Pubblicato su politicadomani Num 67 - Marzo 2007

Il Cardinale Martini ai detenuti
Non lasciate che il tempo rimanga vuoto
"Quando ero a Milano proprio visitando i carceri di Opera e San Vittore mi sentivo davvero Vescovo"

di Fabio Ciarla

Ha deciso di festeggiare in modo particolare i suoi 44 anni di sacerdozio e i suoi 80 anni di età il Cardinale Carlo Maria Martini: lo ha fatto stringendo le mani dei detenuti della Casa Circondariale di Velletri ai quali non ha nascosto la sua malattia. Parlando del suo stato di salute si è rivolto anche con chiare parole a chi è "fuori le sbarre" della prigione veliterna.
"Il tempo può sembrare velocissimo quando si hanno molte cose da fare - ha detto durante l'omelia dello scorso 2 febbraio nella cappella del carcere - ma non passa mai quando si è in condizioni di ristrettezza e in questo senso sento molto vicini voi detenuti. Ma vi dico: coraggio! Anche questo tempo passa e ci si ritrova con i frutti che si sono seminati".
"Ringrazio Dio perché sono stato fortunato - ha detto - ho conosciuto da vicino personaggi carismatici come i Pontefici Paolo VI, Giovanni Paolo II e lo stesso Benedetto XVI. Ora posso dire al Signore 'prendimi perché il mio tempo l'ho vissuto pienamente' e auguro ai detenuti che anche il loro tempo diventi pieno, ma non delle cose esteriori. Auguro a tutti voi che il vostro tempo qui dentro alla fine non sia stato inutile e snervante, ma un tempo pieno della volontà di Dio e delle cose piccole che possiamo fare in condizioni di ristrettezza. A questa età sento le difficoltà legate alla mia malattia, il morbo di Parkinson, ma cerco ugualmente di riempire la mia giornata con quello che posso fare".
Vicino ai detenuti e ai presenti, quindi, nel parlare della sua vicenda personale, Martini ha inviato anche un messaggio chiaro a quanti vorrebbero "tirarlo per la tonaca" verso prese di posizioni estranee al suo porporato e al suo stile. Il recente intervento del Cardinale sulla necessità del dialogo dentro e fuori la Chiesa su temi come l'eutanasia ha creato un grande fermento, e non solo nel mondo ecclesiastico. Nel carcere di Velletri, così come nella celebrazione ufficiale di Galloro di sabato 17 febbraio, il Cardinale ancora una volta ha chiarito il suo pensiero: anche la malattia è portatrice di frutti e anche quando il corpo non è più efficiente in tutte le sue funzioni il tempo può essere riempito della volontà di Dio. Questa condizione di impotenza accomuna i detenuti e gli ammalati, e a tutti loro egli ha augurato di riempire il proprio tempo. Vivere pienamente la vita, è questo l'invito che Carlo Maria Martini ha voluto rivolgere a quei malati che pensano di non avere più niente da fare e che la propria esistenza sia ormai vuota. Sullo stesso tema si è soffermato il Vescovo della Diocesi di Velletri-Segni, Vincenzo Apicella, che ha augurato al Cardinale Martini di "rimanere ancora a lungo tra noi: l'importante è la persona, tutte le persone, non quanto esse riescono a fare nel loro tempo".
Non ha temuto il Cardinale di non essere pienamente compreso dagli "ospiti" della Casa circondariale di Velletri, in contrada Lazzaria, durante la sua omelia, parlando del valore liturgico della festa, la Presentazione di Gesù al Tempio, e delle numerose ricorrenze, proprio il 2 febbraio, della sua vita di sacerdote. Nella Presentazione al Tempio del Signore narrata nel vangelo di Luca (Lc. 2, 22-38) sono comprese tre feste: quella dell'offerta, la presentazione di Gesù al Signore; quella dell'incontro con i giusti, Simeone e Anna sono i giusti che incontrano il Signore; quella della luce, Simeone definisce Gesù "la luce che illumina le genti" (Lc 2,32).
Piena di significati è per il Cardinale la data del 2 febbraio. In questo giorno nel 1963 egli completò la sua consacrazione, offrendo se stesso al Signore con i Voti Solenni da Gesuita; diciassette anni dopo, nel 1980, prese possesso dell'Arcidiocesi di Milano; dopo soli tre anni, nel 1983, venne nominato Cardinale da Giovanni Paolo II. Solo pochi giorni ed ecco un'altra ricorrenza: il 15 febbraio Martini ha compiuto ottanta anni. Il Cardinale ha festeggiato anche il suo compleanno con i detenuti di Velletri perché, ha spiegato, "nel calendario della Chiesa Greca il nostro 2 febbraio, e quindi oggi, corrisponde proprio al 15 febbraio".
Al termine della santa messa, concelebrata con il cappellano del carcere don Giovanni Ghibaudo, Martini non ha dimenticato di menzionare la terra in cui vive, la "sua terra" come l'ha definita, il Medio Oriente. Ha invitato tutti i detenuti a pregare perché il dialogo porti definitivamente la pace, troppe sono infatti le persone che stanno soffrendo in Palestina per lo stato di guerra permanente che va avanti ormai da decenni. "Anche partendo da posizioni diverse e distinte - ha detto il Cardinale - non si deve mai rinunciare al dialogo".
Durante la visita, a fine mattina, al teatro interno alla Casa circondariale, insieme al direttore Giuseppe Makovec e a suor Maria Fabiola Catalano, che ha fatto da "maestra di cerimonia" per la giornata di festa, il Cardinale ha incontrato un gruppo di detenuti intenti a preparare una rappresentazione teatrale e ha ricevuto in dono marmellate e vino prodotti dai detenuti che lavorano nell'azienda agricola interna al carcere e confezionati con delle scatole anch'esse fatte in carcere. Poi un assaggio dei dolci preparati per l'occasione da due detenuti, uno egiziano e uno macedone. Quindi via verso casa, accompagnato da un "Arrivederci all'anno prossimo" lanciato dal Direttore Makovec e dal Vescovo Apicella. Un augurio al quale il Cardinale Martini ha risposto sorridendo.

 

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Num 67 Marzo 2007 | politicadomani.it