Pubblicato su Politica Domani Num 7 - Sett/Ott 2001

LE INTERVISTE di Simona Ottaviani

Risponde la sig.ra Rossana Favale Mariani
(capogruppo della PUER di Velletri e famiglia ospitante)


Com'è nata questa iniziativa?

Noi non operiamo da soli ma ci appoggiamo all'associazione PUER che ha sede a Roma e si occupa di bambini bisognosi di cure sia in Italia che all'estero, ma da molti anni si è occupata solamente dell'accoglienza dei bambini bielorussi colpiti dalla nube di Chernobyl nell'86. A Velletri abbiamo iniziato nel '96. L'iniziativa è nata con l'aiuto di Maria Mezzina e del Vescovo. Allora io frequentavo il corso della Scuola di Formazione Socio-Politica, eravamo ad Artena; stavamo parlando con altre persone e con il Vescovo; si stava parlando con il capogruppo di Artena di questa iniziativa di accoglienza dei bambini bielorussi in Italia; ad Artena l'iniziativa era nata già da due anni. Da lì abbiamo iniziato con 7 famiglie, poi man mano siamo arrivati quest'anno a 23 famiglie.

Quali motivazioni l' hanno spinta ad intraprendere questa iniziativa e che cosa la spinge a portarla avanti?
L'aiuto a questi bambini. Io non sono mai stata in Bielorussia però so, da persone che ci sono state, che i bambini vivono in condizioni non buone e che la nube radioattiva di Chernobyl ha intaccato molto la loro salute; soprattutto si hanno casi di sofferenza alla tiroide. Fortunatamente i bambini che noi ospitiamo non hanno grandi problemi. In ogni caso lì i controlli medici non sono come da noi perché non ci sono adeguate strutture sanitarie. Certo all'inizio, quando mi sono trovata ad accogliere la mia bambina per la prima volta, ero un po' spaventata perché non volevo affezionarmi troppo alla bambina, invece poi, sapendo che i bambini hanno una famiglia, ho cercato di mantenere il distacco affettivo. La PUER non fa soltanto accoglienza ai bambini, si occupa anche di case-famiglia: in Bielorussia gli orfanotrofi sono molto numerosi e dopo la maggiore età, i ragazzi di questi istituti non sanno dove andare. La PUER si sta occupando di queste case-famiglia allo scopo di procurare un lavoro a questi ragazzi e di non farli trovare in una condizione di disagio. La PUER si occupa anche di borse di studio e di aiuti umanitari. Noi finora abbiamo lavorato sempre sull'accoglienza ma da quest'anno, anche se il mio mandato di capogruppo finisce perché l'associazione prevede solo tre anni, vorrei aiutare la persona che mi sostituirà a portare avanti anche altri progetti come la casa famiglia e le borse di studio. C'è necessità di persone che siano disposte ad andare in Bielorussia, oppure che siano disposte a finanziare i progetti. Ad esempio, per le borse di studio, si prende l'impegno di mantenere un ragazzo agli studi per tre anni mandando una certa cifra per gli studi e tutto un vestiario completo una volta l'anno; si ricevono i risultati di tutti gli esiti scolastici, se il ragazzo va bene e promette bene si continua con la borsa di studio altrimenti si interrompe. Per la casa famiglia si manda un contributo dall'Italia. L'uso del denaro è sempre controllato da responsabili italiani o italiani in Bielorussia delegati dall'Italia.

Come ha accolto la città di Velletri questo tipo di "proposta"?
Ha risposto bene perché da un gruppo ristretto di sette persone siamo arrivati a ventitre. Ha risposto bene anche l'amministrazione comunale. I primi anni i bambini venivano d'inverno con una insegnante e un'interprete, andavano quindi a scuola, ospitati dalla scuola di Casale, e il Comune dava i buoni mensa perché i bambini mangiavano a scuola. Poi il gruppo si è ingrandito e noi, partecipando a un congresso della PUER a Roma, abbiamo saputo che la maggior parte delle radiazioni si sprigionano in estate, abbiamo quindi pensato di fare le accoglienze estive invece che invernali. I costi, che sono tutti a carico nostro, sono minori perché non bisogna far venire anche la maestra per la quale vanno pagati viaggio e mantenimento. Quest'anno il Comune ha organizzato una festicciola da Iacchelli; degli sponsors hanno preparato dei giochi, dei regalini ed hanno offerto un buffet.

Quali sono le cure di cui hanno maggiormente bisogno questi bambini?
Soprattutto l'esame ecografico alla tiroide, la visita del dentista e l'oculista. Non possiamo fare analisi. Se con l'ecografia alla tiroide si notano dei problemi si fa richiesta alla PUER per l'autorizzazione della famiglia del bambino; con l'autorizzazione si fanno le analisi altrimenti si fa un certificato medico in cui si dice che il bambino presenta determinati problemi e allora sarà la famiglia, se può, in Bielorussia a fare tutti gli esami; oppure gli accertamenti si fanno l'anno successivo, quando il bambino ritorna con l'autorizzazione della famiglia.

Quali sono le difficoltà che si incontrano a livello di rapporti diplomatici internazionali?
Ci sono difficoltà, ma non è molto chiaro quali siano, le norme cambiano ogni anno. Comunque il progetto di accoglienza viene sottoposto al capo della PUER che lo espone poi a un "Comitato dei minori" che tutela i bambini che vengono in Italia e detta le regole. Il Comitato è in contatto con un analogo Comitato in Bielorussia che può decidere, per esempio, quale interprete mandare.

Qual'è la soddisfazione più grande che ha avuto lavorando in questo ambito?
La cosa più bella è la conoscenza di questi bambini che comunque hanno bisogno d'affetto. Li vedi che vengono proprio malvestiti, malnutriti, con una scarsa considerazione dell'igiene. Noi diamo loro tanto però, secondo me, riceviamo anche tanto. Io ospito una bambina sola e vedere questa bambina che gironzola per casa porta tanta gioia. Ci sono tanti altri aspetti positivi: la conoscenza di tante famiglie, dalle sette famiglie iniziali, tutti conoscenti, ci siamo aperti ad altre famiglie e anche ad altri paesi dei Castelli Romani; una grande possibilità di contatto con le persone, la PUER opera a livello nazionale, nelle riunioni a Roma c'è gente da Torino alla Sardegna e quindi si confrontano tante opinioni e si conoscono tante cose. Noi siamo il gruppo più piccolo e quello che fa meno cose. È chiaro che c'è crescita da parte nostra, confrontandoci con tante esperienze nuove e con tante persone diverse. È uno scambio.

Chi volesse iniziare a collaborare con voi come può contattarvi?
I miei recapiti telefonici sono anche sull'annuario diocesano perché noi come gruppo ci siamo appoggiati alla parrocchia di San Clemente. È possibile contattarci attraverso la parrocchia.

 

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