Pubblicato su Politica Domani Num 7 - Sett/Ott 2001

Editoriale
IL DECLINO

Maria Mezzina

Viviamo alla giornata. Gli ultimi fatti di New York e le loro conseguenze impediscono di vedere anche solo poco più in là dell'immediato presente. La densa nube di polvere, che si è innalzata sul WTC al crollo delle torri, si è diffusa e ispessita ben oltre le vie della lower Manhattan.
Poiché la visione in avanti è impedita, guardiamo allora un attimo indietro e cerchiamo di capire con l'aiuto di alcuni dati.
Negli ultimi venti anni, il tempo della vita dei nostri ragazzi, c'è stata una brusca frenata, in alcuni casi drammatica, delle speranze e delle aspettative del precedente ventennio, quello dei quarantenni e cinquantenni genitori dei ragazzi. L'ultimo ventennio è stato quello delle grandi innovazioni tecnologiche, della contrazione dei tempi e degli spazi, grazie allo sviluppo delle comunicazioni, del rimescolamento delle identità culturali e sociali, conseguenza dei grandi flussi migratori dal sud e dall'est del mondo, della caduta dei confini e delle barriere economiche, sociali e anche politiche, l'era, in una parola abusata, della "globalizzazione". Una frenesia di libertà totale, quasi di onnipotenza, ha investito quei gruppi e quegli individui che, nei paesi più avanzati, hanno scorto la possibilità di uno sviluppo quasi senza limiti. A vent'anni di distanza l'auspicato sviluppo "infinito" (l'aggettivo va di moda ma dovrebbe essere usato con molta parsimonia) ha cominciato a zoppicare vistosamente e ora più che mai dobbiamo essere tutti impegnati affinché non frani rovinosamente.
Il CEPR (Center for Economic and Policy Research) ha pubblicato uno studio al quale la stampa ha dato poco risalto: i risultati della crescita e dello sviluppo economico nel ventennio dal 1960 al 1980 e nel ventennio successivo, dal 1980 al 2000. Gli indicatori di questa analisi sono: la crescita del reddito procapite, l'aspettativa di vita, la mortalità neonatale, infantile e fra gli adulti, l'alfabetizzazione e l'istruzione.
I 116 paesi considerati sono stati divisi in cinque gruppi a seconda del reddito medio procapite in ognuno dei due periodi. I risultati dell'indagine si possono sintetizzare nei seguenti fatti documentati:
- la crescita media del reddito procapite è stata più rapida nel ventennio dal 1960 al 1980 che non nel secondo ventennio;
- l'incremento medio dell'aspettativa di vita e la diminuzione media della mortalità, neonatale, infantile e adulta, sono stati meno marcati negli ultimi venti anni che non in quelli precedenti;
- anche il livello di scolarità e l'istruzione generale sono migliorate di meno nell'ultimo periodo rispetto al primo.

Gli estensori della ricerca non vogliono sostenere che la globalizzazione è la causa di questo declino ma chiedono a coloro che considerano il liberismo e la globalizzazione la panacèa dei mali del mondo di produrre prove attendibili.
Noi, che da queste pagine abbiamo sempre guardato con un certo disincanto a questi processi, vorremmo solo elencare alcune situazioni che ci preoccupano: la "guerra infinita" contro il terrorismo; il conflitto mediorientale; la povertà estrema dei paesi dell'Africa subsahariana, minacciati nella loro sopravvivenza dal diffondersi delle malattie, dalla siccità e dalle guerre; la situazione economica e politica dei paesi oppressi dai debiti in Africa, America latina e Asia; la chiusura all'accoglienza e alla condivisione dei paesi più economicamente avanzati; e, dando uno sguardo dentro casa nostra, la possibile cancellazione dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori e l'invecchiamento della popolazione.

 

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Num 7 Sett/Ott 2001 | politicadomani.it