Pubblicato su Politica Domani Num 33 - Febbraio 2004

Elezioni Americane
Primarie negli Stati Uniti
La sfida del Partito Democratico

di Marianna Bartolazzi

Una corsa contro Bush
I candidati e le contraddizioni del partito democratico statunitense

John Kerry continua a vincere. Finora (14 febbraio 2004) il candidato democratico alla Casa Bianca, si è imposto in nove stati su undici. John Edwards ha vinto in Sud Carolina e continua la corsa contro Kerry, anche se, a questo punto, con il ritiro dell'ex generale Wesley Clark, vincitore delle primarie dell'Oklahoma, e il suo appoggio a Kerry, le speranze per gli altri si riducono a poco.
Sono rimasti in cinque i candidati democratici che continuano la corsa verso le presidenziali del 2 novembre, ma è Kerry ad avere le carte migliori. Dove ha vinto spesso ha guadagnato tutti i delegati dello Stato e dove ha perso si è piazzato al secondo e al terzo posto, conquistando comunque un buon numero di delegati. Finora sono suoi 540 delegati dei 2.161 necessari per la designazione, contro i 182 di Dean e i 166 di Edwards, gli unici ancora in grado di competere con Kerry.
La corsa, come è ovvio, non si ferma qui. Ci saranno primarie fino a giugno, ma il giorno decisivo sarà il "super Martedì" del 2 marzo, quando si voterà negli Stati di New York, Massachussets, California e in altri otto Stati per l'assegnazione decisiva dei delegati.
Le prossime votazioni potrebbero essere decisive per Howard Dean, l'ex-governatore del Vermont, dato per favorito all'inizio delle primarie. Nonostante il successo di Kerry, Dean ha ancora buone carte da giocare: è infatti appoggiato nella corsa alle presidenziali da Al Gore. Nonostante i due abbiano posizioni abbastanza lontane rispetto ai temi di politica estera e della guerra, essendo Dean un outsider e un pacifista convinto.

 

Cosa è "MoveOn"
Un nuovo modo di fare campagna elettorale

L'alleanza Dean-Gore probabilmente risiede in un'organizzazione chiamata MoveOn.
MoveOn è finanziata in gran parte dal finanziere George Soros. Gore e Soros sono rimasti affascinati dal nuovo modo di fare politica di quest'organizzazione, completamente telematica, che ha riavvicinato alla politica la cosiddetta "generazione Y", nata negli anni Ottanta e caratterizzata da un forte disimpegno in questo campo.
MoveOn è nata tre anni fa da due coniugi imprenditori informatici di Berkeley, Joan Blades and Wes Boyd, delusi da Clinton e dalla strumentalizzazione politica dello scandalo Lewinsky. I due spedirono un e-mail a cinquanta amici per suggerire una petizione al Congresso, al fine di censurare lo scandalo e andare avanti con la politica dei fatti. Ciascuno dei riceventi girò la mail ad altri conoscenti finché, dopo tre settimane, la petizione poté avvalersi di 250.000 firme e donazioni sufficienti a comprare una pagina di pubblicità sul New York Times. Più tardi, in seguito al trauma dell'11 settembre, MoveOn riapparve per invocare una reazione moderata e razionale al terrorismo. Ecco come MoveOn descrive se stessa: "MoveOn lavora per portare la gente comune ad interessarsi di nuovo di politica. Con un sistema che oggi ruota attorno ai grandi capitali e ai grandi media, la maggior parte dei cittadini sono esclusi. Quando appare chiaro che i nostri "rappresentanti" non rappresentano la gente, i fondamenti della democrazia sono in pericolo. MoveOn è un catalizzatore per un nuovo modo di coinvolgimento dal basso, attraverso il sostegno a cittadini impegnati ma preoccupati di trovare il loro spazio politico. La nostra rete nazionale di più di 1 milione e 700 mila attivisti online è uno dei più efficaci e attivi strumenti di partecipazione democratica oggi disponibili."
Ignorati dalle tv, per tutto il corso del 2002, a scadenza più o meno settimanale, cortei di centinaia di migliaia di persone sfilarono per le strade di S. Francisco, Los Angeles, Washington, contro la guerra in Iraq. Internet ha avuto la capacità di arrivare lì dove i partiti non arrivavano da troppo tempo. A giugno MoveOn ha organizzato primarie on-line per la scelta del candidato democratico da contrapporre a Bush. È stato prescelto Howard Dean che ha cominciato a decollare. Con il passaparola sul sito MeetUp sono stati organizzati comizi e incontri spontanei. Su internet avviene anche la raccolta fondi per la campagna elettorale e lo strumento è fondamentale per i candidati democratici: Dean, che per primo lo ha utilizzato è in testa alla lista con 41 milioni di dollari, viene poi Kerry con 22,3 milioni e infine Edwards con 16,5 milioni di dollari. Nulla di paragonabile invece con quanto è stato raccolto da Bush: 149 milioni di dollari. (dati: usatoday.com)

Libri
Fareed Zakaria, "DEMOCRAZIA SENZA LIBERTÀ in America e nel resto del mondo". Editore Rizzoli, 2003, pgg. 354 -18,5 euro.

Marco Vitale, "AMERICA, PUNTO E A CAPO. Una lettura non conformista della crisi dei mercati mobiliari". Editore Libri Scheiwiller, 2002, pgg. 186 - 14 euro.

 

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