Pubblicato su Politica Domani Num 31 - Dicembre 2003

La spesa sanitaria in Italia
Il prezzo della salute
Da uno studio del CEIS di Tor Vergata dati allarmanti
sull'evoluzione della spesa sanitaria in Italia entro il 2010

di Simone Franceschini

"La salute non ha prezzo, però costa!". Forse con questa frase, presa a prestito dall'ex-ministro della Salute Rosy Bindi, è possibile sintetizzare tutta l'ampia discussione che ruota intorno alla Sanità ogni volta che si presenta la legge Finanziaria.
Infatti da un lato ci sono le Regioni che chiedono più fondi (o meno tagli) per garantire un servizio socialmente indispensabile ed elettoralmente importante (ricordiamo che la Sanità è materia di competenza regionale), dall'altro il Governo nazionale che vede nel contenimento della spesa sanitaria uno dei migliori modi per controllare le spese correnti.
Ma conviene andare per gradi e capire perché la spesa sanitaria genera così tante discussioni. Attualmente si attesta al 6,2% del PIL cioè ad uno dei valori più bassi di tutta l'Europa.
I problemi si manifestano in tutta la loro gravità se consideriamo i dati relativi alle previsioni di evoluzione della spesa nei prossimi anni.
A questo proposito è possibile considerare i dati elaborati dal CEIS Tor Vergata nello studio "Rapporto sanità 2003".
Partendo dalla cifra di 66 miliardi di euro, cioè della spesa sanitaria sostenuta in Italia nell'anno 2000, è stata stimata l'evoluzione della spesa sanitaria fino al 2010 considerando cinque diversi scenari.
I dati mostrano, in base ai diversi scenari, come nel 2010 la spesa oscillerebbe tra 100 e 123 miliardi di euro con 120 miliardi di euro nello scenario considerato più probabile.
È utile raffrontare questi dati con le previsioni di crescita del Fondo Sanitario Nazionale cioè delle somme che lo Stato promette di distribuire alle Regioni per la spesa sanitaria. IL FSN aggiornato ogni anno prevede nel 2004 una ripartizione di 81 miliardi euro a fronte di una spesa stimata, nello scenario più probabile, di 88,5 miliardi di euro. È evidente come già nel 2004 le Regioni dovranno ripianare una cifra pari a 7,5 miliardi di euro con un aumento del 50% rispetto al 2003. Nel 2010 l'aumento arriverà al 330% ipotizzando che le quote di spesa tra Stato e Regioni rimangano invariate.
Possiamo inoltre vedere i dati sul Lazio. Nel 2003 la Regione Lazio ha integrato, per la spesa sanitaria, una cifra pari a 410,8 milioni di euro con una spesa procapite pari a 77,8 euro. Nel 2004 l'integrazione arriverà a 626,6 milioni di euro pari a 118,6 euro pro-capite.
Nel 2010 si arriverà a 1388 milioni di euro pari a 262,9 euro a persona. Come si vede la spesa pro-capite nel Lazio aumenta del 340% in sette anni.
Tali dati evidenziano come nel futuro sarà necessario un qualche tipo di intervento volto a contenere la spesa sanitaria, ridurre la spesa corrente in altri comparti, aumentare le imposte o la quota di compartecipazione dei cittadini alla spesa sanitaria. Tutte ipotesi politicamente scomode e dolorose per i cittadini, per questo si parla spesso di ridurre "gli sprechi": basterà? Sarebbe interessante analizzare le cause di questo incremento di spesa e i possibili interventi.

 

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