Pubblicato su politicadomani Num 69 - Maggio 2007

La destra francese e l'eredità di De Gaulle
Alcuni brani dello storico Pietro Scoppola tratti da "La Repubblica dei partiti" (Ed. il Mulino) per capire la politica e la vittoria della destra in Francia

di P.S.

Quando in Francia, sotto la pressione del problema algerino, si apre la crisi della IV Repubblica e De Gaulle nel 1958 dà vita a un nuovo ordinamento costituzionale, in Italia si diffonde, non solo nella sinistra ma in tutti gli ambienti politici, la sensazione che la nazione sorella si incammini sulla via del fascismo. [...]
Occorre inquadrare storicamente queste reazioni. Vi era anzitutto […] una diversa percezione in Francia e in Italia dell'eredità della Resistenza. In Francia l'eredità della Resistenza è fin dall'inizio in larga misura personalizzata da De Gaulle e nella visione del generale la Resistenza non è una parte della Francia ma il tutto, si lega all'idea della France libre; la Resistenza è la nazione stessa nella sua continuità; di qui la rimozione per molto tempo,nella storiografia francese, dell'esperienza di Vichy. La Costituzione del '46 non si identificava con la Resistenza; De Gaulle ha potuto criticarla e può travolgerla senza spezzare la continuità della Resistenza e della Francia democratica. Il ritorno di De Gaulle nel '58 ha in questa immagine della Resistenza un presupposto naturale e un elemento di garanzia democratica.
Un secondo fattore culturale della incomprensione è forse da ricercare in un dato più profondo, che tocca il senso stesso della cittadinanza. Esso in Francia è forte e radicato: De Gaulle può fare appello ai francesi in quanto cittadini; chi non si riconosce nella cittadinanza comune è separatista. Su questa linea l'appello di De Gaulle al senso della nazione francese non è di destra.
Ma una situazione del genere è lontanissima da quella italiana e non può essere perciò capita: da noi il senso della cittadinanza comune è incerto, come già si è notato, fin dagli anni del Risorgimento in ragione della questione romana; non è un dato popolare; il fascismo ha creato l'italiano fascista, non il cittadino. Dopo la guerra si torna alla democrazia ma con un senso limitato di una cittadinanza comune; in Italia si è fascisti o antifascisti, e poi comunisti, cattolici o laici. Non si sfugge ad una appartenenza di parte.

 

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Num 69 Maggio 2007 | politicadomani.it