento. Tra i diversi attori che si occupano di cooperazione allo sviluppo, le Ong risultano il datore di lavoro principale, rispetto al settore pubblico e privato.

Le figure professionali più richieste in tutti e quattro i paesi
- Esperti tecnici / Assistenti
- Coordinatori nazionali e regionali
- Project Manager
- Esperti di settore
- Trainer in educazione allo sviluppo
- Policy Advisor
- Comunicatori/PR/Organiz-zazione campagne e Fundraising
- Direttori e manager personale
Sono soprattutto apprezzati il management, la conoscenza di lingue straniere, l'information technology e la comunicazione.

Strategie per il futuro
Ecco, infine, le raccomandazioni:
- accentuare la conoscenza delle istituzioni internazionali e delle "regole" che sovrintendono al finanziamento, alla gestione e alla valutazione dei progetti, programmi e processi di sviluppo;
- curare le capacità gestionali;
- sviluppare le capacità di relazione, dialogo e negoziato con le istituzioni locali, sapendo che sta aumentando, nel partenariato con i paesi del Sud, la volontà di questi ultimi di essere protagonisti e gestori in prima persona dei processi di sviluppo.

 

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