Pubblicato su politicadomani Num 59/60 - Giu/Lug 2006

Un nuovo orizzonte
Oltre la logica del delitto e del castigo
Con il progetto "Marinando" 150 ragazzi avranno la possibilità di riprendere in mano il timone della loro vita

di F.S.

Qualcosa pare muoversi. Qualcuno pare interessarsi del futuro partendo dal presente.
È questo il tentativo che sta portando avanti il progetto sperimentale "Marinando".
Si tratta di un progetto assolutamente innovativo nel panorama europeo, promosso dal Ministero di Giustizia e dalle Capitanerie di Porto. Realizzato grazie a Fedarlinea, Confiarma e Federpesca. Il progetto mira al reinserimento sociale e lavorativo dei minori detenuti negli istituti penali italiani.
Dopo aver frequentato un corso sulle attività ittiche e sul trasporto marittimo, centocinquanta ragazzi saranno così al lavoro a bordo di pescherecci e imbarcazioni mercantili. Ogni ragazzo seguito da due tutor della Giustizia Minorile e del Corpo Capitaneria di Porto.
I primi quaranta salperanno dal porto di Molfetta.
"Partirà in via sperimentale per due anni in sei regioni a vocazione marittima: Liguria, Abruzzo, Marche, Sicilia, Calabria e Puglia - spiega il Direttore Generale per l'attuazione dei provvedimenti giudiziari Serenella Pesarin - per offrire a tanti giovani detenuti la possibilità di imparare un mestiere che potrebbe cambiar loro la vita".
Ora sarà il profumo della vita, del mare, il rumore degli attrezzi navali e il rintocco di un lavorio silenzioso ma continuo a sostituire il freddo del carcere. Si riparte così per questi centocinquanta giovani. Un'altra possibilità, un'altra chance di fare pace con la vita, per poi capirne meglio il senso e l'essenza profonda.
Sembra così aprirsi un nuovo scenario per loro, prigionieri di un orizzonte limitato, che dovranno confrontarsi con le regole insite nel rapporto lavorativo, con la responsabilità e il senso di sacrificio. Una nuova sfida li attende: mostrare che in fondo sono in grado di condurre il timone della loro barca.
È una sfida anche per noi che guardiamo dall'esterno, che leggiamo e ci facciamo un'idea. Per noi che ospiteremo questi centocinquanta giovanotti sulla nostra barca a poppa o a prua.
Saper ri-accogliere senza pregiudizio nella pancia della società centocinquanta vite riconciliate con un passato che pur nelle sue negatività è servito per raddrizzare i passi, è stato funzionale ad una crescita e che ormai è solo passato.
La provocazione attende ognuno di noi.
Chiunque può divenire o meno quel silenzioso collaboratore di giustizia che continua sulla sua barca quel principio sancito in Costituzione, all'art. 27, del carattere rieducativo della pena iniziato dietro le sbarre.

 

Homepage

 

   
Num 59/60 Giu/Lug 2006 | politicadomani.it