Pubblicato su Politica Domani Num 31 - Dicembre 2003

Magistrati, informazione e società civile
Tribunali aperti
Dopo le spettacolari dimostrazioni di quasi un anno, fa i mass media hanno dimenticato il profondo disagio della magistratura. L'ANM ha indetto a novembre una giornata di sciopero per riproporre il problema

di Maria Mezzina

Quarto potere. Si chiamava così perché dopo i primi tre, legislativo, esecutivo e giudiziario, c'era il potere dell'informazione. C'era, al passato. Perché svolgeva in passato una efficacissima funzione di controllo dei primi tre poteri. Potenza della democrazia. L'indipendenza, l'autonomia e la separazione dei poteri garantiscono la democrazia. Nella loro funzione di controllori, i mass media e le grandi reti di comunicazione (radio, televisione, internet) sono più un "contropotere" che un potere. Perché un'informazione che voglia garantire i cittadini deve essere autonoma dagli altri poteri e deve vigilare su di essi. Il suo potere sta proprio in questa sua funzione di vigilanza e di denuncia. Contropotere, appunto.
Ora la concentrazione dei grandi mezzi di comunicazione, le pressioni della finanza sulla politica, la scalata al potere politico dei magnati dell'industria e delle finanze, proprietari dei mezzi di comunicazione di massa, hanno compromesso il delicatissimo equilibrio di pesi e contrappesi che è alla base della separazione dei poteri e a garanzia della democrazia. Lo stesso "contropotere" dell'informazione di massa è diventato strumento di consenso al servizio dei poteri forti. Pur di non alienarsi il favore dei potenti, anche i principi etici della veridicità dell'informazione sono stati "allegramente" e senza tanti scrupoli riposti in cantina. Viviamo in una situazione di grave pericolo per la democrazia, e non solo qui in Italia.
Il 5 novembre scorso si è svolta - fra la distrazione dei grandi mezzi di comunicazione nazionali - la giornata della giustizia, organizzata dall'Associazione Nazionale Magistrati.
La magistratura ha avuto una parte importante nello scardinamento di un sistema politico fatto di corruzione e collusioni. Il sistema sarebbe comunque crollato su se stesso, ma la magistratura è stata accusata di avere trasformato il potere giudiziario in un'arma politica. Per questa, ed altre ragioni, è da tempo nel mirino dell'esecutivo. Sul Governo, a sua volta, pendono pesanti sospetti di corruzione e collusioni (tutti da verificare) e pesa la situazione anomala e non risolta del capo dell'esecutivo, il cui impero economico e finanziario si estende sui mezzi di comunicazione di massa: giornali, editoria, radio, tv e sui sistemi di mantenimento degli stessi, la raccolta pubblicitaria.
Date le premesse, non è strano che questa giornata sia passata sotto il quasi silenzio del mondo dell'informazione. I magistrati, un tempo sacerdoti quasi inavvicinabili della dea Giustizia, a difesa della loro autonomia e contro il disegno di legge di "riordino" della giustizia presentato dal Ministro Castelli hanno indetto una giornata di sciopero aprendo le porte dei tribunali alla gente e alle scolaresche, allo scopo di far conoscere i motivi del disagio e per spiegare le ragioni del lento e "cattivo" funzionamento della nostra giustizia. Il primo Presidente del Tribunale Penale di Roma, dott. Luigi Scotti ha spiegato agli alunni di due classi di liceo, di Genzano e di Roma, alcune delle ragioni più semplici dietro la crisi della giustizia.
Ci sono in Italia 170.000 avvocati (contro i 22.000 della Francia). È un esercito di persone con altrettante famiglie a carico che debbono vivere. Non c'è allora da gridare allo scandalo se sono proprio gli avvocati a complicare i contenziosi e ad intasare i tribunali.
A rendere la situazione più intricata vi sono le oltre 320.000 leggi vigenti (chi si aveva deciso di contarle tutte si è fermato a quel numero). Impossibile credere che non ci siano contraddizioni.
Nel nostro paese l'azione penale è obbligatoria. Per rispettare fino in fondo il principio di uguaglianza, per il 100% dei rapporti si istituisce un procedimento penale. Negli Stati Uniti e in Inghilterra l'azione penale è discrezionale, e solo il 13% e il 25%, rispettivamente, dei rapporti arriva davanti al giudice. Lo screening, la scelta cioè dei rapporti che saranno penalmente perseguiti, avviene ad opera delle autorità di polizia prima, e del Pubblico Ministero dopo.
Per di più la Giustizia, ha sottolineato il magistrato, è una macchina passiva che non produce ricchezza, anzi l'assorbe, come avviene per la scuola, l'università, la sanità e gli ospedali. Ed è proprio su questi comparti "non produttivi" che si abbattono i tagli del ministero delle finanze. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: i lavoratori "subappaltati" per funzioni di servizio nei tribunali non ricevono la paga da mesi; manca la carta per le fotocopie; i giudici e i funzionari amministrativi sono troppo pochi e sono oberati di lavoro che non riescono più a svolgere.
Spiegazioni semplici, ma efficaci. Perché basta poco per paralizzare la giustizia e poi sostenere che è colpa dei magistrati.

 

Homepage

 

   
Num 31 Dicembre 2003 | politicadomani.it