Pubblicato su politicadomani Num 59/60 - Giu/Lug 2006

Paura Nucleare

di Francesco Lautizi

26 aprile 1986, reattore n. 4, è l'una di notte. Una grande esplosione, un bagliore. Poi il silenzio. Diversi i rapporti su quel tragico incidente di Chernobyl, nessuno definitivo.
Per l'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) le vittime sono "solo" 4000. Il numero non include le decine di migliaia di morti per tumore degli anni successivi, conseguenza diretta dell'incidente.
Altissima la percentuale di malattie congenite e grave l'incidenza di cancro. Cominciano a nascere molti bambini con gravi deformazioni. Una generazione bruciata da un esperimento e dalla cattiva progettazione di quel fantomatico reattore n. 4, modello RBMK-1000, uno dei meno sicuri mai prodotti.
Venti anni dopo. Sono cambiati i governi, diverso è l'equilibrio mondiale ma la paura è sempre la stessa: il nucleare.
Una grande fonte di energia, in grado di assicurare quella crescita che chiamiamo civiltà e capace, insieme, di tenere miliardi di persone con il fiato sospeso.
Finita la guerra fredda gli equilibri stanno cambiando. Scomparsi i due blocchi, quello Atlantico e quello Sovietico, ora c'è il mondo Occidentale che affronta l'emergere dell'Asia: prima la Cina, poi la Corea del Nord, ora l'Iran. Questa volta, aldilà della barricata non c'è l'Afghanistan, nè l'Iraq, ma una nazione organizzata e motivata, l'Iran di Mahmud Ahmadinejad. Una nazione di cultura millenaria che aspira alla rinascita economica, iniziando dalla sua autosufficienza energetica.
Ci dicono che l'Occidente ha paura dell'ennesima nazione "canaglia" dotata di bomba atomica, che questa parte di mondo civilizzata è atterrita.
La Bomba, una volta protagonista e, insieme, deterrente della guerra fredda, è oggi una mina vagante ed incontrollabile che potrebbe portare ad uno scontro di dimensioni epocali e dalla dinamica fuori di ogni ragionevole previsione.

 

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