Pubblicato su Politica Domani Num 31 - Dicembre 2003

Africa centrale
Storia di un paese allo sbando, l'Uganda
Un paese abbandonato a se stesso, alle sorgenti del Nilo, sulle rive del lago Victoria

di M.M. e D.P.

Era il 1862 quando John Hanning Speke e James August Grant scoprirono le sorgenti del Nilo e incontrarono Mutesa, il 30° re dei Baganda . Subito le principali potenze europee, Inghilterra, Germania e Belgio in testa, si scatenarono in una vera e propria corsa alla conquista della regione dell'alto Nilo. Le varie sfere d'influenza dei paesi Europei in Africa furono decise nel congresso di Berlino del 1890. L'Uganda venne affidato alla Gran Bretagna.
Fino ad allora l'Uganda era diviso in piccoli regni, gli stati Cwezi, abitati da vari gruppi etnici: Buganda, Bunyoro e Ankole (insediatisi intorno al XIV secolo), Alur e Acholi (XVI secolo), Lango e Teso (XVII secolo). Le popolazioni originarie erano prevalentemente nomadi e si tramandavano oralmente leggende e racconti sull'origine del paese. Come quella di Kimera, il cacciatore che avendo procurato cibo al suo popolo venne da questi proclamato re.
Con l'amministrazione coloniale inglese furono introdotte le coltivazioni del caffè e del cotone. La popolazione divenne stanziale ed iniziò la vita politica del paese. I regni tradizionali godettero di una considerevole autonomia, anche se nelle elezioni alle cariche amministrative gli inglesi favorirono i candidati Baganda. Il monopolio amministrativo-commerciale raggiunto dai Baganda, costrinse gli altri gruppi etnici a cercare mezzi diversi per ottenere un ruolo di rilievo: gli Acholi e i Lango, ad esempio, furono impegnati nel settore militare.
A metà anni '50 inizia il processo di decolonizzazione e nascono i partiti politici che poi, nel 1961 si sarebbero contendesi il potere: l'UPC (Uganda People's Congress), il Partito Democratico (cattolico) e il Kabaka Yekka. Nel 1962, con l'indipendenza dell'Uganda, Apollo Milton Obote, insegnante Lango leader dell'UPC, diventa Primo Ministro. Capo dello Stato è nominato il kabaka (re) dei Baganda che promette di concedere alla regione un regime di autonomia.
Intanto nel vicino Sudan meridionale, nella Repubblica Democratica del Congo e in Rwanda sono in corso sanguinose guerre civili e da quelle regioni i profughi si riversano in Uganda. Insofferente dell'autonomia del Butanga, Obote decide di escludere il kabaka dalla vita politica ed ordina al generale capo delle forze armate, Idi Amin Dada, di attaccare il palazzo del kabaka, ponendo fine così alla monarchia baganda (battaglia di Mengo).
Quello ereditato da Obote era un paese con molte risorse e ben avviato: gli inglesi avevano lasciato tutte le infrastrutture necessarie per lo sviluppo, e un buon sistema scolastico e sanitario (la Makerere University e il Mulago Hospital erano rinomati anche fuori dei confini africani). Tuttavia
la decisione di riunire sotto un'unica autorità etnie diverse per origine, storia, lingua e cultura, aveva gettato le basi per i terribili scontri che la storia contemporanea documenta.
La nuova costituzione concedeva ad Obote i pieni poteri. Nel tentativo di consolidare il suo regime Obote permise però che il ruolo dell'esercito divenisse di primaria importanza. Così, quando Idi Amin fu accusato di frode alle finanze dello stato, reagì con un colpo di stato e costrinse Obote alla fuga.
Sotto il governo di Idi Amin tutte le attività politiche cessarono, e l'esercito ebbe l'ordine di sparare su chiunque fosse sospettato di opposizione al regime. In otto anni morirono circa 300.000 ugandesi. La situazione economica precipitò, l'inflazione raggiunse il 1000%, le casse dello stato si svuotarono e non fu più possibile pagare gli stipendi all'esercito. Le pressioni su Amin si facevano sempre più pesanti tanto che il generale decise, per distogliere l'attenzione dai problemi finanziari, di attaccare la Tanzania. Il tentativo si risolse in una disfatta: i tanzanesi travolsero l'esercito dell'Uganda e ne invasero il territorio. Nel 1980 il governo fu temporaneamente affidato ad una commissione militare che indisse le elezioni amministrative. Ne approfittò Obote per ritornare al potere, grazie anche all'appoggio di cui godeva in varie zone del paese.
Il secondo mandato di Obote non fu meno problematico del primo: favoritismi, prigioni affollate di oppositori al regime, atrocità commesse e testimoniate dalla scoperta di numerose fosse comuni portarono, nel 1985, alla destituzione di Obote con un colpo di stato guidato da Tito Okello.
Nel frattempo anche Yoweri Museveni, capo del RNA (National Resistance Army) un esercito di guerriglieri che contava circa 20.000 soldati, cominciava a godere di un vasto appoggio. Finché appena un anno dopo, conquistato il potere e deposto Okello, Museveni, nuovo capo dell'Uganda, dette inizio alla campagna di smilitarizzazione e all'opera di riconciliazione con le tribù baganda. Intanto 300.000 profughi ugandesi rientravano dal Sudan dando nuovo impulso allo sviluppo economico del paese, così a lungo lasciato languire.
Museveni vinse le elezioni nel 1994, e poi nel 1996 e nel 2001. Ben presto però doveva accorgersi di una nuova minaccia: si stava diffondendo, con la violenza ed il terrore, l'Esercito di Resistenza del Signore (LRA), una fazione di fanatici cristiani armati che sta tuttora devastando questo sfortunato Paese.

 

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