Pubblicato su politicadomani Num 69 - Maggio 2007

Cinema
"Centochiodi" un film di Olmi

di Teresa Braccio

Il maestro Olmi, cantore del cinema italiano, amante della solitudine e del bello, con la sua particolare tensione alla spiritualità torna a incantarci con questo nuovo film "Centochiodi". Pura poesia di celluloide, trova il suo habitat naturale nello scenario rurale che richiama alla mente quello del film "L'albero degli zoccoli". Dopo una prima scena di rottura, la storia si dipana con un ritmo tranquillo e disteso all'interno del quale il racconto si fa poesia, mentre le immagini si vestono di quotidiano realismo arricchito dalla forza affascinante dell'arte.
I temi affrontati dal regista sono quelli a lui cari: la riscoperta della natura e della verità. Ma in questo film, l'ultimo, secondo le parole dello stesso Olmi, attraverso un'ottica tutta personale egli affronta anche il tema del cambiamento. La sua visione del cambiamento si manifesta in modo inequivocabile tramite le scelte del protagonista: un giovane professore dell'università di Bologna che deluso abbandona l'asservimento alla pagina scritta per conquistare una nuovo rapporto con la vita. Questo cambiamento viene descritto con una ripresa simbolo molto efficace: egli inchioda (con cento chiodi) al pavimento dell'aula in cui insegna, i libri più preziosi custoditi nella biblioteca dell'università. La tesi del film è la stessa a cui approda il protagonista: i libri hanno fallito la loro funzione di promuovere la comunione e il sapere tra gli uomini, creando, invece, incomunicabilità e divisioni. Una specie di nuova babele. E così, dopo essersi nutrito di cultura per tanti anni, questo uomo si ritira a vivere in una baracca sull'argine del Po sostenendo che prendere un caffé con un amico è preferibile alla lettura di tanti libri.
"Il titolo nasce da una mia ossessione: quella di inchiodare qualcuno per impedirgli di fare del male" spiega Olmi. "Chi raccontare? Chi ricordare fra tanti come esempio assoluto di umanità cui poterci riferire nei momenti bui per trovare sostegno e speranza? - dice il regista - È scontato dire il Cristo? Sì: il Cristo Uomo, uno come noi, che possiamo incontrare in un qualsiasi giorno della nostra esistenza, in qualsiasi tempo e luogo. Il Cristo delle strade, non l'idolo degli altari e degli incensi. E neppure quello dei libri, quando libri e altari diventano comoda formalità, ipocrita convenienza o addirittura pretesto di sopraffazione (...)". In queste frasi troviamo tutto il tormento del credente, che con forza dipinge il cammino della Fede come una conquista che si raggiunge passo dopo passo nel contatto con la realtà della vita.
Nel finale del film il professore scompare e la gente del fiume resta sola. Ritornerà? Olmi lascia aperta la sua ricerca, e noi con lui, pur sapendo che il Dio della nostra Fede non ci lascerà mai soli. Il nostro Signore non scompare, è con noi sempre in ogni frammento dell'esistenziale e dello spirito. Grazie, Ermanno Olmi!

 

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