Pubblicato su politicadomani Num 59/60 - Giu/Lug 2006

Armamenti nucleari in Italia
Chi ha detto che non abbiamo l'atomica?
In un valzer di conferme (gli USA) e di smentite (il Governo italiano), gli ordigni che si trovano ad Aviano e Ghedi sono bombe nucleari per uso bellico

di Consuelo Quattrocchi

"Che dire poi dei governi che contano sulle armi nucleari per garantire la sicurezza dei loro Paesi? Insieme ad innumerevoli persone di buona volontà, si può affermare che tale prospettiva, oltre che essere funesta, è del tutto fallace. In una guerra nucleare non vi sarebbero, infatti, dei vincitori ma solo delle vittime. La verità della pace richiede che tutti - sia i governi che in modo dichiarato o occulto possiedono armi nucleari, sia quelli che intendono procurarsele- , invertano congiuntamente la rotta con scelte chiare e ferme, orientandosi verso un progressivo e concordato disarmo nucleare." (Giornata della Pace del 1° gennaio 2006)
Questo messaggio di Benedetto XVI sembra un estratto del "Trattato contro la proliferazione nucleare" che le Nazioni Unite firmarono nel '96 e che soltanto 24 paesi hanno ratificato.
L'Italia, avendolo sottoscritto, non può dotarsi di armi nucleari, ma permette all'esercito statunitense di tenerle sul territorio del nostro Paese.
Pare, dunque, che i trattati siano stipulati per non essere rispettati, che essi siano "promesse storiche" continuamente infrante.
Le bombe furono installate nel 1955 quando gli statunitensi si insediarono nel nostro territorio.
Con i trattati Nato-Sofia l'aeroporto di Pagliano e Gori è stato attrezzato ad ospitare velivoli F84; F4; F110, tutti predisposti all'uso e al trasporto di ordigni nucleari.
Sudditanza verso gli Stati Uniti o sovranità limitata dell'Italia? Di fatto rimane l'accusa di complicità negli eccidi commessi non solo in medioriente e la responsabilità di aver aggirato i risultati di un referendum nel quale la volontà popolare si era espressa contro qualsiasi forma di energia nucleare.
Esistono precisi accordi segreti fra Italia e Stati Uniti. Nel 1997, quando gli Usa minacciarono di colpire lo stabilimento di Terhunah, ad Aviano ci si preparava per sferrare l'attacco finale alla Libia. L'allora sottosegretario alla difesa Brutti affermò che gli ordigni italiani sono a "doppia chiave": è cioè necessario il consenso italiano per il loro utilizzo. Falso perché la prima chiave - la bomba - è custodita dagli Stati Uniti, la seconda - il sistema di lancio, ossia l'aereo - è controllata dal paese ospitante ma, poiché gli Usa in dotazione sia le testate sia gli aerei e poiché Aviano gode dello stato di "extra-territorialità", gli ordigni nucleari su territorio italiano sono di fatto armi a "chiave singola".
E, poi, perché il Centro di Riferimento Oncologico è stato messo proprio ad Aviano?
Carta d'identità: Aviano
Aviano, 1951. Il governo italiano regala questo pezzetto d'Italia agli Stati Uniti. Lo fa con un accordo che dopo quarantacinque anni è ancora coperto da segreto militare. Da allora l'aeroporto di questo paese alle Falde delle Prealpi Carniche, grazie al suo stato di extraterritorialità è diventato territorio statunitense. Sul finire degli anni '80 sul mondo soffiano venti di pace; il disarmo però potrebbe portare alla chiusura della base e al licenziamento dei dipendenti. La Cisl lancia un allarme: per salvare i posti di lavoro si fanno arrivare ad Aviano gli F16 smobilitati dalla Spagna. Da piccola base di supporto Aviano si avvia a diventare una super- base in grado di sostituire Ramstein, in Germania, come principale base Nato in Europa: prima l'impegno nella guerra del Golfo, poi i Balcani, poi l'Iraq. È il progetto "Aviano 2000", finanziato dal Pentagono con oltre 800 miliardi delle vecchie lire, e neanche una lira per il comune di Aviano e i comuni vicini che dovranno sostenere le spese di impatto per la crescita di oltre diecimila unità di popolazione fra addetti militari Usa e le loro famiglie: strade, reti elettriche e di telecomunicazioni, fognature, raccolta rifiuti.

La cittadina possiede tutte le caratteristiche necessarie di una base perfetta: posizione strategica (da lì si controllano la ex- Jugoslavia, l'Ungheria, la Polonia e la Slovacchia), una situazione metereologica ottimale, la fedeltà del governo italiano (di qualsiasi colore) che continua ad ignorare la presenza di bombe nucleari negli hangar (lo sanno tutti, tutti fanno finta di niente e il comando Usaf non perde più tempo neanche a smentire).
L'inquinamento ambientale non è solo sonoro (ci sono dai 150 ai 200 voli al giorno), non c'è solo lo sconfinare del progetto nei territori circostanti (sindaci compiacenti continuano a rendere disponibili vaste zone di terreno demaniale a colpi di variazione dei piani regolatori delle città), c'è la minaccia costante di radiazioni da uranio impoverito che hanno provocato un'impennata di leucemie infantili e nascite di bambini malformati.
Non è ancora certo (né le ricerche in proposito hanno vita facile), ma le radiazioni da uranio sono probabilmente una delle cause della cosiddetta "sindrome del Golfo" che ha colpito circa 60.000 soldati statunitensi reduci dalle campagne di guerra. Si tratta di una malattia cronica che attacca il sistema immunitario e che ha già ucciso tra i 5.000 e 10.000 soldati; una malattia che provoca nei bambini concepiti dai militari che ne sono colpiti gravissime malformazioni genetiche.

Carta d'identità: Ghedi
"Ci sono in Italia due basi dotate di armi nucleari B-61: Aviano e Ghedi-Torre. Nel corso degli anni '70 il 7402° Munition Support Squadron era responsabile della sicurezza per la custodia dell'area di stoccaggio delle armi nucleari e dell'area di allerta aerea di priorità A. L'organizzazione collegata alle basi era il Comando Tattico Aereo (TAC) della base aerea italiana di Aviano." [fonte: globalsecurity.org]
Ghedi è una cittadina in provincia di Brescia di circa 300.000 abitanti.
La base di Ghedi-Torre è una struttura a tutti gli effetti italiana. Al suo interno sono presenti circa 1500 italiani, il 6° Stormo, insieme a un centinaio di americani: l'831° squadrone supporto munizionamento, noti come "i centurioni di Ghedi" per via del loro simbolo. Compito di questi uomini è di provvedere alla manutenzione e allo stoccaggio delle bombe presenti nella base. Si tratta di 40 testate nucleari di tipo B-61, con una potenza distruttiva molte volte superiore a quella di Hiroshima. Da qui sono partiti i Tornado italiani che hanno partecipato alla prima guerra del Golfo nel 1991 e alla missione in Kosovo nel 1999.
La base si trova in una zona densamente abitata di Ghedi, al centro di un ampio piano di sviluppo urbano che prevede la nascita del nuovo stadio di Brescia, di numerosi centri commerciali, di supermercati e di una linea ferroviaria ad alta velocità. Tutti gli ordigni sarebbero custoditi in un unico magazzino a soli duecento metri dalla rete di confine della base. Una posizione ideale per un attentato.

 

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