Pubblicato su politicadomani Num 69 - Maggio 2007

G8 ... che?
I numeri della cooperazione internazionale
Per la cooperazione internazionale: -44,6% dalla Korea, -30% dall'Italia, -20% dagli Stati Uniti, -9,6% dal Giappone. È così che i grandi della terra mantengono le loro promesse

 

Con una diminuzione del 5,1% nel 2006 rispetto all'anno precedente, è sceso a 77,7 miliardi di euro il sostegno ai paesi poveri da parte dei 22 Stati del "Comitato di aiuto allo sviluppo" dell'Osce, l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa che ne raggruppa in tutto 55. I dati sono contenuti in un rapporto pubblicato i primi di aprile a Parigi, secondo cui il supporto ai paesi in via di sviluppo è diminuito per la prima volta dal 1997: nel 2005 era stato di 80 miliardi di euro.
Secondo questo documento sono solo cinque i governi che destinano lo 0,7% del prodotto interno lordo (Pil) agli aiuti allo sviluppo, come stabilito dall'Onu nel 2000: Svezia, Norvegia, Lussemburgo, Paesi Bassi e Danimarca.
Tra i motivi che l'anno scorso hanno determinato la diminuzione delle quote dei 22 paesi del Comitato per lo sviluppo dell'Osce - si legge nel rapporto - vi sarebbe anche un proporzionale calo delle cancellazioni del debito estero: nel 2005 erano state particolarmente ingenti le somme stanziate per ripianare i deficit di Nigeria e Iraq.
Secondo il dossier, resta invariato l'aiuto a favore dell'Africa sub-sahariana, che invece sarebbe dovuto aumentare dopo le promesse del G8 di Gleneagles in Scozia del 2005: in quell'occasione Presidenti e capi di governo degli otto paesi più ricchi del pianeta avevano annunciato il raddoppiamento del sostegno al continente entro il 2010 e l'annullamento del debito multilaterale per 35 tra i paesi più poveri, in gran parte africani.
Tra i diversi donatori, gli Stati Uniti - pur contribuendo con 17 miliardi di euro, la quota più significativa dell'intero bilancio degli aiuti dell'Osce - sono i meno generosi con lo 0,17% del Pil, solo la Grecia fa di meno (0,16%). Nel 2006 Washington, secondo l'Osce, ha ridotto gli aiuti del 20%. Taglio netto anche per il Giappone, che ha diminuito del 9,6% i suoi contributi rispetto al 2005, con lo 0,25% del Pil destinato a sostenere lo sviluppo dei paesi poveri, confermando una tendenza al ribasso avviata dal 2000.
E l'Italia?
Stando ai dati forniti dal Comitato di aiuto allo sviluppo (Dac) dell'Ocse, il contributo italiano nel 2003 è stato pari a 2,4 miliardi di dollari, somma che pone l'Italia al settimo posto fra i maggiori donatori al mondo. Si tratta però di una quota pari ad appena lo 0,17% del Pil nazionale, che pone l'Italia in fondo alla classifica dei donatori, ed è diminuito del 30% rispetto al 2005. Il nostro governo si era prima impegnato a raggiungere l'1% del Pil, nel corso del vertice Fao nel novembre 2001, e poi a raggiungere lo 0,33% entro il 2006, durante il Consiglio europeo di Barcellona (accordi sottoscritti nel marzo 2002). Il nostro 0,17% è peraltro frutto di un artificio contabile: include infatti le somme destinate alla cancellazione e alla ristrutturazione dei debiti che l'Italia ha condonato ad alcuni dei paesi maggiormente indebitati e a più basso reddito (legge 209/2000). Senza l'apporto di queste somme - che ovviamente non richiedono finanziamenti - lo stanziamento reale di soldi pubblici destinati allo sviluppo sarebbe intorno allo 0,13% del Pil. Molto peggio della Grecia.

 

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