Pubblicato su Politica Domani Num 31 - Dicembre 2003

Da sportivo/allenatore ad atleta/allenatrice
Giovani allenatori alla ribalta
L'intervista

di Alessio Fatale e Ilenia Dell'Uomo

L'allenatore, come ogni altro tipo di insegnante, aiuta a far maturare gli adolescenti che, oltre alla scuola, spesso spinti dai genitori, si affacciano, alcuni timidamente altri meno, al panorama sportivo locale. Tu come ti senti a far parte di un processo educativo così importante? Ti senti all'altezza?
Entrando a far parte di tale processo sono consapevole di dover ora ricoprire un ruolo di rilevante importanza, che richiede grande responsabilità, maturità ed impegno, tuttavia credo di avere tutte le carte in regola per rivestire il ruolo dell'allenatrice.

Con i tuoi allievi hai instaurato un rapporto padre-figlio, autoritario, o un rapporto di amicizia, o tutto questo insieme?
A mio giudizio, esercitare una certa autorità è necessario, ma è altrettanto importante instaurare anche un rapporto di amicizia. Più che genitore mi vedo una sorella maggiore (dovuto soprattutto alla mia giovane età) e loro amica: mentre insegno gioco e mi diverto con i miei allievi, soprattutto con i più piccini (3-5 anni), mi piace ascoltare tutto ciò che hanno voglia di raccontarmi, ma quando serve divento severa e li rimprovero.

Passi del tempo insieme ai tuoi ragazzi oltre all'allenamento?
Non mi dispiacerebbe passare ulteriore tempo con i miei ragazzi, ma altri impegni non me lo permettono.

Si sa, non tutti gli atleti hanno lo stesso trattamento, vuoi per le possibilità, vuoi per la simpatia.. Ci sono atleti che tratti diversamente e che segui con maggior impegno? Pensi che alcuni di essi possano avere un futuro?
E' un dato di fatto che alcuni presentano maggiore difficoltà di apprendimento e perciò, quando è possibile, si cerca di organizzare gruppi diversi di lavoro in modo da seguire in maniera più adeguata gli allievi. Ma il trattamento e l'impegno con cui vengono seguiti è pressoché uguale per tutti. Spesso si ipotizza una carriera futura riguardo quegli "elementi" facilitati da una migliore predisposizione fisica e caratteriale. Ma sono incerti i fattori interni o esterni che possono influire a vantaggio o a svantaggio per raggiungere alti risultati.

Riesci a nascondere letue simpatie personali? E sei ben voluta da tutti gli atleti?
Ci provo a tutti i costi a nasconderle, e credo di riuscirci, anche perché non vorrei procurare "sofferenze" a bambini o ragazzi che comunque adoro. Da parte loro noto altrettanta benevolenza nei miei confronti.

Nel passaggio dallo sport a livello amatoriale ai primi passi verso lo sport agonistico ci sono degli ostacoli spesso insormontabili: primo fra tutti i genitori. Se essi ritengono che lo sport agonistico non è per i loro bambini come fai a far cambiare loro idea e a spiegare, per esempio, che lo sport e la scuola possono convivere? Hai mai fatto sport? Sei o sei stata un atleta?
Ho sperimentato di persona che sport agonistico e scuola possono convivere benissimo. Tutto sta nel sapersi organizzare, anzi chi fa entrambe le cose matura e si responsabilizza prima. Io tuttora frequento una scuola di tutto rispetto quale un liceo scientifico, dove, a mio avviso, ho sempre raggiunto buoni risultati, e sono atleta agonista di ginnastica artistica, ma non solo…

Come mai hai iniziato ad allenare? Cosa si prova a stare dall'altra parte?
A cinque anni, spinta da mia madre a far sport, iniziai a praticare ginnastica artistica presso la società Velitrae. Nacque in me la passione per questo sport e, grazie all'impegno dimostrato e ad alcune doti riconosciutemi dai miei allenatori entrai nell'agonistica. Bene, sono trascorsi tredici anni ed ormai la ginnastica è entrata nel mio DNA. In fase di maturazione, due anni fa mi chiesero di collaborare affiancando insegnanti esperti e così, con grande gioia, entrai a far parte del corpo istruttori. Ora che sto dall'altra parte provo una nuova emozione, un senso di soddisfazione e di realizzazione che spero continui a crescere sempre più.

C'è qualcuno a cui ti ispiri in particolare?
Sono almeno tre le persone a cui mi ispiro: Carlo Dorigo, Cinzia De Lisi ed Alessandra Trinca, ottimi educatori ed insegnanti di vita più che semplici allenatori.

Quanto tempo ogni giorno ti porta via il tuo "lavoro" di allenatore?
In media un'ora e mezza al giorno per quattro giorni a settimana.

Oltre a lavorare fai altre cose come per esempio studiare? Riesci a conciliare le due cose?
Come ho già detto lavoro in palestra come istruttrice e nello stesso tempo sono anch'io ancora un'atleta agonista. Frequento il liceo scientifico "A. Landi" di Velletri e questo è l'anno della maturità. Poi, in collaborazione con un ristorante realizzo tableau per matrimoni. Ho comunque i miei doveri domestici da rispettare e sono ufficialmente e felicemente fidanzata da ormai due anni. Continuo a coltivare le vecchie amicizie e mi piace averne di nuove. Al momento sto frequentando un corso di approfondimento per giovani istruttori ed infine sto preparando gli esami per il conseguimento della patente. Certamente conciliare il tutto richiede grande impegno e molti sacrifici, non è nemmeno del tutto semplice, ma di sicuro non è impossibile! Basta solo un po' di forza di volontà. Ve lo assicura una "qualunque" diciottenne.

 

Dietro l'intervista

Quella che segue, nella sua semplicità, non è una banale intervista. Alessio e Ilenia sono due giovani atleti impegnati a livello agonistico nelle rispettive discipline (Alessio nel nuoto e nella pallanuoto e Ilenia nella ginnastica artistica). Giovanissimi ambedue (20 anni Alessio e 18 Ilenia), da tempo stanno facendo anche l'esperienza di allenatori dei più piccolini. È un lavoro delicato, che fanno con passione, come per la loro attività agonistica. Ma Alessio e Ilenia sono anche due ragazzi qualsiasi, che studiano, hanno amici e una quantità di altri impegni. Ed è questa loro "normalità" che li rende in qualche modo "eccezionali". A fronte delle analisi di tanti più o meno autorevoli esperti sulla condizione e il "malessere" dei giovani, ci fa immenso piacere ospitare su queste pagine la loro testimonianza.
Alessio ha preparato le domande per Ilenia. Ma quelle domande sono il risultato della sua stessa personale esperienza e non solo della sua abilità come intervistatore.

 

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