Pubblicato su politicadomani Num 59/60 - Giu/Lug 2006

Per un'istruzione di qualità e l'equità sociale
Studenti in rivolta in Cile
La cosiddetta "rivoluzione dei pinguini" conquista la quasi totalità delle scuole del paese, paralizzando università, centri di lavoratori e professionisti, collegi di professori, associazioni di trasportatori, e divenendo così la manifestazione studentesca più imponente degli ultimi 30 anni in Cile

di Pamela Suarez
Corrispondente da Santiago del Cile

In questi giorni, la mobilitazione degli studenti di scuola secondaria in Cile, ha attirato l'attenzione di tutta la società cilena sull'istruzione e sui suoi problemi. Sono i problemi che gruppi organizzati di studenti hanno fatto presente alle autorità in molte occasioni. A causa della scarsa risposta ricevuta dal governo, migliaia di studenti hanno abbandonnato le aule per recarsi nei "palazzi dell'istruzione" e hanno paralizzato tutto il paese, dando così vita al primo grande conflitto sociale del governo di Michelle Bachelet, eletta da poco.
La cosiddetta "rivoluzione dei pinguini", guidata da studenti dai 12 ai 17 anni, vuole migliorare in modo sostanziale l'istruzione cilena, elevandone la qualità e incorporandola in una nuova legge organica costituzionale (LOCE) che dovrebbe rimpiazzare quella ancora vigente stipulata sotto il governo di Augusto Pinochet. La nuova legge dovrà assicurare l'accesso all'istruzione a tutti i giovani, senza distinzione fra ricchi e poveri, e offrire più benefici ai settori con meno risorse: più borse di studio, trasporti e i pasti per gli studenti gratuiti, gratuita anche la prova di selezione universitaria. I nobili propositi dimostrano in quale grave situazione sia l'istruzione cilena che rappresenta il tallone d'Achille del nuovo governo di coalizione.
Dopo circa un mese di paralisi e di negoziati fra i leaders degli studenti e il ministro dell'istruzione Martin Zilic, gli accordi fra le parti sono minimi. Si sono verificati, inoltre, scontri molto seri fra i giovani manifestanti e le forze di polizia nei pressi degli istituti educativi più emblematici del Paese: come l'Istituto Nazionale, il Liceo n° 1, l'Istituto Sperimentale Manuel de Salas, il Liceo n° 7. Ovviamente, con il passare dei giorni lo scontro si è acutizzato e la "rivoluzione dei pinguini" si è trasformata in un vero e proprio rompicapo per le autorità. Anche la Presidente della Repubblica Michelle Bachelet, informata delle risposte date alle richieste degli studenti, che hanno messo in difficoltà il suo governo, in una riunione strategica presso la Moneda, ha cercato di fermare il conflitto, che aveva già cominciato a oltrepassare le frontiere, dando un chiaro segnale: il governo cileno ritiene valide le richieste dei suoi cittadini.
"Il governo ha ascoltato le petizioni degli studenti, perché questo è un governo che dialoga, e dopo l'ascolto e il dialogo, decide", ha detto la Bachelet al paese, ed ha annunciato una serie di misure a favore degli studenti: l'aumento delle razioni nei pasti, migliori infrastrutture, l'aumento dei sussidi familiari, sconti, più borse di studio per pagare la prova di ingresso all'Università (PSU), incentivi per gli studenti più deboli, il cambio della legge in una legge organica costituzionale (LOCE), una maggior qualità per l'istruzione, la creazione di una Sovrintendenza per l'Istruzione, il miglioramento della formazione dei professori e la creazione di un Consiglio di Assessorato Presidenziale.
La maggior parte delle proposte fatte dal governo non hanno soddisfano , però, gli studenti e la paralisi è continuata. Un chiaro segnale di disaccordo si è avuto tre giorni dopo l'annuncio, quando i manifestanti hanno convocato per il 5 giugno una mobilitazione sociale a carattere nazionale a cui hanno aderito le università statali e private, i centri di formazione tecnica, le federazioni di studenti universitari, i centri unitari di lavoratori e di professionisti, i collegi dei professori, le associazioni dei trasportatori e il Fronte Patriottico Manuel Rodriguez.
700mila studenti paralizzati e l'adesione alla protesta di altri attori sociali mostrano che, oltre ad una rottura all'interno dello stesso movimento degli studenti, il livello dello scontro si fa più forte e più deciso. La giornata di sciopero proclamato dagli studenti della scuola superiore e che voleva essere una giornata di riflessione, è stata segnata da disordini e danni a proprietà pubbliche e private, specie nel centro di Santiago. La giornata è stata seganta da aggressioni tra studenti incappucciati e forze di polizia che, premuti da centinaia di giovani, hanno riportato diversi feriti.
Il governo ha condannato questi fatti di violenza e ha detto che "il cammino da seguire è già stato indicato, e che ora gli studenti debbono interrompere il loro blocco e rimettersi a lavorare affinché insieme si realizzino le promesse fatte". I figli della democrazia, come amano definirsi i giovani cileni, sono decisi a continuare con la loro paralisi sino a conquistare - hanno detto - qualità ed equità per l'istruzione cilena. La loro richiesta fondamentale, che ha carattere strutturale, è la formulazione di una nuova legge con la partecipazione di tutti gli attori dell'istruzione. Una legge che preveda la gratuità per il trasporto scolastico per il 20% degli studenti con meno risorse, la fine della municipalizzazione delle scuole (l'istruzione dovrebbe essere competenza dello Stato), il buon funzionamento delle scuole e una revisione radicale dell'intera giornata scolastica.
Il conflitto non accenna a placarsi dato che gli studenti vogliono essere una parte importante del Consiglio di Assessorato che darà vita alla nuova legge organica costituzionale dell'istruzione promessa da Michelle Bachelet: gli studenti vogliono la maggioranza assoluta (50% + 1 della rappresentanza). Una richiesta che il governo non intende accettare.

 

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