Pubblicato su politicadomani Num 69 - Maggio 2007

Londra - Teheran
Sequestri, regali e telenovele
Quindici militari britannici vittime di un sequestro-arresto sono stati liberati in modalità reality show. I giochi di ruolo di Blair e Ahmadinejad

di Claudio Ferrante

"La centrale nucleare di Bushehr è pronta al 92 %". Questo l'annuncio di Gholamreza Aghazadeh, vice presidente iraniano e direttore dell'organizzazione iraniana per l'energia atomica, la quale però, dicono i teocrati sciiti, verrà utilizzata per "scopi unicamente civili, in campo energetico". La struttura è situata sulle rive del Golfo Persico, di fronte allo specchio di mare su cui corre il confine fra Iran e Iraq, segnato dallo Shatt el-Arab, il fiume che nasce dalla confluenza del Tigri e dell'Eufrate. Il fiume rappresenta un elemento strategico di enorme importanza perché la regione circostante è una delle più ricche zone petrolifera della regione e il petrolio estratto viene poi trasportato lungo le sue acque fino al Golfo Persico.
Ora, proprio lì, lungo la linea ideale che unisce le foci del fiume con Bushehr, in acque territorialmente incerte, sono stati catturati i quindici della marina britannica, accusati poi di spionaggio. L'incidente allerta le diplomazie di tutto il mondo ma si risolve in poco più che una farsa. Londra non conferma né smentisce. Ahmadinejad fa sapere che il procedimento contro i marinai inglesi è prassi normale, tanto più che lo sconfinamento era già avvenuto più volte. Né Blair né Ahmadinejad intendono seriamente dar seguito alla crisi. Occorreva comunque una qualche azione, un'operazione di scambio (sempre ufficialmente negata dall'amministrazione Bush). Niente da fare per i cinque iraniani, cinque addetti consolari arrestati dagli iracheni a bordo di veicoli Usa a Erbil, nel Kurdistan iracheno, a gennaio: ad essi è concessa solo una visita da parte delle autorità iraniane. Viene invece liberato il 3 aprile Jalal Sharafi, diplomatico iraniano arrestato il 24 febbraio scorso da militari iracheni accusati dagli iraniani di aver eseguito ordini di vertici americani, i quali naturalmente smentiscono. Il diplomatico dichiara di essere stato interrogato e torturato "da persone che parlavano sia arabo sia inglese. C'erano funzionari della Cia le cui domande si concentravano sull'influenza iraniana in Iraq. Davanti alle mie risposte, intensificavano le torture che, in forme diverse, mi sono state inflitte notte e giorno". Il colpo di scena di Ahmadinejad che decide di fare un "dono" alla Gran Bretagna liberando i quindici soldati in una conferenza stampa in presa diretta televisiva dove saluta e scherza con i sequestrati come si fa alla partenza dei diplomatici dopo le visite di stato, chiude il caso. L'accordo sarebbe il risultato dei contatti avvenuti fra Ali Larijani, segretario del Supremo Consiglio per la Sicurezza Nazionale iraniano e sir Nigel Sheinwald, consigliere politico di Tony Blair.
Dietro questa liberazione, regalo dell'Iran alla Gran Bretagna, c'è in realtà un paese molto più avanzato e molto meno monolitico di quanto la propaganda tenda a dipingere. A fronte di una unità ostentata, l'Iran è un paese spaccato in due: da una parte c'è la Teocrazia legata ai poteri forti (politici ed economici) e i Pasdaran, la Guardia della rivoluzione istituita per difendere lo stato islamico dopo l'ascesa al potere dell'Ayatollah Khomeini; dall'altra c'è l'Iran che vuole cambiare, quello degli studenti, degli intellettuali, dei lavoratori e dei funzionari politici collaboratori di Mohammed Khatami, che sono da sempre su una linea di moderazione e di rapporti amichevoli con l'occidente: convinti che l'apertura alla comunità internazionale possa aiutare il paese a giocare un ruolo fondamentale negli equilibri mediorientali e mondiali. "Il sequestro dei militari inglesi - dice l'islamista Fuad Ajami - è stata una crisi orchestrata ad arte da Ahmadinejad per tentare di puntellare all'interno un regime sempre più contestato dagli iraniani".
In casa anglosassone tutto sembra girare intorno alle percentuali di gradimento degli inglesi per Tony Blair, che ormai "sembra l'ombra di se stesso", come si legge su alcuni tabloid. Tutta la storia dei marines avviene alla vigilia della consegna del potere nelle mani del rivale di Blair, Gordon Brown. Perfino Faye Turney, l'unica militare donna del gruppo dei quindici, ancora in stato di prigionia, nel suo appello aveva consigliato al premier di ritirarsi. "Scandalosa propaganda", aveva dichiarato il Foreign Office, costruita certamente, neanche tanto ad arte, per trasformare la cattura dei quindici in un attacco, dall'esterno e dall'interno, contro il premier Blair, reo di avere appoggiato la politica statunitense.

 

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Num 69 Maggio 2007 | politicadomani.it