Pubblicato su Politica Domani Num 31 - Dicembre 2003

Edirotiale
Natale di speranze e paure

di Maria Mezzina

Non vorremmo più parlare di guerra, almeno a Natale. Abbiamo nostalgia delle corse affannose e spensierate all'acquisto degli ultimi regalini e ci manca la confusione festosa del mercatino rionale. Solo i bambini aiutano a ritrovare la gioia di sempre. Fra addobbi e luminarie c'è quest'anno nell'aria un'inquietudine e una tensione palpabile. Probabilmente la serenità di una volta era figlia della beata ignoranza del mondo di fuori. Nel bilancio dell'anno ci sono guerre, distruzioni, terrorismo e morti (tanti morti). Ci sono soprattutto paura e tristezza. Non riusciamo più a ridere di cuore, con la serenità di una volta. Delle promesse di sicurezza e benessere che erano state fatte è rimasta solo la cenere. Avevano ragione i francesi e i tedeschi e le genti dei cortei pacifisti quando dicevano no alla guerra in Iraq. Una guerra inutile perché il terrorismo non è stato sconfitto ed è aumentato. Aveva ragione il Papa quando parlava di possibili guerre di religione e di civiltà. Nelle ragioni dei terroristi che s'immolano ci sono la libertà, l'autodeterminazione, l'orgoglio dell'appartenenza religiosa, culturale ed etnica e l'odio per gli oppressori.
È finito negli USA il sano pragmatismo, tutto americano, degli anni della guerra fredda ed è subentrata l'ideologia, tutta europea, di voler portare la democrazia ai popoli oppressi della terra. Dimenticando che tanti popoli, più che da dittature, sono oppressi da fame, malattie, miseria e analfabetismo. Dichiarazioni del tipo "Non ci faremo intimidire", aumentano la tensione. Servono maggiore discrezione, silenzio e una buona intelligence. E invece sono allo studio nuove armi atomiche e persino l'Italia si dota di armi di distruzione di massa. Roba che costa, e molto: 500 miliardi di dollari negli USA e quasi 20 miliardi di euro in Italia, oltre il 2% del PIL. Sono sacrificate alla sicurezza la ricerca, la cultura, l'istruzione, la sanità, la previdenza. Diritti conquistati in 60 anni di lotte operaie, contadine, studentesche e sindacali potrebbero essere sospesi, tornando indietro di almeno un secolo, quando sanità, previdenza e istruzione erano privilegio di pochi. La sicurezza, peraltro, è messa in pericolo anche dall'ossequio che rasenta il servilismo verso un alleato, l'attuale governo americano, scomodo, pericoloso, prepotente, sordo e cieco. Ci sono in Italia 127 basi militari americane, 127 possibili obiettivi terroristici, oltre ai nostri luoghi simbolici. È questa la paura diffusa, la tensione palpabile di cui si ammanta questo Natale. Sarà duro ricostruire la tela complessa di rapporti umani, fatta di stima e di fiducia reciproca, che il nostro paese ha costruito, attraverso un paziente lavoro di diplomazia, interessi comuni, scambi culturali, mediazioni, collaborazioni. C'è bisogno di superare tante diffidenze e tanti risentimenti, con l'impegno di tutti. Cominciando, magari, proprio da questo Natale.

 

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