Pubblicato su Politica Domani Num 31 - Dicembre 2003

Caucaso
Sogno di uno stato indipendente
Storia della Repubblica dei Popoli della Montagna

di Maria Mezzina

Caucaso, 150 etnie unite da una millenaria convivenza fatta di scambi ed influenze culturali. La regione è d'importanza strategica ed economica. Lì sono puntati gli interessi di Russia, Stati Uniti e Unione Europea.. Il Caucaso ha conosciuto l'esperienza (breve) di stato indipendente.
Repubblica dei Popoli della Montagna, questo era il nome immaginifico e quanto mai appropriato dello stato indipendente che si era formato nel 1918 in seguito al dissolvimento dell'impero zarista.
Già aveva tentato l'unificazione, senza riuscirci, l'imam Shamyl: per 25 anni aveva combattuto per l'indipendenza e la sovranità del Caucaso. Una guerra di 36 anni conclusasi nel 1859 con la cattura di Shamyl e la sua consegna allo zar.
La repubblica durò appena tre anni, dal 1918 al 1921, e fu subito fagocitata dal colosso sovietico. Stalin usò allora come una clava la Dichiarazione dei Diritti dei Popoli Russi: nella prima costituzione sovietica era riconosciuto il principio leninista del diritto all'autodeterminazione dei popoli (fino alla recessione). Il diritto, però, apparteneva al popolo e non alla borghesia, e Stalin, rivendicando questa appartenenza, fece in modo da eliminare ogni contrasto interno: gli intellettuali indipendentisti erano accusati di tradimento nei confronti del popolo, il cui unico legittimo interprete era il partito e le popolazioni ostili venivano allontanate dalle loro terre a milioni (600.000 furono i profughi nel 1942-43, di cui 400.000 ceceni), e sostituite da altre popolazioni. Le migrazioni forzate di massa servivano a mantenere uno stato di continua tensione fra le etnie caucasiche: si realizzava così la politica del divide et impera del regime sovietico.
La Repubblica dei Popoli della Montagna cadde nel 1921 e fu trasformata nel Soviet Autonomo dei Popoli della Montagna. Dal 1921 al 1936 la strategia di Mosca finì per distruggere quanto ancora rimaneva del collante culturale che aveva portato all'autonomia della Repubblica. Questa venne di fatto smembrata in unità etno-linguistiche, per controllare le popolazioni ribelli, scongiurare il pericolo di un'alleanza caucasica contro Mosca e mantenere così l'integrità territoriale dell'Unione Sovietica.
Solo nel 1988-1991, caduto l'impero sovietico, tornarono ad affacciarsi i movimenti indipendentisti, e migliaia di profughi ritornarono nelle loro terre.
Il Caucaso rimane però la regione delle 150 etnie: ottant'anni di politica volta ad alimentare divisioni e odi hanno definitivamente distrutto ogni possibilità e ogni speranza di unità e di indipendenza della regione.
La Repubblica dei Popoli della Montagna rimane quindi un mito, il sogno impossibile di un condottiero che per quel sogno aveva combattuto per 25 anni.

 

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